Visualizzazione post con etichetta cultura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cultura. Mostra tutti i post

giovedì, giugno 09, 2011

Smart mob?!

La rete è un crogiolo di umanità e utilizzandola ti accorgi quante persone e come, vengono in contatto tra loro consapevolmente o meno. Da qualche parte, molti anni fa, lessi che la rete è un Golem e sposai il paragone. Oggi lo trovo riduttivo e poco efficace, resta pur vero però che straordinariamente il web assorbe informazioni e contenuti e talvolta dà vita a masse informi che ad un cenno eseguono.

Crogiolando ho trovato questo video



Un Flash mob (dall'inglese flash "rapido", "improvviso" - mob "folla") per chi non lo sapesse, è una riunione in uno spazio pubblico che si scioglie nel giro di poco tempo. È organizzata da un gruppo di persone, coordinatesi via internet o cellulare, con lo scopo di realizzare un'azione improvvisa e insolita, per puro intrattenimento.
È più corretto tuttavia parlare di Smart mob. Masse, folle, all'improvviso... ma intelligenti.
Lo Smart mob (dall'inglese smart "intelligente" - mobile "telefono" abbr. con un gioco di parole in mob "folla") è il fenomeno per cui gruppi di individui, dalla decina al migliaio, si autoconvocano per azioni collettive e coordinate, sfruttando non tanto le moderne tecnologie in quanto tali, ma il loro uso e la loro valenza sociale.
La differenza è minima, sottile e per molti trascurabile, il Flash mob è una sottocategoria dello Smart mob, nonostante generalmente si tenda a considerarli fenomeni distinti, classificandoli in base all'intento da cui nascono: il Flash mob nasce come spettacolo, intrattenimento, performance artistica, lo Smart mob avrebbe, nella distinzione, intento politico e di protesta.


Navigando e curiosando per capire meglio lo Smart mob, ho scoperto che è stato Howard Rheingold, critico letterario e saggista statunitense, nonché guru dell'information technology, a mettere in luce nel 2002 il significato sociale e la carica rivoluzionaria di questi eventi. Famoso nella storia della comunicazione per aver coniato il termine "comunità virtuali", Rheingold da sempre esalta il potere sociale dei media in seno alle comunità che il web genera e quasi silente attiva, e riguardo alle Smart mob scrive Smart mobs. Tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima ventura edito nel 2003 in Italia da Cortina Raffaello (se qualcuno ne ha sentito parlare o l'ha letto magari mi faccia sapere). Azione e comunicazione si coordinano dunque attraverso strumenti e new media sempre più sofisticati e interattivi, il primo più famoso Smart mob della storia si verificò nel 2001 quando nella Filippine un assembramento di militanti si diede appuntamento tramite sms al Santuario di Edsa - luogo simbolo del rovesciamento del regime di Marcos nel 1986 - per protestare contro il regime corrotto del presidente Joseph Estrada. Il passaparola fece crescere tanto rapidamente la protesta che Estrada venne poi rimosso dall'incarico.
"Rompere le norme che regolano le situazioni sociali, strappare l’ovvietà quotidiana e produrre un linguaggio inatteso, sincronizzato e corale che si possa negare subito dopo l’azione" E. Goffman. Tali fenomeni metterebbero così in luce il potere sociale della rete e delle nuove comunità high-tech intelligenti, esaltando il connubio forte e inatteso tra tecnologia e società, a dispetto di chi vede nel web un impoverimento e una minaccia alla socializzazione o alla coscienza collettiva.

È esaltante immaginare che la rete possa e riesca a coordinare, organizzare e attivare moltitudini di persone che non si conoscono creando qualcosa di inatteso e improvviso. Non riesco però ad esimermi dal pensare che il Golem non era che un servo, un gigante d'argilla forte e ubbidiente, e così a dirmi che è pur sempre essenziale prima d'ogni azione, restare ben saldi alla propria individualità.


