
E' quello sguardo rovinato dal vizio del sapere che toglie incanto alle immagini frequenti. Talvolta riesci ad estraniarti e in un guizzo hai scattato la tua foto. Che l'abbia fatto su un rullino, sul silicio o nella mente, è quella volontà di appropriartene che le rende uniche e deformi. Violentiamo immagini continuamente e senza alcun pudore. E dopo averle violentate le lasciamo lì, corpi inerti e straziati, quasi anime senza più alone.
Prendersi cura, invece, si dovrebbe, delle immagini frequenti, dei dettagli scontornati.
Per vederlo, non cambiare quell'immagine, non puntargli su una luce o aspettare che il tramonto gli dia quell'aura così nuova, mettersi piuttosto a testa in giù, chiudere un occhio e aprire l'altro.
O ancor meglio se riesci, guarda solo, senza afferrare o possederle... le tue immagini frequenti.