sabato, luglio 30, 2011

Le storie di me che tesso per me | Se rinasco stavolta non muoio

Voglio controllare, le disse. Prova, se trovi il modo, gli rispose lei. Sei sicuro sia una buona idea? non ne era certa poi del tutto. Sì, io credo che sia come ti dico, replicò lui. Vorresti trovare le morti di ogni tua vita per capire dove inizia una e finisce l'altra, se ho capito bene, giusto? in fondo pensava fosse una cosa un po' idiota. Sì, voglio cercare il momento esatto, muori e poi rinasci, ci sarà un momento preciso dico io, lui ne era convinto. In una stessa vita?! lei no. Sì, ma mica quelle stronzate mistiche, parlo di una vita sola, muori e poi rinasci, un po' una cosa figurata, ma anche no, cercava di convincerla. Ok, tu vuoi rimuginare su tutta la tua vita per andare a cercare i momenti in cui stavi da schifo, solo per capire quando hai toccato il fondo e poi sei risalito, insomma? domandò lei con sincerità e un po' di disappunto. Detta così non suona bene e non è del tutto esatto. Ci sono delle, chiamiamole, fasi, ecco, ci sono delle fasi in cui la tua vita è in un modo e tu sai che ci saranno dei cambiamenti, eppure non immagineresti mai che di lì a un anno, due, sette, in realtà si sarà stravolta al punto da essere irriconoscibile, le spiegò lui. Va bene, quindi una specie di giro di boa? chiese ancora perplessa. Sì, immaginalo così se vuoi e poi rifletti sui grandi stravolgimenti della tua esistenza, se ci sono state delle volte in cui sei finita lì dove non avresti mai immaginato, con pensieri diversi, in un luogo diverso, con gente diversa, esigenze diverse, lui aveva le idee molto chiare. Ci provo... disse lei concentrandosi sul suo passato. Ecco, devono pur esserci dei momenti precisi in cui tutto cambia, le volte in cui dall'una passi all'altra vita, quelle sono delle, diciamo, micromorti? Micronascite? Vite così diverse che non ti sembra nemmeno di averle vissute, così lontane, così differenti tra loro, così distanti dal tuo essere qui ed ora, vite dimenticate di cui non parli mai o raramente tanto che persino chi hai intorno non immagina chi o cosa eri... le parlava lentamente e con calma. Ma io non vedo scollature tra passato e presente, mi sembra sia filato tutto liscio, certo ho fatto anch'io i miei errori e ho i miei rimpianti ma ricordo tutto e bene, ho tutto qui, gli disse picchiettandosi la testa. Tu no? gli chiese. Io sono morto e rinato otto volte, le ho contate, non riuscivo a crederci, sono tante, sono troppe. Per questo voglio controllare, le disse ancora. Allora prova, trova il modo e prova, ma poi torna al presente, mi sembra una cosa rischiosa, conoscendoti, lei rispose. Sì, ci provo, lo sembra anche a me, ma tanto non posso morire due volte in una stessa vita, concluse.




The Blood of Paradise  di Ken Wong

venerdì, luglio 29, 2011

Comunicazione di servizio: Lo Sversatoio

Ho rifatto il look alla creatura.
Mi ero già affezionata alle moschitte in effetti, solo che mi andavano troppo spesso in contrasto con i contenuti... questione di gestione dei materiali digitali e chiarificazione della proposta comunicativa, robe da faccio finta che di comunicazione ne so un tot, và.
Lo so che ho rotto a non finire con la storia dell'usabilità dei siti, degli sfondi bianchi, dei caratteri leggibili, ma, come dire, ognuno trasgredisce come può.
E a me questa nuova grafica piace di più, se questa è trasgressione poi, io sono grande puffo.

Io ho un ragno

Io ho un ragno. Un ragno rosso, molto carino. Ha preso posto lungo due pareti della mia stanza. Non lo vedo quasi mai, ma ci sono dei giorni, come oggi, in cui resta immobile vicino a me, accanto alla scrivania, sotto lo specchio. Io ho un ragno. Forse lui crede di avere me. E a me sta bene.
Mi pare di notare che si avvicini in giorni precisi. Poi mi si dice che non sono normale, eppure io giurerei che fa capolino nei giorni in cui io sono più malinconica. In quei giorni, come lo è stato oggi, lui improvvisamente appare. E allora non so se sono io che dopo settimane decido di fermarmi, di smettere di stare ad ascoltare il mio silenzio, di capire meglio invece di correre via e lui lo sente, o se è soltanto un caso, una coincidenza tutta particolare.
Il mio ragno non mi disturba nelle conversazioni notturne, profonde e rare, con certi amici, non s'aspetta che la malinconia mi passi in fretta, non calpesta nulla di mio, credo sia infastidito però dal ventilatore e dalla musica ad alto volume.
Così c'è un motivo se desidero restare qui da sola, in questo silenzio, con il ventilatore che gira lento e la musica bassa.
La mia malinconia, a volte, mi strappa a tutto, come un sonno da sveglia, un brivido sotto pelle, secondo me lui l'ha capito e mi lascia stare, restando a vista.
Ho pure finito l'inchiostro della mia stilografica, stasera. Lui era sempre lì. È anche adesso.