...ah! e se mi mandate un sms o un'email o un piccione per sovvertire il Presidente, che sia chiaro io accorro con tutta la mia più consapevole identità sociale!



martedì, giugno 07, 2011

MiniMostri

A grande richiesta offro il mio contributo all'entomologia.


Ragno rosso
Insetto a T

cliccando le immagini si ingrandiscono

In latino la parola monstrum [da mŏnēre - "avvisare", "ammonire"] significa "prodigio". Ho sempre pensato che il folklore con fiabe e miti, la letteratura con fantascienza e fantasy e il cinema con l'horror non abbiano inventato nulla di nuovo, hanno piuttosto tratto ispirazione, la natura sa essere ben più Monstruosam.
Non escluderei poi che la necessità di ingigantire i Mostri sia la trasposizione inversa di un timore atavico e incontrollabile. Un modo per guardar meglio piccoli dettagli che ad occhio nudo sfuggono e in questo sentirsi meno impotenti. Non s'è ancora visto sulla terra un Mostro gigante tale da schiacciarci... eppure esistono un'infinità di microscopiche creature in grado di annientarci.

L’uomo è assai insensato. Non saprebbe fabbricare un piccolissimo insetto e fabbrica Dei a dozzine.

Micheal De Montaigne

venerdì, giugno 03, 2011

Quando tu avrai un passato di Raymond Queneau

Quando tu avrai un passato,
Yvonne, ti accorgerai che cosa
curiosa che è. Prima di tutto, ce
ne sono di angoli interi, di frane:
dove non c'è più niente. Altrove,
erbacce che sono cresciute a
casaccio, e non ci si capisce più
niente neppure lì. E poi ci sono
posti che ci sembrano così belli
che uno se li rivernicia tutti gli
anni, una volta d'un colore, una
volta d'un altro, e lì la cosa
finisce per non somigliare più per
niente a quella che era. Senza
contare quello che uno ha creduto
molto semplicemente e senza
mistero quando è successo, e che
poi anni dopo si scopre che non
è tanto chiaro come sembrava,
così come alle volte tu passi tutti
i giorni davanti a un affare
qualunque senza farci caso e poi
tutt'a un tratto te ne accorgi.


Raymond Queneau

domenica, maggio 08, 2011

Cose buone dal mondo: Una preziosa lezione sulla Democrazia.*


Gustavo Zagrebelsky e Ezio Mauro a Che Tempo Che Fa
Prima Parte


Gustavo Zagrebelsky e Ezio Mauro a Che Tempo Che Fa
Seconda Parte


* - [e una postilla che non c'entra nulla]
La mia partecipazione a Ladri di Bellezza (un blog di resistenza all'incedere del brutto | come dice la stessa descrizione), le discussioni e le riflessioni che ne sono emerse, mi hanno derubato dell'utilizzo semplice, leggero, generico e impreciso del termine "bello/a" [che non è mica detto che le parole debbano essere sempre circostanziate]. Il titolo originale di questo post era Una bella lezione sulla Democrazia ma ho sentito subito l'esigenza di correggerlo, in luogo di un più preciso e pertinente "preziosa".

Mi sembra d'essere stata derubata.
Eppure la ladra dovevo esser io.

sabato, ottobre 03, 2009

Il corpo delle donne



"Abbiamo introiettato il modello maschile così a lungo e così profondamente da non sapere più riconoscere cosa vogliamo veramente e cosa ci rende felici. Voglio dire che ci guardiamo l'un l'altra con occhi maschili, guardiamo i nostri seni, le nostre bocche e le nostre rughe come pensiamo un uomo ci guarderebbe, il modello corrente di bellezza non ci rappresenta ed è per lo meno strano che la pubblicità utilizzi immagini con riferimenti sessuali appetibili per i maschi per attrarre però pubblico femminile."

"Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso." Guy Debord

domenica, agosto 23, 2009

Quando scopro l'acqua calda.

Oggi ho scoperto Carver.
Poi ho scoperto che Carver piace a Baricco, Murakami e chissà poi quanti altri.
Ed ho capito perché mi piace Carver.

