Stamattina la panettiera, guardandomi, mi dice:
"Mal d'umore, vero?"
Ora, tralasciando il fatto in sé e che mi si leggesse in viso, io, nella mia vita, ho sempre sentito dire malumore, senza la d', quindi ho impiegato un attimo a capire.
Poi però, dopo aver pagato, sono uscita e, turbata, sono tornata verso casa pensando a quanto poetiche fossero le sue parole, con quella d'.
martedì, giugno 28, 2011
sabato, febbraio 05, 2011
Abbracci e sangue
Sul perché gli abbracci...
sono confortanti, caldi, stretti, emozionanti, imbarazzanti, intimi, preziosi, delicati, rari, impetuosi, rubati, spontanei, impacciati...
Se hai pazienza e tempo, se sai tenerli a mente, mi diceva, puoi collezionarli. «Tu collezioni liste della spesa per esempio, c'è chi colleziona francobolli, amuleti, io con la stessa casualità e buona memoria, ne colleziono qualcuno di tanto in tanto». Avevamo poco tempo, ma avrei voluto ascoltare il catalogo intero, per chiedere un'infinità di dettagli su quelli più romantici o appassionati, su quelli distratti, ugualmente importanti. Perché un abbraccio ti appunta al mondo, scrissi tempo fa, e lui non sosteneva qualcosa di troppo differente. Nessuna teoria sui flussi di energie, sulla pace o sulle regole sociali, semplicemente disse che con un abbraccio ci si scambia d'identità. L'ascoltavo silenziosa, mentre improvvisamente mi rendevo conto di quante volte avevo scambiato la mia, d'identità, con quel senso di smarrimento e di calore, o l'imbarazzo e il disagio con qualcuno a cui non ti eri mai avvicinato prima. «Perché tra un corpo e l'altro cresce d'improvviso un timido germoglio, che veloce s'arrampica e s'avvolge. Non puoi sottrarti . Più sottile è la distanza più stretta è la spirale intorno a voi, invisibile. E sono le radici, misteriose e aggrovigliate, che assorbono l'identità per poi sbocciare tra le foglie». Di quella volta, mi raccontava, in cui, in soli pochi giorni, ne collezionò ben tre, di memorabili. Mi spiegò quelli camuffati da dispetto, che se sei bravo e stai al gioco puoi nasconderci di tutto, finché poi ti viene da sorridere e arrossire. Mi disse che non c'è niente da fare con quelli troppo stretti, mentre cerchi di scappare. Mi mostrò la differenza tra quelli pieni di parole e quelli appena sussurrati. Per non dimenticarli si riprometteva di non abbracciare mai nessuno senza pensarci «Se cedi d'improvviso la tua identità, dovrai pur sempre tener sotto controllo dove va e quando torna» disse analitico e preciso « Se sfugge via e poi non sai più ritrovarla?»
Ed era fin troppo ovvio, ma non risposi... lì per lì.
... smetti di pensare e ti smarrisci. finché sarà lei a ritrovarti, più calda e forte.
mercoledì, novembre 10, 2010
mercoledì, marzo 31, 2010
Mani
Metterò una mano sotto la tua, per aiutarti a sorreggere il peso di un bicchiere troppo pieno o mezzo vuoto. Indosserò quell'anello dopo averlo tolto per lavare i piatti, e sarà un battesimo ogni volta. Guarderò le tue mani accarezzare la loro pelliccia morbida e indifesa. Ti cercherò nel cuore della notte sotto il tuo cuscino. Aspetterò veder viaggiare la tua mano verso la mia bocca, per imboccarmi qualcosa, a cui darò un morso lentamente. Avrò le mani sporche di mango, mentre dovrò risponderti al computer. Le laverò con ossessione. Mi farai una carezza e non saprò accoglierla. Sentirò la tua mano sul ventre e sarà strano il fluire dei miei pensieri. Mi ferirò con distrazione e penserò che vorrà pur dire qualcosa.
