Giochiamo al gioco delle sedie, io e le altre me.
Nell'attimo in cui scende il silenzio decidiamo all'unisono che fare. È una catena di velocissimi pensieri in cui ognuna mette a sedere l'altra finché soltanto una resta in piedi.
Non è la me che preferisco, chiaramente. Resta spaesata, spesso, e delusa per non esser stata più veloce, la più sicura o la più attenta.
Giochiamo al gioco delle sedie e nessuna riesce mai ad accettare d'aver perso, d'aver sbagliato almeno una volta, di non esser stata la più svelta.
Ma se per magia riuscissi a fermarle tutte insieme nell'attimo in cui decidono chi stavolta resta in piedi, so che esiste anche una me che saprebbe spiegarle che alla fine è solo un gioco, che a vivere la vita non è quasi mai chi sta seduto, impeccabile e preciso. Saprei farle accettare che nei momenti in cui sono confusa, in cui una parte di me rimane in piedi, immobile e indecisa, non deve essere delusa.
Giochiamo al gioco delle sedie, io e le altre me.
E soltanto a volte, quando la musica si spegne, riesco a guardarmi forte, attenta e sicura, anche se non sono seduta.
venerdì, marzo 21, 2014
"Ale, siediti composta"
domenica, settembre 25, 2011
E sotto una ci metto la biglia.
L'idea è di capovolgere le tazze, tutte, una ad una. Non c'è un motivo, voglio prenderle tutte e capovolgerle.
Per farci?
Non c'è un motivo. È tutto il giorno che ci penso. Voglio capovolgerle e mettere qualcosa sotto ognuna.
Allora un motivo c'è.
No. Solo vederle tutte capovolte. Voglio rovesciarle tutte.
È che ti piace fare la stramba, perché il motivo c'è, l'hai appena detto.
No, sì, cioè sì non c'è un motivo e forse mi piace fare la stramba.
Ecco, dillo.
Mi piace fare la stramba. Fatto sta che le voglio capovolgere tutte sul pavimento.
Poi non si cammina.
Chissenefrega.
Ti do due giorni, poi ti daranno ai nervi quelle tazze per terra.
Allora, io le prendo tutte una ad una e le capovolgo. Sotto c'infilo qualcosa.
Ma che senso ha?
Ma non lo so! Ma lasciamelo fare!
Ma spiegamelo!
Credo d'aver bisogno di riprendere alcune cose e dargli un posto.
Ma che posto è? Tanto poi devi rimetterle in ordine!
Eh lo so! Ma c'è troppo caos adesso per dargli un posto preciso e nel frattempo le ho tra i piedi e mi confondono!
Bah, fallo allora.
Dicevo, le prendo tutte una ad una e sotto c'infilo qualcosa, tipo il gioco dei tre bicchieri, però con quarantadue tazze.
Se metti una cosa sotto ognuna che diavolo di gioco è! Vinci sempre!
Va bene, allora le prendo tutte e sotto quarantuno metto qualcosa.
Se la cosa dici che ha senso...
Mi stai facendo passare la voglia.
Di fare la stramba? Meglio.
Sotto la quarantaduesima non metto nulla, dicevo. Tutte capovolte e una non copre nulla. Poi ci scrivo su qualcosa.
Qualcosa tipo?
Tipo che tu mi annoi con i tuoi modi e la tua razionalità inutile.
Non ha senso capovolgere delle tazze, metterci qualcosa sotto e lasciarle lì. Non capisco poi perché tu debba lasciarne una vuota. A questo punto metti qualcosa sotto tutte e basta.
Sei stancante.
Sarà che a me le tue stramberie mi sembrano solo un modo per attirare l'attenzione.
Sarà che a me quelli che fanno gli strambi mi infastidiscono, così quando me lo dici mi metti st'odiosa pulce e appena c'è la pulce tutto sembra diverso, e ti dico che a me piace fare la stramba pur di non sentirti e di non attirare l'attenzione!
A te piace!
Questa tua razionalità io la detesto.
Lo so, questo lo so.
E allora lasciami in pace.
Tanto ormai t'ho fatto venire il dubbio.
Il dubbio l'avevo già.
E allora ti lascio in pace.
Non lo sai fare.
Non essere scocciante tu adesso. Ti lascio in pace.
Come?
Io le capovolgo e tu metti sotto qualcosa.
Perché?
Questa tua diffidenza la detesto. Una lasciala vuota, sotto quella metto qualcosa io.
Cosa?
Ci metto te insieme alla pulce, così tutti penseranno che sono io, qui, quella più stramba delle due.
venerdì, luglio 08, 2011
Ale²
Credo di aver capito che c'è una quantità concessa di compromessi con se stessi... se la superi non sei più tu. Io credo di aver superato la mia soglia di compromessi consentiti.
Se ti accorgi di non aver saputo sostenere il peso sulle spalle o d'aver accettato compromessi più bassi della tua statura, fino a non saper star più dritta e crollare in ginocchio in preghiera, non t'angustiare se non credi in dio.
Inventati qualcosa da raccogliere.