Poi ho scoperto che a Carver il suo editor correggeva i racconti.
Il suo editor, l'editor di Carver, si chiama Gordon Lish.
Lish stravolgeva i racconti di Carver, li riscriveva, quasi.

Così adesso non so se mi piace Ray Carver o Gordon Lish.



L'uomo che riscriveva Carver, l'articolo, per i diffidenti.

mercoledì, giugno 03, 2009

Cose buone dal mondo: Banksy

Niente di nuovo sotto il sole, molti certamente lo conoscono già, ma in questi giorni non brillo in originalità e per compensare...





venerdì, maggio 01, 2009

Piccole donne di plastica.

Che fosse già grave che più di una generazione, si sia lasciata comporre e scomporre l'immaginario femminile da curve mozzafiato, una pelle liscia e lucida come plastica, capelli biondi lunghi e cotonati, scarpe rosa col tacco sotto un seno da champagne, non ha scoraggiato chi ha creato Fulla. La Barbie un po' meno mozzafiato, dal capo coperto, ma altrettanto ben equipaggiata.

Fulla non è solo dedicata alle bambine arabe, ma pensata e studiata per tutte le bambine musulmane che poco e difficilmente potrebbero identificarsi nella classica biondina americana.

La chicca è che a differenza della Barbie, Fulla è casta dentro oltre che fuori, così è praticamente impossibile spogliarla. Come la migliore delle geishe, lascia intravedere curve e stacco coscia da un costume intero, impossibile da sfilare.

Gadget e modelli si sprecano ma nella sostanza il principio è lo stesso, una ragazza giovane e ben tornita che incarna il mito della ragazza bella e senza cervello.

Perché, diciamolo, il bambolotto che si ciuccia il dito, ha un suo senso, una bambola morbida di pezza ne ha un altro, ma una donna spigolosa in tacchi e abiti alla moda a cosa può servire se non ad annichilire sin da subito la nascente coscienza di e la costruzione di un'identità basata sull'individualismo e l'accettazione delle differenze?

Ben inteso, a me, da bambina, non regalavano Barbie, così le desideravo più di ogni altra cosa... e solo dopo tanta fatica, sono riuscita a conquistarmi la prima. Ma tutto questo non toglie che in quanto tale, questo giocattolo, non ha nulla di educativo.

I giocattoli, così come le favole, sono passe-partout per la realtà. I bambini attraverso le favole imparano le regole del mondo, attraversano drammi e catastrofi ma sempre al sicuro tra le lenzuola, iniziano a costruirsi la propria identità lasciandosi affascinare dal principe o dalla principessa e non devono vergognarsi se la strega li spaventa. I giocattoli hanno lo stesso ruolo, aiutano il bambino a prendere dimestichezza con le forme del mondo e la gestualità quotidiana.

Una Barbie, una Fulla, sono talmente lontane da tutte queste funzioni che sorge il dubbio non siano state create con propositi educativi positivi ed anzi che siano detonatori attivi per l'esplosione di piccole identità complessate e mutilate.

Barbie nel 1959 del resto, era la risposta ad una generazione di bambine che avrebbero dovuto affrontare una società maschilista e castrante, ma Fulla, nata nel 2003, è di certo ancor più socialmente integrata, non a caso le bambine musulmane avranno ben chiaro che se non si può spogliare allora è un modello da emulare, libere di emanciparsi.



sabato, aprile 25, 2009

Indifferenti - Buon 25 aprile [parte seconda]

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.


Antonio Gramsci, Indifferenti, 11 febbraio 1917

Buon 25 Aprile [parte prima]

Svegliarsi pieni di buoni propositi è sempre un bene, del resto non si dice a caso che il mattino ha l'oro in bocca.
Se ieri quindi ho deciso di diventare una persona migliore, oggi ho deciso di non rimanere indifferente*, qualora corra il rischio, per svariate ragioni, di esserlo in futuro.

Ho così partorito l'ultima verità della serie "ho scoperto l'acqua calda".