La Retorica

“ La retorica è un'arma [...] è un'invenzione dei greci e, come tale, si legittima in base a due grandi assiomi della cultura greca. Il primo è il rifiuto di distinguere radicalmente fra la ragione e il discorso, rifiuto che si esprime nella polisemia della parola logos. Il secondo è il rifiuto di separare la verità dalla bellezza, poiché il bello, come diceva Plotino, è «lo splendore del vero». Se il pensiero non può così prescindere dal discorso, l'arte del discorso costituisce il preliminare logico e pedagogico del pensiero stesso. Se, parimenti, un "bel discorso" non è necessariamente vero, un discorso mal costruito è necessariamente un discorso che suona falso.
[...] Per quanto riguarda i rimproveri di ordine etico che si possono muovere alla retorica - e che le sono sempre stati mossi - si riconducono per l'essenziale a quattro: 1) si fonda sul verosimile; 2) è intrinsecamente polemica; 3) manipola; 4) mischia, in maniera inestricabile, l'affettivo con il razionale, e la sua forza consiste proprio in questo intrico.
[...] 2) Quindi è normale che la retorica sia polemica, che sostituisca all'oggettività, impossibile nell'ambito che le è proprio, la pluralità dei punti di vista. Normale che tutto sia sottoposto alla controversia e al ragionamento. [...] È il principio fondamentale del pluralismo e della democrazia.
Sta di fatto - e la nostra metafora dell'arma è ingannevole - che la polemica non è guerra. Essa è anzi l'esatto contrario della guerra, in quanto possibile solo allorché si depongono le armi - o cedant arma togae - e allorché la battaglia cede il posto al dibattito. Il dibattito potrà essere lungo, estenuante e crudele. Ma non è la guerra, la guerra nella quale a trionfare sono la cieca casualità e la morte. Fino a che si parla, non si uccide. Meglio ancora, nel certame retorico, non si perde né si vince mai completamente a caso, e né la vittoria né la sconfitta sono irrimediabili. [...]
Che cosa avviene d'altronde quando la polemica non è più possibile? Avviene quella degradazione barbara del discorso che chiamiamo gergo e che è propria di tutte le burocrazie imperanti, di destra o di sinistra poco importa, dal momento che non sono più lì a polemizzare.Quel gergo, inframmezzato di realtà umane, fatto di frasi sostantivate, di formule rituali e incantatorie, e il cui ragionamento è costituito su pseudo-evidenze e dicotomie manichee, quel gergo è l'esatto contrario della retorica.
[...] 4) La retorica, mescolanza inestricabile dell'affettivo e del razionale. Certo, ma questa mescolanza è l'uomo stesso. Sarebbe vano credere che possiamo pensare e decidere in maniera puramente razionale, meno che meno per ciò che veramente ci riguarda. Sarebbe già bello che fossimo semplicemente "ragionevoli"! Inoltre i nostri sentimenti non sono tutti dello stesso tipo: possono essere ciechi o lungimiranti, superficiali o profondi, infantili o adulti. E il valore della retorica si misura dalla qualità dei sentimenti cui si appella e che trasmette. Resta il fatto - e l'errore fondamentale dei sofisti è l'aver creduto il contrario - che non spetta alla retorica decidere di quel valore. Esso è di pertinenza dell'etica.

da La Retorica di Olivier Reboul

giovedì, luglio 28, 2011

Unicorno

Un odore acre e muschiato
Il vello sudato e lucido
Il fiato terroso
Foglie spezzate tra i crini
I tendini tesi

Indomabile e diffidente agli uomini
I pensieri puri e selvaggi
Reale al galoppo sfrenato
Saggio e crudele
Divino al tocco.

Non esiste, ma se esistesse, in silenzio avrebbe muscoli stanchi e animo provato, anche se magico.



mercoledì, luglio 27, 2011

Robe senza le quali non ha senso vivere

Adesso, io non vorrei fare la figlia del consumismo, ma è chiaro che senza queste due cose non posso più sopravvivere.

ESSLACK



PARMESAN CHEESE PENCIL

Tiratura limitata a 500 pezzi
tutti esauriti nelle prime due settimane.
Visto il successo, confido vada di nuovo in produzione.






Un Post un po' ready-made, un po' surreale e un po' scemo.


Odore di pesce morto
Invitation to a suicide in loop
La piastrina per le zanzare







POSTILLA NECESSARIA,
FUNZIONALE E MENO SCEMA, AHIMÈ*


Diciamocelo Duchamp era un gran figo, un cervellone
A me interessavano le idee, non soltanto i prodotti visivi.
Marcel Duchamp
ma nel ready-made al di là del gesto iconoclasta, d'artistico non c'è nulla. La proclamazione dell'oggetto|non-oggetto d'arte e dell'artista in quanto tale, non legittima di per sé l'arte più di quanto l'arte non si legittimi da sé.
È dissacratorio, è l'emblema del rifiuto del canone estetico più condiviso e la sua influenza sull'arte moderna e contemporanea è fuori discussione, beninteso, ma nel tentativo stesso di scardinarla, consapevolmente assurge l'Arte a demiurgo di se stessa. Non l'affranca, perché per sua natura l'Arte è già questo.

È stato il primo a dirlo, un genio, un Newton dell'arte, che come la gravità, del resto però, esiste da sempre.

Se nulla è arte, tutto è arte, per traslato quindi la sostanza dell'arte è la realtà, e dunque non a torto, lo sono anche le parole. Non è un caso se Novalis vent'anni dopo e Rodari nel '74, si misero a parlare di Fantastica.
Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare.
Novalis
Di Breton direi che basta fare il nome, perché automaticamente tutto sto popò di roba si mescoli da sé.

Detto questo, il punto è che insomma io, che non ho pretesa alcuna d'inventar qualcosa, ho tutte le più buone intenzioni di pasticciare un po' tra oggetti e concetti reali antiestetici e parole.

Ecco tutto, era facile.




* Dovendo per buona tradizione inaugurare la categoria, questo è il primo e merita una postilla, per i prossimi, che si arrangino, i lettori - che l'ospitalità è sacra, ma io no.

lunedì, luglio 25, 2011

Una lucciola

Una si aspetta che certe cose debbano accadere in un momento preciso, con una precisa atmosfera, con la giusta scenografia, le giuste luci, che il caso e le circostanze si apparecchino a momento memorabile proprio perché tu l'hai aspettato tanto... del resto forse questo accade solo perché siamo cresciuti guardando troppa tv, abituandoci ai coni di luce.
Così io credevo che il giorno in cui avrei visto per la prima volta una lucciola sarebbe stato un giorno importante, un giorno degno di nota, uno di quei giorni che già dal mattino lo capisci, che sarà un giorno così, uno speciale.
Io credevo che a mostrarmi una lucciola sarebbe stato l'uomo della mia vita, quell'uomo che, se esiste, per sempre avrò accanto, credevo che lui e solo lui avrebbe potuto trovarne una per me e mostrarmela. Una scena un po' sdolcinata e pallosa del mio personalissimo filmetto d'amore, insomma.
Certo invece è che non avrei mai immaginato di vederne una in un giorno come tanti, in un giorno normale e apparentemente più banale del previsto.
Certo è che, invece, quando poi sono tornata a letto, ripensando alla mia giornata, mi sono resa conto che non poteva esserci momento più perfetto.

Perché il giorno in cui ho visto una lucciola per la prima volta, al mattino lui mi ha mandato questa...


Piano, con la mano tremante,
Mi accosto
Paura di svegliarti o
Di svegliarmi
Silenzio, culla di sonno o
Barriera …Certo non sudario.
Vorrei vederti volare …
Più in alto
Ma, cieco,
Forse già voli

Perché il giorno in cui ho visto una lucciola per la prima volta, lui ha bussato e c'era anche mia sorella, e anche lei non ne aveva mai vista una.
Perché il giorno in cui ho visto una lucciola per la prima volta, a mostrarmela è stato lui, il primo uomo della mia vita, un uomo che per sempre avrò accanto e solo lui poteva svegliarmi, svegliarci, nel cuore della notte, per mostrarcela, mio padre.

E non è un film, è un ricordo perfetto.



venerdì, luglio 22, 2011

Blue hair


Problems with the Sun di Nicolas Jaar

Guarda in alto
attraversa il muro
le scale
ti sollevo il mento
di forza.
Alza la testa
non ti voltare
guarda me, girati
non serrare la mascella.
Ho detto
guarda in alto.