Ma più di tutto vorrei essere presa al volo, prima di cadere. e sarà la mia mano a prendere la mia, perché so che devo smetterla di aspettare aiuto.
martedì, marzo 30, 2010
Le banalità ricorrenti
Piove, e i rumori sono ovattati, eppure nella pioggia si sente qualcuno che suona il piano.
giovedì, marzo 04, 2010
Un fiore per terra
Non è poi così facile accettare che i piccoli gesti possono stravolgerti la vita. Ti aspetti sempre siano le grandi verità a cambiare la tua percezione delle cose, gli ingressi trionfali e le uscite di scena. Così siedi spesso sul tuo sgabello alto e solido e stai a guardarla, la tua vita. Se sei paziente puoi aspettare anche degli anni. Se sei vigliacco pure, pure qualche anno in più o un attimo di troppo. E' sorprendente del resto come a volte si stia talmente impettiti, naso insù, cercando maestosi e imponenti cambiamenti all'orizzonte, che non ci si accorge del non pretenzioso e magico accadere delle cose. Non sottovaluterei poi la possibilità che sia necessario portare un grosso peso sulle spalle ed esser costretti a tener lo sguardo basso, per notare il piccolo fluire degli eventi.
Così, stasera, è stato incredibilmente confortante sentir bussare alla mia porta e trovar qualcuno con una zuppa calda tra le mani e un budino al cioccolato, solo per me. Talmente confortante che non ho più nessuna voglia di risalire ancora sul mio sgabello alto e solido. E anzi...
ho avuto una mezza idea di piazzarlo sotto il mondo, il mio di mondo, sotto tutto quanto, lo sgabello.
domenica, dicembre 27, 2009
Barchette di legno.
Io, ecco, volevo annotare, per ricordarmelo, che...
a natale, ho rotto una noce in due, e i gusci sono rimasti interi. Ecco.
mercoledì, novembre 25, 2009
Meccanismi segreti
E poi c'è un uomo che ogni giorno sale su un treno con la sua vecchia ruota di bicicletta arrugginita e mentre la guarda inizia a girarla tra le mani.
Se sei fortunato e sei anche tu lì, su quel treno, puoi restare un attimo in silenzio, senza cadere e capire finalmente com'è che gira il mondo.
domenica, novembre 15, 2009
Qualcuno si fa una tazza di tè nel cuore della notte.
una casa sono piccole abitudini,
sono rumori riconoscibili e confortanti,
una casa non è un luogo,
una casa è un guscio.
Ho trascinato il mio guscio per città, nebbie e venti,
ho messo pentole sotto le crepe alle finestre che non smettono di gocciolare,
ho rotto vetri e visto gelare fiori dimenticati sui davanzali,
ho chiuso scuri e lasciato che passasse il sole tra le serrande,
ho sentito l'odore del caffè e della vernice fresca,
ho steso piccoli stracci come coperte ed enormi lenzuola difficili da piegare,
ho collezionato tazze, ne ho abbandonate alcune e ho appeso le più preziose al tetto,
ho vinto un gioco a premi, in cui avrei vinto comunque, l'amore,
ho dormito protetta da piume e ragnatele di sogni.
Una casa ti accorgi di averla quando smetti di temere che qualcuno te la strappi via,
una casa è quel modo instancabile e ingenuo di cercare sempre conforto.
La mia casa da bambina era uno scarabocchio in fondo al foglio dietro mamma e papà,
adesso è ai piedi di innevate montagne secolari, con due alberi e una stradina,
ma c'è da sempre, aggrovigliato o no, un ricciolo di pennarello che esce dal comignolo.

lunedì, ottobre 19, 2009
...che è sabbia.
Quarzo e onice,
se provi a spezzarli, dentro, quel luccichio, che è sabbia, è ancora più misterioso e freddo.
Appena solo tenti di stringerli tra le dita, quello stridio è ancora sabbia.
Puoi spingerli e farli rotolare sinché cadano. Ma se continui a tenerli tra le mani, si scaldano, e la pietra si fa fuoco.
venerdì, ottobre 09, 2009
Non c'è poesia nella realtà.
Tutto al bancone di uno squallido baretto dentro un centro commerciale. Luci al neon, una finta coppa di gelato in plastica sbiadita, sul vetro un biglietto scritto a penna "caffè freddo", un cartello di benvenuto color crema, bicchieri e piattini perfettamente allineati e fermi, la macchina del caffè spenta, una barista seria dalle mani pulite, pulitissime. Un'enorme lucciola il frigo dei gelati, stropicciati e pigri.
La crepa, sul piano d'acciaio, è quel vecchio telefono in ricarica.
E una telefonata attesa, o la paura che non squilli più.
"Mamma sono a casa, non preoccuparti, notte."