Che non è giustificabile e tollerabile in alcun modo qualunque tipo di espressione, manifestazione, rimostranza pubblica filofascista. E' ancor meno tollerabile giustificare tali episodi come eventi sporadici, con scarso seguito, a cui non dar voce, considerato l'esiguo numero di manifestanti.
Che non è giustificabile e tollerabile che anche un solo individio si identifichi in tali ideali perchè questo è già l'assoluto fallimento di uno stato di diritto democratico e civile, quale dovrebbe essere l'Italia.

E mi si conceda l'aver semplificato il concetto, nel suo emblema, un corteo in strada.




* vedasi post successivo.

martedì, marzo 24, 2009

Arte Concettuale

Mi si è rotto il manico dello scolapasta.



[MI SEMBRAVA UNA NOTIZIA DEGNA DI NOTA.]

One and Three Chairs (1965) Joseph Kosuth
[anche se più pertinente sarebbe stato "One and Three Pans", di cui non ho trovato degna immagine]

giovedì, dicembre 18, 2008

su Facebook (per non dire che non mi tengo aggiornata)

Come se la gente non riuscisse più a non essere in contatto.

Bastano solo 5 conoscenti per collegarti a chiunque altro, il che può voler dire che puoi fare a meno di chat social network telefonini e sms oppure che è assolutamente fondamentale quintuplicare ad oltranza la propria rete di contatti pur di arrivare a raggiungere anche il più sconosciuto conoscente che ti ritrovi. Oltre i propri confini.

Dicono che il mondo dei cibernauti si può dividere in blogger e frequentatori di social network. Dicono anche che tra le due fazioni non corra buon sangue. Sembra infatti che nel gruppo meno nutrito di blogger si diffonda con sempre maggior velocità, un'avversione a sfondo intellettuale per i facebooker o mySpacer di turno.

Devo riconoscere, malgrado la mia diffidenza per le catalogazioni in generici ed eterogenei gruppi, la mia adesione alla fazione degli pseudo intellettual blogger. Non posso certo non ammettere che talvolta mi sorge il dubbio che non partecipando, io mi stia perdendo una fase epocale di questa new generation informatica... ma... come dire... chissenefrega.

Ciò che però mi sorprende (l'uovo di colombo) è l'adesione indiscussa e sfrenata di utenti esperti e meno esperti. Più esattamente mi stupisce la riappropriazione della propria identità come se, in un mondo virtuale così fitto e mascherato non si riesca a trovare qualcuno se non per nome e cognome. Qualche anno fa, ormai quasi una decina, il mondo della rete era frequentato solo da prudenti navigatori che consapevoli in parte delle potenzialità del mezzo si trastullavano fra identità segrete o nomignoli promettenti, vagando per la rete alla ricerca di sconosciuti nuovi contatti con cui scambiare idee o semplicemente qualche parola in italaustrindicinglese.

Oggi invece tutti sono pronti a giurarti che nella loro lista contatti ci sono solo amici veri, dove veri sta per in carne ed ossa e non per "i migliori", e soprattutto ci si riappropria del proprio nome e cognome, della propria identità, della propria immagine.

Farsi riconoscere. Farsi trovare. Farsi cercare. Riconoscere, trovare, cercare con ostentata consapevolezza di sè e di chi sono i veri amici.

L'affanno di trovare qualcuno che conosci è come dire che non sai cosa cercare di meglio nella vita. In senso lato, si intende. E nella vita ci sono una marea di cose più utili da cercare...



Ecco dunque il mio elenco di cose al momento più utili da cercare:



post-it
...perchè andrebbero attaccati ovunque. ovunque.

idee creative

tappi per le orecchie

il posto più bello della terra

brillanti caduti dal mio anello
...e dispersi chissà dove.

tempo

farina per tempura

due scatole per due cinture

frattura al mio dito medio

chewin gum in tubetto

di imparare gli origami

calma

longuette

scarpe nere tacco 12
...vuoi mettere se per caso mi alzo all'improvviso e mi arrabbio?

di rallentare



ssssssssst.

domenica, dicembre 07, 2008

Quand'ero bambina amavo questa poesia...
stasera l'ho ricordato.