La vedi?
Non fare un passo.
Apri gli occhi.
Rimani lì.

Percorri il corridoio lungo il muro, gira a sinistra. Percorri il corridoio, segui il tappeto rosso. Sali al terzo piano, gira a sinistra. Percorri il corridoio. Stanza 374. Non entrare. Lo vedi? Vedi il tuo riflesso sull'ottone? 374. Fermo.

Hai mai visto
accoltellare un uomo?
Fermo.
Apri gli occhi.
Rimani lì.

Non voltarti. La vedi? Vedi la donna sul letto? Non aprire. Resta fermo. Guardala. Do not disturb, please. Non muoverti. Resta fuori.

Non voltarti
non ci sono.
La vedi?
Resta fuori.

374. Do not disturb, please. La donna distesa sul letto è sveglia. Non fare un passo. 374. Lo vedi il tuo riflesso sull'ottone? Alza la testa. Fermo. Stanza 374. Guardala. Fermo. È giovane ed è sveglia. Non aprire.

Guarda in alto.
Hai mai visto
una donna accoltellare un uomo?
Resta fermo.
Apri gli occhi.
Rimani lì.

Lei è sveglia. Non entrare. La vedi? Vedi cosa tiene la mano tra i capelli? Non aprire. Non ti muovere. Guarda dentro.

Non serrare la mascella
non fiatare.
Resta fermo
ho detto.

Do not disturb, please. Tu l'hai visto. Ha un coltello. Fermo.

Ti sollevo il mento
di forza.
Alza la testa
non ti voltare
guarda me, girati.

Stanza 374. Non c'è nessuno dentro. Attraversa la porta con lo sguardo. Ti sollevo il mento. Ho un coltello.

Hai mai visto
un uomo morire di paura?

Ora muoviti
vai via.






giovedì, luglio 21, 2011

Quando Brezsny m'interroga: uh! ...

22/28 luglio 2011Compiti per tutti. Non tornare nel posto a cui appartenevi in passato. Va’ verso quello a cui apparterrai in futuro.




Pesci 19 febbraio – 20 marzo

L’attore dei Pesci Javier Bardem ha dichiarato alla rivista Parade: “Non so se andrò in paradiso. Sono un ragazzaccio. Il paradiso dev’essere bello, ma non sarà troppo noioso? Forse potrei prendere un appartamento lì e poi passare i weekend all’inferno”. Nelle prossime settimane, sconsiglio a tutti gli altri Pesci di pensarla come lui. Forse v’illudete di poter andare all’inferno solo per un paio di giorni alla settimana, ma io non sarei così ottimista. Vi consiglio di fare ogni sforzo per cercare le avventure in zone sicure e in rifugi dove siete certi di rimanere sani e salvi.

 ...a me spesso vengono in mente delle immagini.



Questa foto mi fu cara molti anni fa.
Io al momento non lo so dove sto andando, alberga un autentico casino DOCG in me, ma guardandola, mi pare evidente che devo girarmi e andare in un'altra direzione...
manco a dirlo, và.




* Lo è. Ma non sensibilizzate le masse, che già c'hanno i loro problemi.

Vita alla blindata di Vittorio Bertone
In memoria di Paolo Borsellino
Catania 19 luglio 1992 (2011)


Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.
Paolo Borsellino

Appuntamento alle ventuno e trenta in via pacini, diceva l'sms. In via pacini? ma perché lì? che brutta zona per andare a piedi da sola... eppure è in centro... che bel posto per una manifestazione... però mi tolgo l'anello di brillanti non si sa mai... e non metto la gonna... che brutta zona... l'anello me lo tengo, mi metto i jeans... no fa caldo, mi stiro i pantaloni di lino...
Martedì ricorreva l'anniversario della morte di Paolo Borsellino, avevo preparato un post ma... che brutta zona, e poi perché lì? di sera per giunta... c'era una via, un incrocio nel cuore di Catania, dove è accaduto qualcosa che merita più di qualsiasi parola io possa scrivere per commemorarlo.
Muoio di caldo lo stesso, prendo una birra, ma questo bar mi è sempre sembrato un postaccio e invece... che brutta zona eppure è in centro... che bella gente... me lo ricordo io quel tipo, occupammo il liceo nel '99, chissà se si ricorda... avrei dovuto mettere la gonna, muoio di caldo anche coi pantaloni in lino... c'era un bar in una via del centro, ad un incrocio nel cuore di Catania, c'era una console, un proiettore, uomini, donne, bambini, tavolini, gente affacciata al balcone, un telo da proiezione e seduto su uno scalino un mio amico che rileggeva concentrato il suo pezzo...
Che brutta zona... carino però il bar... quanta gente... mi metto qui, appoggiata alla transenna, con la mia birra... c'era qualcuno in via pacini, qualcuno che parlava... e parlava di mafia.
C'era molta gente ad ascoltare, sta iniziando...


I fatti, i cavallier, l'arme, gli amori
di un'agenda ritrovata
Vita alla blindata di Vittorio Bertone

Vita alla blindata. Quando ne parlano in tv il servizio fa più o meno così: “ci sono dei magistrati che, in nome dello Stato e per lo Stato, mettono a repentaglio la propria incolumità e quella degli agenti posti alla loro sicurezza”. Poi, una volta tornati in diretta, il presentatore dice: "un pensiero particolare va rivolto ai familiari di queste persone. Facciamogli un grande applauso!”.

Vita alla blindata. In quel negozio vicino casa una signora si lamenta con la cassiera: ”ma quando finisce 'sta camurria* dei militari sotto casa dei giudici, che uno ormai non può più posteggiare da nessuna parte. È uno schifo!”. Guardo mia madre e penso: “ma che colpa ne abbiamo noi?”.

Vita alla blindata. C'è quel poliziotto della scorta che ogni mattina saluta la moglie con un bacio sulla fronte. Lei, col sonno ancora appeso a metà, gli dice: “Mi raccomando, stai attento” e lui, lui le sorride e basta.

Vita alla blindata. “Ma tu non hai paura che ti mettono la bomba sotto casa?”.

Vita alla blindata. Anche se i vetri antiproiettile coi kalashnikov, sai, servono a poco.

Vita alla blindata. “In gita è meglio se qualcuno ti accompagna, così... tanto per essere tutti più tranquilli”.

Vita alla blindata. Rimuovere i cassonetti dalle zone adiacenti l'abitazione della personalità protetta. Nelle conversazioni telefoniche non fare alcun accenno ad orari, appuntamenti o spostamenti. Modificare periodicamente il percorso casa/ufficio e viceversa. In autostrada mantenere un’andatura tirata. Posti di blocco e incidenti stradali potrebbero essere inscenati ad arte: contattare immediatamente la sala operativa. Ritardare il rientro: auto sospetta.