La poesia più sublime.
Quel quadro all'italiana è un take away, al primo piano. Odora di pizza e patatine fritte, luci gialle e oleose, lattine impolverate in posa, Acqua 1.00€ Coca cola 2.00€ Birra 3.00€, fette rattrappite e umide, un grembiule sottile sporco e dentro un pizzaiolo grosso, pulito. "Qui si serve pizza in piatto grande".
E il suo sguardo mite catturato, completamente assente.
Si insinua, la poesia.
mercoledì, settembre 09, 2009
Perchè non c'ho pensato prima...
Chi non ha presente quelle ragazze che quel dito... quello con cui i bambini indicano il cielo, con cui le casalinghe grattano via le incrostazioni o i manager di nascosto in macchina ficcano nel naso... avvitano e svitano ossessivamente attorno ad una ciocca di capelli tutto il giorno, magari masticando un chewingum, o leggendo una di quelle riviste tipo "sane e belle" che qualunque mensilità compri, non si capisce come, trovi sempre consigli per il make-up e la cura dei capelli?
Chi non le ha presente, si faccia pure avanti...
Ecco, io quelle ragazze, vorrei riscattarle...
lo faccio anch'io, mentre leggo un libro...
...secondo me, quel gesto, gira e rigira serve per stringere le viti del cervello.
giovedì, giugno 11, 2009
L'essere surreAli
E' la forma.
E' quel mettersi in posa.
E' il modo di sfilarle.
E' una coincidenza.
E' un gesto.
E' la vanità.
Quando sfili una scarpa col tacco
e poi l'altra
ti alzi
cammini scalza
la caviglia cede e fa un po' male
poi
per un motivo qualunque
ti volti
magari torni a sederti sul letto
per prendere qualcosa sul comodino
o ti chini per prenderle
e metterle in ordine
e loro sono rimaste lì,
una leggermente sollevata sull'altra
come se aspettassero ancora d'essere sfilate
da un uomo magari, mentre ti guarda,
in punta di tacco
come in piedi
una sull'altra
di una sensualità disarmante.
E' solo un oggetto.
Così ti volti e le lasci lì,
in attesa che qualcuno le sfili
invisibile.
.
giovedì, maggio 14, 2009
Un aperitivo in cortile.
Le entrate ed uscite di scena.
Mi sono sempre piaciute un sacco.
Quando trattieni il fiato ed intorno si fa il silenzio o quando al momento giusto, esatto e preciso, qualcuno va via... si alza, sposta la sedia, ringrazia e va via.
Perché è un'arte quella di saper entrare ed uscire di scena, così come poggiare una penna, chiudere un frigo, aprire una finestra, entrare in una stanza o dire la parola giusta al momento giusto.
Esiste un momento esatto in cui qualcosa ha senso ed un attimo dopo non lo ha più.
Allora bisogna saper cogliere i dettagli, anticipare di un istante gli eventi, afferrare nell'aria quel sapore di necessità che quel qualcosa accada.
Così, non è che lui stasera abbia anticipato l'uscita, intralciando la disinvoltura del gesto...
...si è semplicemente alzato, ha chinato il capo per ringraziare tutti e con calma eleganza ma senza indolenza, è andato via nel momento esatto in cui era giusto congedarsi.
Lasciandomi incantata.
.
sabato, aprile 25, 2009
una lumaca, due lumache, tre lumache...
martedì, aprile 21, 2009
Chi ti capisce è bravo
Ero sotto la doccia quando ho avuto la folgorazione.
La riflessione, e poi la folgorazione che ha reso lo shampoo molto più rapido del solito vista la fretta di scriverne, nasceva dall'evidente dato di fatto che sempre più spesso mi si dice e si usa dire "chi ti capisce è bravo".
Oceano Mare,
E visto che domandare è lecito, ma rispondere è cortesia:
"Sono una donna è il mio essere donna qui ed ora,
...e sarebbe davvero perfetto, perdere un attimo ad ascoltare qualcuno che subito sa dirti qualcosa di sé. Sarebbe perfetto se subito ne conoscessi qualcuno, di quei libri, o ne abbia sentito parlare. Sarebbe stupendo sottrarsi per un secondo alla frenesia della vita e in un momento così importante com'è incontrare qualcuno lasciando che valichi anche solo un istante le tue barriere, dare un indizio, capire e lasciarsi capire, senza fretta, senza aspettative, con eguale circospezione e formalità tuttavia, come una normale stretta di mano.