Per prima cosa dipingere una gabbia
che abbia la porta aperta
quindi dipingere
qualcosa di grazioso
qualcosa che sia semplice
qualcosa che sia bello
qualcosa di utile
per l'uccello
mettere poi la tela contro un albero
in un giardino
in un bosco
o in una foresta
nascondersi dietro quell'albero
senza dire niente
e senza muoversi
talvolta l'uccello arriva svelto
ma può anche metterci anni e anni
prima che si decida.
Non scoraggiarsi
aspettare
aspettare se occorre anche per anni
la rapidità o la lentezza dell'arrivo dell'uccello
non ha nulla a che fare
con la riuscita del quadro.
Quando l'uccello arriva
se arriva
osservare il silenzio più assoluto
aspettare che l'uccello
entri nella gabbia
e quando l'avrà fatto
richiudere dolcemente la porta col pennello
e poi
cancellare una per una tutte le sbarre
avendo cura di non toccare le piume dell'uccello.
Fare a questo punto il ritratto dell'albero
scegliendo il suo ramo più bello
per l'uccello
dipingere allora il fogliame verde e la freschezza del vento
il pulviscolo del sole
il rumore degli insetti nascosti nell'erba
nella calura estiva.
Poi aspettare che l'uccello abbia voglia di mettersi a cantare.
Ma se non canta
è un gran brutto segno
è segno che il quadro è venuto male.
Ma se canta invece è un buon segno
segno che il lavoro va firmato.
E quindi voi strapperete
con grande dolcezza a quell'uccello
una sua piuma e scriverete
il vostro nome in un angolo del quadro.


Per fare il ritratto di un uccello
di Jacques Prévert



Da grande amo molto quest'animazione...



... e se i guinnes hanno senso, per me, lo ha lo zunzuncito.

mercoledì, novembre 19, 2008

I'm Italian...and...

...CUCU'!


Scrivo in miniatura, per la vergogna...
questo è il post della vergogna.
Mi vergogno che siano le Iene a fare servizi giornalistici interessanti
e degni di un mediocre telegiornale, seppur migliore di qualunque tg italiano.
Mi vergogno che siano le Iene a fare servizi giornalistici interessanti
e che li facciano vestiti da clown, tornando poi con lo stacchetto a sgambettare in minigonna.
Mi vergogno per l'indifferenza generale in cui passano le immagini e le sentenze sul g8 di Genova.
Mi vergogno perchè la tv di stato punta sulla Carrà e mediaset sulle puttanelle da reality show facendo gran audience.
Mi vergogno perchè il Premier stasera ha consigliato ad un concittadino di non pagare più il canone rai...e non ha torto.
Mi vergogno perchè film come Kill Gill vanno in onda alle due di notte e la mattina i giornali fanno guerra sui record di ascolti per i reality show.
Mi vergogno perchè in questo paese non si può decidere liberamente della propria vita e della propria morte ma si ritiene di poter decidere delle sorti e della fame di milioni di immigrati.
Mi vergogno perchè Berlusconi non viene censurato quando dice in diretta che Di Pietro ha messo in prigione tante persone innocenti.
Mi vergogno perchè mi vengono in mente così tante cose di cui vergnarmi che mi da pure noia scriverle tutte.
...e per inciso, CUCU' lo dici a tua sorella.





martedì, novembre 04, 2008

Il Concerto di Hiromi Uehara

Un moscerino attraversa il cono di luce che sfiora il legno nero del piano e le sue spalle coperte da un cotone leggero e bianco.

Le pause diventano preziose come i passaggi più arditi.

La bocca aperta in una smorfia estatica e quasi soffocante. Soffocare di musica. Saliva. ...sorride.

Il corpo come un derviscio scivola sulla seggiola, il ventre sfiora i tasti d'avorio, finché non cade dentro il pianoforte che si innerva.