Vita alla blindata. “Talia comu sa spacchianu cu di sirene*. Ed io pago...”.

Vita alla blindata. A scuola la professoressa assegna un tema sulle vittime della mafia. Penso a quei ragazzi…

Vita alla blindata. Questa domenica non andiamo a prendere le paste insieme, e mio padre non vuole dirmi perché.

Vita alla blindata. Gli operai della Repubblica italiana riscaldati dalle fredde mura di un’aula bunker.

Vita alla blindata. “Papà, 'mafia' nel tema la devo scrivere in maiuscolo o in minuscolo?”. “In minuscolo, che c’entra il maiuscolo con mafia?”.

Vita alla blindata. “Però con ‘sta storia della mafia finiamola che non è che qui siamo tutti delinquenti! Questi signori con ‘ste indagini qua stanno ammazzando l’economia”.

Vita alla blindata. Palermo, Roma, Milano, Firenze.

Vita alla blindata. Quando telefonano, prima di mettere giù, se ne stanno in silenzio ad ascoltarci: “Pronto? Pronto? Pronto?”

Vita alla blindata. “Ma a quel cristiano - che ha famiglia – chi glielo fa fare dico io”.

Vita alla blindata. Dai balconi penzolano lenzuoli tinti dalla vergogna e strappati dalla rabbia.

Vita alla blindata. “Nel garage rinvenuto un arsenale. Serviva per un attentato”.

Vita alla blindata. Nello spazio riservato ai lettori di un noto fumetto un ragazzo siciliano scrive: “E se i supereroi esistessero per davvero?”.

Vita alla blindata. Eppure la Sicilia è un bel posto.

Vita alla blindata. E nel tema parlo anche dei cosiddetti “uomini d'onore”. Mi chiedo: “e ora come minchia lo devo mettere 'onore' maiuscolo o minuscolo?”. Io, per non sbagliare, lo scrivo rimpicciolito, quasi invisibile.



Tratto da "I fatti, i cavallier, l'arme, gli amori di un'agenda ritrovata", Catania 19 luglio 1992 (2011)



Il testo Vita alla blindata, non è stata la prima delle letture de "I fatti, i cavallier, l'arme, gli amori di un'agenda ritrovata". Vista la difficoltà nel reperire rapidamente l'intera raccolta, l'ordine di pubblicazione dei singoli pezzi non corrisponderà alla presentazione che ho ascoltato. Tale ordine del resto non è determinante ai fini della comprensione, conto di recuperarli tutti per farli leggere anche a voi.


* camurria: seccatura, fastidio
* Talia comu sa spacchianu cu di sirene: guarda come si vantano con quelle sirene.
[spacchio in siciliano sta per "sperma"; nel catanese perde il senso letterale e acquista quello figurato di "vanto, prodezza, spavalderia", spacchiarsela in gergo equivale a "tirarsela"]

mercoledì, luglio 20, 2011

Post-it

Giusto per dire che mi sono resa conto d'essere cresciuta perché, a me, le dita dentro gli yonkers non mi ci entrano più.

web 2.0 + aggiunte

A me questa cosa che devo riattivare il profilo su facebook perché non c'è nessun altro modo per mettermi in contatto con una persona, rischia di farmi impazzire.


...ma vale la pena, ho un validissimo motivo, ieri sera ho ascoltato qualcosa che, tra qualche giorno, spero già domani, devo farvi leggere!

Ecco, un post in divenire, che a me mi piace aggiungere le cose man mano [ora ne faccio una nuova categoria].
Visto che facebook, come dice Baol è il male, ma come dice ancor meglio Inneres è per sempre, colgo l'occasione per invitarvi a spostare le vostre sedie una casella più in là: TWITTER è un'altra cosa. Evolvetevi.

Coincidenze

Forse la vita si fa ai cambi. Forse della vita non si dovrebbe mai scrivere. Forse scriverla è una pretesa senza eguali.
Io, ricordo distintamente le mie attese, i cambi di binario, gli arrivi in città, e poi in un'altra e un'altra ancora.
Al cambio spezzi il rigore e la logica pedissequa del tempo. Perché un cambio è un tempo inatteso.
Io, ricordo distintamente la mia attesa a Roma, seduta lungo il binario, quando alzando lo sguardo, vidi passare in un momento esatto e non poteva essere che quello, uno stormo di uccelli.
Gli uccelli delle coincidenze, diceva Kundera.
Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia.
E il caso, passo lungo attraverso i miei viaggi, tra città, pensieri e sensazioni, calza esatte scelte, momenti perfetti.
Ho attraversato senza logica e predeterminazione luoghi, persone, tempi ed emozioni, ho attraversato me con logica e precisione, come necessità. Avrei dovuto fare l'esatto contrario, perché quando l'ho fatto, quando mi sono fidata e affidata, caso e necessità si sono fatti un tutt'uno. E la vita non era più ai cambi, era la magia di una coincidenza. In quella magia sono io, senza alcun bisogno di cercare segni per capire.


martedì, luglio 19, 2011

Di tutte le bestialità che mi vengono in mente: olio ed acqua

Quando intorno a te accadono gli eventi più disparati, inattesi, confusi, insoliti, indesiderati o sognati, a volte hai percezione di quanto distanti siano tra loro le vite degli altri, mentre tu, al centro, ti senti una macchia d'olio.

Ma se ognuno è una macchia d'olio in mezzo all'accavallarsi svelto delle vite, pensavo, non c'è un reale limpido fluido in cui siamo immersi, piuttosto, al contatto, solo una gran pozza oleosa.

Se l'esistenza è una profumata pozza di giallo olio d'oliva, non a torto quindi di tanto in tanto mi sento un pesce pronto per essere fritto.








lunedì, luglio 18, 2011

Sound navigation and ranging

Dovevo farlo per te.
Dovevo farlo per me.
Dovevo schiantarmi di nuovo contro di te
per capire cosa significasse il passato.
Dovevo farlo perché l'avevo sognato
e i miei sogni dicono più della mia veglia.
Dovevo farlo capire in cosa sono cambiata
e la donna che sono adesso.


Per l'ultimo boccone del tuo panino più buono del mio che, senza pensarci un attimo, mi dai.

Sono un sonar.

forse lo sei anche tu.




Come guardiamo insieme il mondo io e te mi piacerà sempre.

venerdì, luglio 15, 2011

Mezzo post impopolare

Ci sono di quelle occasioni in cui, tuo malgrado, diventi la mosca bianca quando piuttosto vorresti essere un enorme ammazzamosche.

Loro si vedono quasi ogni giorno ma non vedono me da dieci anni... sono tutti contenti di rivedermi stasera... non fosse che se non li ho voluti incontrare per dieci anni, un motivo ci sarà!

Io la gente, la maggior parte, la schifo. Sapevatelo.

Le briciole nel tè

Odio quando perdo la pazienza.