Magari scriverlo dietro un biglietto da visita,
Tal dei Tali
e dietro,
... non si sa mai, del resto, si sta per perdere un treno o un martello pneumatico sta smantellando la strada lì intorno e non si ha tempo per scambiare due parole.
* Sei, è un numero scelto deliberatamente, potrebbero essere di più o di meno e libri, perché nel mio caso sarebbero più esplicativi e credo lo siano a prescindere in generale, vista la consistenza delle parole e la lunghezza in genere dei contenuti, ma volendo potrebbero essere sostituiti da un film, una musica o un quadro, una scultura...
[ah, e se c'è qualcuno in ascolto, vorrei sentire i sei titoli...
domenica, marzo 29, 2009
Che se non li vedi non ci credi: Ori
h. 12:42
Sono sul letto, in mezzo ad una nuvola verde di coperte aggrovigliate e leggo il giornale. Fuori piove.
Squilla il telefono sul comodino, è O.
A - Pronto?
O - Oi!
A - Ehi! Ciao!
O - Ma dove sei?
A - A casa! Tu?
O - Ma tutto bene? Da G.
A - Sì certo.
O - Ah... ma E. è a Catania. (voce mogia)
A - Sì, lo so.
O - Ah...
A - E' sceso per firmare delle cose lunedì.
O - AH! Ecco!!... perchè infatti mi sono preoccupata e ti ho chiamata! Quando l'ho saputo mi sono detta "Ma non è che l'ha buttato fuori di casa o lui se n'è andato perchè non la sopporta più?!"!!!
...e io, morta dal ridere, ho pensato
"Quant'è bello avere una sorella che si preoccupa per te!"
lunedì, marzo 02, 2009
Esseri Immortali
mercoledì, febbraio 18, 2009
A volte qualcosa si aggroviglia talmente tanto che non sai più dove inizia lei e finisci tu.
A volte ti chiedi perchè mai non hai mai visto una lucciola, se sei così tanto curiosa di scovarla nel buio.
A volte le mani scivolano leggere come su un pianoforte.
A volte vedi qualcosa di così tanto crudele che non riesci più a riallinearti alla vita.
A volte riesci a dimenticare.
Come dormire al buio,
o trovare una frase perfetta.
Come aspettare sotto la pioggia,
o svegliarsi dopo un sogno notturno.
O saper cosa si vuole. e inseguirlo, al di là di ogni difficoltà.
lunedì, febbraio 09, 2009
La misura delle cose
Lui non è come gli altri.
Se gli metti davanti una tazzina calda di caffè non prenderà lentamente il cucchiaino, né si avvicinerà per sentirne l'odore, lui allungherà il suo metro, la misurerà, poi lo poserà sul tavolo e lentamente la sua mano viaggerà verso il cucchiaino per portarlo alla zuccheriera o si avvicinerà ad occhi chiusi per annusare l'aroma.
Lui misura tutto.
Porta con sé in una tasca il suo metro e se serve, prende la misura.
Lui misura anche l'aria.
Se prende un appunto, avrà prima, di certo, misurato il suo foglio o la sua penna.
Ho visto con i miei occhi misurare i bicchieri, i libri, le lampadine, le chiavi, le scarpe finanche la carta igienica.
Ormai è così avvezzo che non tende il suo metro dall'inizio di un capo stendendo l'altro ma srotola il metro e con un colpo d'occhio da un qualunque frammento, afferra al millimetro.
La qualità.
Lui misura ogni cosa per conoscerne la qualità. Ogni cosa ha una sua misura.
Lui non dice una sola parola in merito al risultato, lui misura, poi tace, ed il gesto seguente sarà comune e banale.
Lui misura anche la polvere.
Ho visto con i miei occhi misurare un'arancia, un bicchiere d'acqua, una stoffa, una foto, un guanto, un anello.
Aver la misura. Lui misura di tutto.
Conosco un uomo che prende la misura di ogni cosa.
Se gli domandi perché, lui prenderà a misurarti la lingua.
Eppure, ne ho la certezza, davanti ad un nano o ad un gigante non prenderebbe il suo metro.
Conosco un uomo che chiunque incontri, fa un passo in avanti e, mani in tasca, guarda fisso negli occhi.