Ed è una colla. Gelatinosa lucente colla.

domenica, ottobre 26, 2008

Intervista al senatore Francesco Cossiga pubblicata sul Quotidiano Nazionale il 23 ottobre 2008

Nei giorni scorsi pur avendo trovato qualche commento e una vignetta particolarmente brillante su questa intervista, non mi ero fermata a cercarne la versione integrale.




Stasera, tra i numerosi siti web che ne riportano traccia, ho trovato, non senza difficoltà, il pdf della pagina del quotidiano.

Trascrizione integrale dell'intervista di Andrea Cangini al senatore a vita Francesco Cossiga.

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitito Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».

Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?
«Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».

Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E' dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».


Articolo pubblicato sul Quotidiano Nazionale

del 23 Ottobre 2008.


Il potere divulgativo di internet è tanto democratico quanto terrificante per potenza ed estensione. Non avevo idea che di tali indecenti dichiarazioni non fosse uscita nemmeno una riga sui principali quotidiani italiani.

Ed un sacco di pensieri affollano disordinati la mente... di cui un ultimo, in coda, paziente...
che forse davvero in Italia accadono cose talmente insipienti, indecenti, incredibili e inverosimili che chiunque, anche un Italiano onesto e normale, per andare avanti e sopravvivere deve chiudere un occhio e di volta in volta dimenticare di averle ascoltate, viste e vissute.

ma ancora un pensiero ritardatario si accoda di fretta e all'ultimo poi di botto si ferma...

per sopravvivere... ho scritto "per sopravvivere".

Il mostro unico



" Cari studenti facinorosi, sono la vostra amata ministra Gelmini. Dopo il cinque in condotta e il maestro unico, ho una nuova idea che potrà risollevare la scuola italiana. Da dove inizia l’istruzione? Dall’asilo. E proprio qui bisogna
intervenire, perché i bambini diventino obbedienti e ligi al dovere.
E le favole, con la loro sovrabbondante fantasia e il loro dissennato spreco di personaggi, li allontanano dal sano realismo e dal doveroso conformismo e alimentano il pericolo del fuori tema, della deboscia, della droga e del bullismo facinoroso.
Perciò per decreto legge istituisco il Mostro Unico.
Sarà proibito leggere favole che contengano più di un mostro o di un cattivo, con
relativo aggravio per la spesa pubblica, e soprattutto si dovrà, in ogni fiaba,
sottolineare la natura perversa, facinorosa e vetero-comunista di questo mostro.

Secondo il DMU (decreto mostro unico) sono proibiti ad esempio Biancaneve e i sette nani, perché Grimilde e la strega sono un costoso e inutile sdoppiamento di personalità nocivo all’immaginario dei giovani alunni, per non parlare dell’ambigua convivenza tra Biancaneve e i sette piccoli operai, di cui uno, Brontolo, sicuramente della Cgil.

Cappuccetto Rosso è ammesso, ma si sottolinei come il cacciatore è evidentemente della Lega e il lupo di origine transilvana e rumena.

Proibito Ali Babà e i quaranta ladroni, ne basta uno. Abolito Peter Pan, troppi pirati che gravano sulle casse dello stato. Abolito Pinocchio, anche accorpando il gatto e la volpe in un unico animale, restano il vilipendio ai carabinieri e il chiaro riferimento a Mediaset del paese dei balocchi.

Ammesso Pollicino ma dovrà chiamarsi Allucione ed essere alto uno e settanta, per non costituire un palese sberleffo al nostro amato presidente del consiglio.

Proibito Hansel e Gretel, perché i mostri sono due, la madre e la strega, e inoltre si parla troppo di crisi economica.

Proibito il brutto anatroccolo. Se uno è brutto, lo è per motivi genetici e tale resterà. Inoltre Andersen era gay.Parimenti proibito il gatto con gli stivali per la connotazione sadomaso.

Proibita, anzi proibitissima Cenerentola. Le cattive sono tre e assomigliano tutte a me. Cioè alla vostra ministra superficiale, impreparata e ciarliera.
Ma la vostra Ministra Unica."