Le storie di me che tesso per me | Il tuo colore preferito


By This River di Brian Eno

Gli dissi che non avevo un colore preferito. Sul momento non aggiunsi altro, non aveva senso spiegarmi, non mi credeva. Me lo richiese dopo qualche tempo. Non ho un colore preferito, ripetei. Nemmeno la seconda volta volle credermi, sembrava si fosse convinto che volessi fare la difficile.

Qual è il tuo colore preferito? Lo voglio sapere, mi chiese ancora. Qual è il tuo? chiesi io a mia volta. Il rosso, rispose. Ho avuto il mio periodo rosso! Avevo un cappottino, borse, fermagli, sciarpe, lenzuola, armadi, la mia vita era rossa, spiegai contenta d'aver trovato il modo di convincerlo. Mi guardò affatto convinto. Davvero vado a periodi, aggiunsi ancora. Adesso non so, forse è il mio periodo blu, ma per molto tempo è stato il verde, il periodo verde, avevo tutto verde, ciotole, tappeti, collane, bracciali, lampade, lenzuola, un blog, una sedia, compravo sempre piante e scrivevo su post-it verdi, gli raccontai. Mentre parlavo mi resi conto che il mio elenco non rendeva l'idea. Non era tutto verde, nemmeno era tutto rosso, e non è nemmeno adesso tutto blu, sono io che cambio colore dentro, mi sembrò utile precisare. Che non avessi un colore preferito era come non scegliere, quasi non aver indole, credo pensasse. Perché a te piace il rosso? chiesi a quel punto io. Il rosso è un colore caldo, che esprime forza, determinazione, passione, vigore, è un colore regale come il viola, mi spiegò puntuale. Il rosso "è un colore caldo, che esprime forza, determinazione, passione, vigore, è un colore regale come il viola" ripetei tra me e me pensando al rosso. È vero, il rosso è così, convenni. Il rosso è anche sangue, violenza, agitazione, è un colore che piace a molti uomini, rimuginai senza dirlo. Io ricordo bene il mio periodo rosso, mi sentivo padrona del mondo e il rosso è un po' così, dissi piuttosto. E adesso sei nel tuo periodo blu... possibile che tra tutti non c'è un colore che ti piace più di altri? ancora non riusciva a credermi. Non so se è il mio periodo blu, il blu è un colore ordinato, preciso, con il bianco fa il paio, ma anche con l'ocra, il tortora, l'argento... Forse sono nel mio periodo blu dissi e pensai, cercando di spiegarmi. Non ne parlammo più per un po'.

Adesso sei sempre nel tuo periodo blu? mi domandò sornione mesi dopo. Io non lo so, quando sono dentro un periodo non me ne accorgo, mi giustificai. Mi infastidì non esser presa sul serio. Non importa il periodo, a me piacciono tutti i colori, forse il bianco più di altri, risposi una volta per tutte. Il bianco, ripeté. Sì, non mi stanca, anche se è difficile che io mi vesta o compri qualcosa di bianco, tagliai corto. Il bianco non è un colore, sentenziò. Non è vero, io lo vedo, replicai. Sì ma è un non colore, ribadì. Chiamalo assenza di colore se vuoi, a me piace, e non aggiunsi altro. Il bianco fu una risposta soddisfacente a quanto pare, non chiese altro.

Il rosa non mi piace, per esempio, dissi un giorno. Questa cosa che è un colore da femmine non mi ha mai convinto, forse perché mia madre non voleva mai vestirmici, di rosa, esordii all'improvviso. Molti uomini si vestono di rosa, dichiarò lui. Sì, eppure non mi piace nemmeno sugli uomini, mugugnai. E il discorso si chiuse ancora.

Mi vesto di nero quando sono di malumore o la sera, dissi rispondendo alla sua domanda. E il blu? Il bianco? chiese, curioso. Sono tra i miei colori preferiti, mi tradii di nuovo. Allora non è il bianco? colse al volo lui. Sì anche, dissi convinta.

Il rosso, il verde, il blu, il bianco... io non sapevo cosa rispondere.
E l'argomento non era poi così tanto interessante, in fondo, credo lui pensasse.
Invece era importante, perché io un mio colore in realtà l'avevo e l'ho sempre avuto, ma quel colore non era una risposta alla sua domanda, non è il mio preferito tra tutti, non è mai stata la risposta a questa domanda.
Solo... il mio colore non posso dirti io qual è, voglio che tu lo scopra guardando dove cade il mio occhio quando guardo, voglio che tu sappia accettare che io ho mille colori preferiti e un debole per uno, unico ed esclusivo, un colore che non è il colore dei miei oggetti, dei miei vestiti o del mio arredamento, un colore che è solo una percezione vibrante, una sensazione, un colore che è il segreto che custodisco perché tu abbia qualcosa da scoprire senza chiedere, da conquistare senza pretendere, un colore come altri che quando però tu mi dirai Io l'ho capito, mi sentirò felice... pensai... solo che alla fine il blu adesso mi piace più di altri, invece dissi.

giovedì, luglio 14, 2011

Quando Brezsny m'interroga...





Pesci 19 febbraio – 20 marzo

“La critica che viene rivolta più spesso a Jimmy Fallon è che ride troppo”. Comincia così il ritratto del noto presentatore televisivo pubblicato dalla rivista New York. Secondo i cinici questo dimostra un grave difetto caratteriale. Ma c’è anche un’altra possibilità, dice l’autore dell’articolo: “Fallon ride tanto perché si diverte veramente”. Secondo la mia lettura dei presagi astrali, Pesci, avrai una settimana alla Fallon, un periodo in cui il divertimento sarà così liberatorio, il gioco così catartico e i momenti buoni così numerosi che sarai in uno stato di sollazzo permanente. Per reazione, le persone drogate di tristezza cercheranno di farti vergognare. Non lasciare che t’impediscano di rilassarti e di lasciarti andare.

 ...a me spesso vengono in mente delle immagini.



... perché sarebbe da rifletterci sul fatto che sulle montagne russe è la discesa la parte più divertente.




Post-it

Sono come il delta di un fiume, confluiscono in me silenzi e sedimenti di parole.

mercoledì, luglio 13, 2011

Occhio da pesce - vs - pescivendolo

Ci sono due tipi di sguardi. L'uomo che ti guarda e con lo sguardo vuol farti capire che pensa tu sia bella e l'uomo che quando ti guarda ha negli occhi l'immagine di qualcosa di bello, senza volontà, ti guarda e basta.
Io preferisco quest'ultimo sguardo. Il mio pescivendolo mi guarda così, lo trovo molto elegante.



Poiesi dell'addio

Gli addii sono sopravvalutati. Anche i benvenuti, a ben vedere. Così c'è tutta una poetica e della poiesi dietro un addio e un benvenuto. C'è dell'autopoiesi, a dire il vero. È ancor più vero però che non so in quale angolo nella mia mente, il concetto stesso, auto o meno, abbia pescato all'amo addii e benvenuti, quindi lo lascerò lì quieto, con canna e mulinello, occupandomi del resto.
C'è persino un'estetica dell'addio e del benvenuto, un'etica, rituali ed usi. Direi piuttosto che è un'abitudine; qualcuno di fatalista sosterebbe un'attitudine spontanea e invece no. Io dico che si è avvezzi, talvolta non per scelta, talvolta per diniego, talvolta per conservazione. Ti ci abitui o ti ci abituano all'addio o al benvenuto.
Se si è avvezzi ma consapevoli del conservare quel minimo buonsenso per cui si tenta di preservare fino all'ultimo il piacere intimo e profondo della sorpresa, dell'imprevedibilità nell'accadere, delle inconsce emozioni o del senso dell'eterno, pur non mutando le cose e soppesando il valore di ciò che accade, allora si saprà padroneggiare in sé un addio e un benvenuto. Se si è avvezzi e non si è consapevoli, un addio sarà struggente e un benvenuto avrà carattere d'immutabile conquista.
Non è detto che un benvenuto sia più semplice di un addio. Purché sia un vero benvenuto.

Mi sorge il dubbio che ad uno dei due io sia più avvezza, ma forse è solo l'esperienza, anche lei, del resto, molto sopravvalutata.

C'è un piccolo esserino che tra nove mesi verrà al mondo, io il mio benvenuto non glielo voglio dare, non si sa mai che un benvenuto sia il preludio in nuce di un addio.
Lo aspetto zitta zitta, mentre guardo lei che l'ha accolto con l'unico benvenuto che è primo e indiscutibile.





martedì, luglio 12, 2011



D'aggrapparsi è il tentativo
sale come s'arrampica la vite
al piede, alla caviglia
senz'appiglio
Un continuo ripetersi ogni notte
un intimo appuntamento
un lustro
cui manca qualcuno
Soliloqui con lo sguardo
Sfinge attenta
custode di risposte
la cui domanda è cieca e saggia
Il carbone s'è rifatto fuoco
e d'acqua muore
S'è alimentato questo tempo
nutrendosi come falco
Non si chiude
la spirale
in cui m'avviluppavo
e vira.


lunedì, luglio 11, 2011

Scherza coi santi, ma lascia in pace i fanti! | ROGER qui abbiamo seri problemi di comunicazione.

Egr.i Sant.mi Santi,

allora, non ci siamo capiti,
io avevo chiesto il guscio, non il PULCINO!




Ho colto il segnale, va bene!
Oggi mi sono messa d'impegno e l'ho pure battezzato.
Si chiama Gigi Finizio. 



E capiamoci... a me era già bastato quello di due anni fa, di segno. Se avete intenzione di continuare, almeno la prossima volta potreste mandarmene uno che non si sveglia ogni quattro ore per mangiare?!?!?! 
Ma porc#@!%"&!




P.s. e se qualcuna delle donne in lettura mi commenta con robe tipo "ma che tenero" "che dolce" "che carino", la disintegro! È solo un piccolo mostro famelico e rompiscatole!

Piante da compagnia


The main theme to 一个都不能少 (Not One Less) By San Biao

Se non l'hai mai visto non puoi crederci. Pioggia nera sulle mani, tra i capelli, sulle foglie, ovunque in strada. Una pioggia asciutta che si sgrana tra le dita. In un attimo era tutto sommerso, non c'era un angolo di cielo che non fosse ambrato e polveroso. Ovunque.
Poi... la vedi.
Mentre tutti corrono a ripararsi e le finestre si chiudono veloci, Lei arriva. Con il suo passo lento e dolce, trascina il suo carrellino e ti sorride. Lei, sorride, allegra. E allora ti chiedi perché non abbia messo un fazzoletto sulla testa o non abbia portato con sé il suo ombrello, e ti sembra incredibile vederla sorridere sotto la pioggia nera.
Finché, guardando meglio, capisci che Lei l'aspettava da mesi. Trascinando la sua pianta di fagiolo Lei sorride, perché è quello il giorno giusto, il giorno in cui felice porta in giro il suo Fagiolo, sotto la cenere.


domenica, luglio 10, 2011

Aprile 2011
Prendersi cura delle persone importanti.

Goran Bregovic & Bijelo Dugme, Uspavanka Za Radmilu M.

Venerdì 8 Luglio 2011
Cercherò nei tuoi occhi gli occhi di tuo padre
e m'innamorerò di te due volte.
Alleggerirò la mia mano, perché la tua stringendo il mio dito
ti sembri forte e sicura.
Ti racconterò di navi, pirati, streghe e draghi
così che le brutture un giorno ti sappiano di magia.
Assaggerò con te ogni nuovo sapore,
perché la tua curiosità non ti spaventi.
Avrò il sonno leggero perché basti un tuo sussurro a proteggerti.
Farò delle curve del mio corpo il tuo gioco
così che la prima caduta ti sia morbida.
E il mio respiro sarà lieve perché nessun mio timore
possa toglierti fiato.
Ti lascerò correre e sporcarti, sbagliare e piangere
per lasciarti scoprire il tuo equilibrio.

Imparerò a prendermi cura di te,
proteggendoti anche dalle mie paure.




Way-out

Che un amico di un amico in birreria ti confessa che 15 anni fa a scuola ("eravamo al liceo insieme?!") era innamorato di te ma era troppo timido per ammetterlo, son soddisfazioni.
E una bella dose di imbarazzo.

venerdì, luglio 08, 2011

Ale²

Credo di aver capito che c'è una quantità concessa di compromessi con se stessi... se la superi non sei più tu. Io credo di aver superato la mia soglia di compromessi consentiti.

Se ti accorgi di non aver saputo sostenere il peso sulle spalle o d'aver accettato compromessi più bassi della tua statura, fino a non saper star più dritta e crollare in ginocchio in preghiera, non t'angustiare se non credi in dio.
Inventati qualcosa da raccogliere.

C'era una causa e una conseguenza, la noia.

Aveva inventato un modo impeccabile per non distrarsi, contava le parole. Col tempo era diventato velocissimo, non ne sbagliava una ...quarantaduequarantatrequarantaquattroquarantacinque... e così non perdeva il filo. Nessuno se ne accorgeva del resto, continuavano a parlare ininterrotti, riprendendo a ruota non appena lui rispondeva a una domanda o concludeva il suo discorso.
Si annoiava a morte. Per molto tempo aveva tentato di evitare le lunghe conversazioni, si era tenuto alla larga dai vagoni del treno, dalle rimpatriate tra vecchi colleghi, dalle riunioni di famiglia e soprattutto dagli incontri vis à vis con amici post-divorzio, senza lavoro, innamorati, alle prese con progetti e iniziative culturali, ubriachi, traditi, malati, al rientro da lunghi viaggi (con foto), depressi, licenziati, appena sposati. Aveva un taccuino su cui appuntava le scuse più esilaranti o riutilizzabili per declinare inviti o rimandare gli appuntamenti. Quando capitava di non potersi sottrarre alla conversazione o rimandare un incontro, apparecchiava l'animo e iniziava a contare ...quarantaseiquarantasettequarantottoquarantanove... era l'unico modo per resistere e arrivare sino alla fine.
Una volta, ad un primo appuntamento, una donna lo guardò fisso e gli disse: "Tu non mi stai ascoltando. Tu stai contando le mie parole, quante sono?". Fu stregato, se ne innamorò all'istante non fosse che lei alla milleottocentocinquesima parola, lo mollò su due piedi senza aggiungere altro.
Dopo molte riflessioni, finalmente iniziò a rendersi conto che la gente intorno parlava indistintamente con chiunque, che quel gran fiume di parole che lui immaginava uscire traboccante da ogni suo interlocutore non si sarebbe mai prosciugato ed era più che altro una sorgente eterna, inarrestabile. Capì che non c'era speranza d'incontrare qualcuno che sapesse godere di un sano, insignificante, inappetente e inoppugnabile silenzio. Stremandosi di noia accettò che la gente, tra i molti vizi, ha quello del parlare utilizzando una marea di parole inutili, in mezzo a frasi inutili, spesso su argomenti inutili.
Così si rassegnò, smise di contare seppur rimase sempre quantomai inorridito dal numero intollerabile di viziosi in giro.



 Foto di Elspeth Diederix

Quando Brezsny m'interroga...





Pesci 19 febbraio – 20 marzo

Nel suo sito reuniting.info, Marnia Robinson rivela una scoperta che ha fatto e che potrebbe esserti utile. Mentre girovagava per una fiera di paese, ha conosciuto un addestratore di animali che teneva tranquillamente in braccio un alligatore. Gli ha chiesto come mai la creatura fosse così ben educata. “L’accarezzo tutti i giorni”, ha risposto lui. “Se non lo facessi, tornerebbe subito a inselvatichirsi”. Applica questa lezione a te stesso. Regala quotidianamente un po’ di tenerezza e di carezze alle influenze selvagge, indomite e primitive della tua vita, comprese quelle che sono dentro di te.

Oggi è già la seconda volta che mi sento dire che devo volermi bene. Che a me questa cosa del volermi bene fa un po' impressione, io ero rimasta che a volerti bene dovevano essere gli altri... e a farmi le carezze da sola non mi ci vedo proprio. Non è che questo individualismo dilagante sta rovesciando tutto?
Mi sento molto rinascimentale se penso di dovermi volere bene.


giovedì, luglio 07, 2011

La Posta del Pancreas®



Cara Donna Letizia, chi ti scrive non è la classica ragazzina in cerca di amore ma una zitella di lungo corso ormai giunta alla soglia dei 50 anni anche se portati benissimo. Tutti i miei amici, gatti, dicono che sono una bella donna, spiritosa avvenente ma non sono ancora riuscita a trovare l’amore della mia vita. Eppure mi lavo tutti i giorni, mi depilo con cura le gambe se non porto le calze contenitive, mi faccio i baffetti e le sopracciglia, anche se devo dire che spesso non riesco a farne una uguale all’altra, anzi nemmeno simile, ma si sa la perfezione non esiste. Cambio spesso deodorante, sono attenta all’ambiente e separo con cura l’immondizia per tipo e per colore. Ascolto Berio quasi tutto il giorno e leggo i libri di Susanna Tammaro e Margaret Mazzantini … cosa c’è in me che non va? Perché non riesco a trovare uno straccio di uomo decente? Eppure sono una donna affermata nel mio campo (sono estetista presso La Fiamma Eterna agenzia di onoranze funebri). Sono così devota al lavoro che spesso continuo a farlo anche la sera a casa mia, così per rilassarmi. So cucinare di tutto e non butto mai via le cose meravigliose che la natura ci riserva, comprese le larve. Lavo con la cenere, stiro e ammiro. Desidero tanto un compagno, questa solitudine mi rende una donna incompleta. Insomma cani e porci trovano l’anima gemella, ti prego dimmi come devo fare, sappi che seguirò fedelmente i tuoi consigli. Intanto per allenarmi alla vita coniugale ho prelevato un tipo dall’agenzia e fino a che i parenti non lo reclamano me lo tengo nel letto la notte e sul divano davanti alla tv per il resto del giorno un po’ come fanno tutti gli uomini del mondo. Attendo con ansia e trepidazione la tua illuminante risposta.
Tua fedele lettrice Agata Inapp

Cara Agata Inapp,

la tua lettera è un ottimo spunto e ti ringrazio. Molte delle mie lettrici più mature cercano ancora l'anima gemella eppure non osano chiedere consiglio, non pretendono per se stesse il meglio e non si danno da fare. Tu, invece, che cerchi e attendi fiera, che ti depili con puntualità e poca precisione, lavi, stiri e ammiri, sei un faro acceso per tutte loro. 
Gli uomini mia cara, vanno presi con cura. Bisogna star attente ai piccoli dettagli, non bisogna mai essere troppo servizievoli o troppo intransigenti, bisogna saper dosare dolcezza e intelligenza, mai mortificarli o palesargli le loro quantomai evidenti incapacità.
La tua idea di allenarti alla vita coniugale mi sembra ottima ed anzi, consiglierei ad ogni donna di far pratica prima del lieto congiungersi. Mie care lettrici, prendete dunque esempio, trovate un cane abbandonato in superstrada, un criceto in calore o con i punti della coop continuate a chiamare ossessivamente l'idraulico convenzionato, mettetevi all'opera. Sono certa del resto che quanto a punti state tutte messe bene e che da brave donne saprete lamentarvi di volta in volta per qualcosa di nuovo, fino ad una perfetta messa a punto della caldaia e alla fatidica risposta "sei una rompicoglioni", che gli uomini, come scoprirete, tanto amano. Quello sarà il giorno in cui sarete pronte.
Ad una certa età non si può più andare a tentoni, la ricerca dell'anima gemella è una ricerca che si deve quindi riassumere nelle 4P: Perseveranza, Precisione, Perfezionismo e Pruderie. Bisogna essere perseveranti a fronte dei primi no, precise nella scelta, perfezioniste quando lui vi metterà alla prova e castigate nel proporvi ed omaggiarlo.
Punta al baretto sotto casa, cara Agata Inapp. Scarta subito gli avventori di passaggio, ad occhio screma per età e pappagorgia, non ti lasciar tentare dal giovane comunista trasandato, un giorno finirebbe anche lui per urlarti appena sveglio, seduto sul letto "Porco demonio, dove sono i miei calzini??!" senza aver ancora aperto il cassetto. Scegli con cura il tuo uomo, controlla bene che il dettaglio unico e fondamentale manchi, e se tutto è in ordine, puntalo.
La donna deve saper interpretare i gusti di un uomo senza per questo assecondarlo sempre. Studia il tuo uomo, mia cara. Inizia a frequentare anche tu il baretto. Scegli un look appropriato, ordina la sua stessa bevanda, resta in disparte ma attenta al suo sguardo, se ti guarda controlla di aver spazzolato bene i peli del gatto o con un gesto elegante tira su la calza contenitiva. Lascia il baretto nel momento in cui lui sta tenendo banco davanti agli amici, si chiederà perché e saprà che deve far di meglio per attirare la tua attenzione, ricordati di pagare prima d'uscire e resisti alla tentazione di pulire le briciole sul tuo tavolo, noterà la trasgressione. Guarda l'ora, così da rientrare in casa prima che faccia buio e soprattutto prima che lui lasci il baretto, quando immaginerà una vita con te saprà che tu gli farai trovare la cena pronta e il telecomando accanto al divano. Ricordati di fermarti un attimo prima d'andare e ammiccante togliti tra i denti il pezzo di prezzemolo del rognone trifolato che hai ordinato, capirà che sei una donna attenta ai dettagli.
Vedrai di giorno in giorno i progressi e con fiducia perservera, sii precisa, perfezionista e mostra la tua pruderie, lui apprezzerà e saprà che sei una donna a modo.
Tuttavia sappi anche incassare una sconfitta, potresti scoprire nei mesi estivi che sul villoso petto ostenta una raffinata catena d'oro cui è appeso l'odioso dettaglio o ancor peggio renderti conto che è un uomo difficile e diffidente come molti. In questo caso, mia cara Agata, punta al corollario.
La quinta P.
Vestiti da gran Porca e quando tiene banco, ridi come un'oca giuliva.
Ad alcuni uomini basta poco per sentirsi Maschi.

Con affetto, Donna Letizia.
 
 

  La Posta del Pancreas® è una nuova categoria di post in collaborazione con Sabrina Ancarola
 

mercoledì, luglio 06, 2011

Post-it: camminando in città

E tutta questa gente che non si accorge che non sono i soldi a rendere nobili ma la cultura.


Io nemmeno un po'.

Che il mondo andrebbe diviso tra...

quelli che usano espressioni come se mi fanno un torto io divento vendicativo al massimo! e tutti gli altri. 


e tra gli altri direi che si può annoverare chi perdona e dimentica, chi perdona ma non dimentica e chi nemmeno s'accorge d'averlo subito, il torto.







P.s. Stavo quasi per dimenticare questa categoria cui ero affezionatissima!

Come non detto.

Oggi ho ricevuto una telefonata inattesa. Qualcuno ha preso il telefono e mi ha chiamato per redarguirmi. Mi è stata fatta una ramanzina e approposito di nodi, mi è stato ricordato che qui non si stanno a pettinare le bambole, anzi! Si è discusso del perché preferisca chiudere per un po' i battenti e con non troppi sforzi mi sono lasciata convincere a non farlo. A dispetto di tanti buoni motivi per non scrivere, c'è un motivo più importante per cui vale la pena farlo, ma non posso dirvelo o poi dovrei uccidervi tutti.
Quindi, fuffa, và.

Questa ↓ parte del post è riservata, privata, tappatevi gli occhi, senza sbirciare tra i diti.

Grazie a chi mi ha chiamato... per il pensiero e perché è stato un po' come essere acchiappata al volo, ricordandomi cosa è per me questo blog... un gran divertimento e una passione.

...spioni.

martedì, luglio 05, 2011

Mi ricordo di te bambina.


Io posso dire la mia sugli uomini di Fiorella Mannoia

Trovo sempre in te la bambina che in me cerca la sorella più grande.
Mi ricorderò sempre che non mangiavi un pistacchio se non dopo avermi chiesto se era commestibile o meno.
Sempre ho trovato e troverò sempre, te lo prometto, le parole più confortanti, per toglierti la paura, anche se ho paura anch'io.
Ti ringrazio di credere e di lasciarmi credere che io possa ancora e sempre prendermi cura di te.
Se non ho capito quanto anche tu volessi saper fare la ruota in spiaggia, adesso lo so e lo insegnerò ai tuoi figli.

C'è nell'aria quell'essere così noi, con le nostre "strane modalità relazionali", come dici tu, con le vite di due donne che faticano a chiedersi aiuto, dico io, e sempre con quell'amore indiscusso per cui io mi ricordo di te bambina e amo la donna che sei adesso.






Buon compleanno, Ori.

domenica, luglio 03, 2011

La memoria può dilaniarti l'anima.
Soprattutto quando sfugge e non ti tende una corda.
È sempre meglio ricordare, fare un nodo, alla tua corda.
Passando con la mano mentre la scorri un nodo ti rammenta ciò che sei e fai.
Quanto vali, quanto pesi, quanto conti, per te e per chi hai intorno.
Se non c'è nodo, scivoli senza freno.
Se non c'è nodo, chi hai intorno crede che tu non faccia altro che crollare.
Slipping - is Crashe's law.
Io un nodo ce l'ho, l'ho stretto di forza, pur se lei mi sfugge.
E non scivolo.

Chi cerca trova chiude per un po'.

sabato, luglio 02, 2011

Scherza coi santi, ma lascia in pace i fanti!

Sarebbe possibile avere un guscio d'uovo dove rinchiudersi?
Ah, e se non crea troppo disturbo lo vorrei bianco.
E mentre ci siamo, se rinasco, posso rinascere uomo?


Ecco, mi sto evolvendo, stante la mia precedente richiesta, oggi ho iniziato a pensare alla Vostok 1*.
E non voglio più rinchiudermi soltanto, voglio proprio spararmi nello spazio.
Se foste così gentili, poi però ritorno.




* che poi mi si dice che non si fa cultura... la Vostok 1 è la capsula spaziale entro cui Gagarin fece fece orbita intorno alla terra.

Effemeridi


Non spensi alcun lume
non distesi alcuna mappa tra le mie carte
non rovinai cercando con appetito di conoscenza

Era nel mio universo stella inattesa
sole antico e nuovo
come cosa naturale e certa

Giorni e notti l'osservai prima di capire
scorgendone il sorgere due volte, all'alba e al vespero
promettendo una dipartita, vento stellare, al suo vacillare

Ma se adesso vi gravitassi intorno
le stelle, i pianeti e ogni costellazione tutta
immobili si fermerebbero a guardare

Anche questo mio sole di sua gravità dubiterebbe
e non avrei certezza del suo appartenermi
così volto lo sguardo ed è la mia dipartita.