Sai che cosa penso,
Che non dovrei pensare,
Ho capito che
Per quanto io fugga
Torno sempre a te
Che fai rumore qui,
E non lo so se mi fa bene,
Se il tuo rumore mi conviene,
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te.
Fai rumore, Diodato
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mercoledì, febbraio 12, 2020
Non ci pensare.
domenica, maggio 25, 2014
Sui grillini, Renzi e tutto il cucuzzaro.
Il campo della storia era il memorabile, la totalità degli avvenimenti le cui conseguenze si sarebbero manifestate a lungo. Inseparabilmente, la conoscenza avrebbe dovuto durare, e aiutare a comprendere almeno in parte ciò che sarebbe successo di nuovo: «un'acquisizione per sempre», dice Tucidide. In tal modo la storia era la misura di un'autentica novità; e chi vende la novità ha tutto l'interesse a far sparire il modo di misurarla.
Guy-Ernest Debord
giovedì, gennaio 09, 2014
Ho una montagna di vestiti sul letto
"È nel cercare un principe azzurro che faccia lo sherpa che si consuma la singletudine."
Roberto Marone
venerdì, dicembre 16, 2011
La barriera
Quello che tu, mio vecchio,
scorgi oltre frontiera
è quanto è qua.
La barriera
- non te n'accorgi? - è uno specchio.
Giorgio Caproni
venerdì, dicembre 02, 2011
Ridere fa benissimo!
Ridere è l'imperativo assoluto.Se ridete milioni di cose "serie" perdono ogni significato: i grandi professori, i giornalisti televisivi, i deputati, i duri...Se ridete le donne vi ameranno, se le fate ridere saranno pazze di voi.Se vi vogliono uccidere e voi riuscite a vedere dove fa ridere, forse vi salverete la pelle.Forse il ridere non sfamerà i popoli del terzo mondo ma comunque li farà morire più contenti.Ridere non intacca le riserve energetiche, non depreda i poveri del loro diritto, non inquina.Ridere scaccia la paura, affina i sensi, potenzia le energie, nutre la sessualità.Ridere è incredibile, impossibile, è sovraumano.Ridere è l'unica cosa nella quale possiamo superare gli dei.
Tratto da Diventare Dio in 10 mosse di Jacopo Fo
lunedì, settembre 26, 2011
venerdì, luglio 29, 2011
La Retorica
“ La retorica è un'arma [...] è un'invenzione dei greci e, come tale, si legittima in base a due grandi assiomi della cultura greca. Il primo è il rifiuto di distinguere radicalmente fra la ragione e il discorso, rifiuto che si esprime nella polisemia della parola logos. Il secondo è il rifiuto di separare la verità dalla bellezza, poiché il bello, come diceva Plotino, è «lo splendore del vero». Se il pensiero non può così prescindere dal discorso, l'arte del discorso costituisce il preliminare logico e pedagogico del pensiero stesso. Se, parimenti, un "bel discorso" non è necessariamente vero, un discorso mal costruito è necessariamente un discorso che suona falso.
[...] Per quanto riguarda i rimproveri di ordine etico che si possono muovere alla retorica - e che le sono sempre stati mossi - si riconducono per l'essenziale a quattro: 1) si fonda sul verosimile; 2) è intrinsecamente polemica; 3) manipola; 4) mischia, in maniera inestricabile, l'affettivo con il razionale, e la sua forza consiste proprio in questo intrico.
[...] 2) Quindi è normale che la retorica sia polemica, che sostituisca all'oggettività, impossibile nell'ambito che le è proprio, la pluralità dei punti di vista. Normale che tutto sia sottoposto alla controversia e al ragionamento. [...] È il principio fondamentale del pluralismo e della democrazia.
Sta di fatto - e la nostra metafora dell'arma è ingannevole - che la polemica non è guerra. Essa è anzi l'esatto contrario della guerra, in quanto possibile solo allorché si depongono le armi - o cedant arma togae - e allorché la battaglia cede il posto al dibattito. Il dibattito potrà essere lungo, estenuante e crudele. Ma non è la guerra, la guerra nella quale a trionfare sono la cieca casualità e la morte. Fino a che si parla, non si uccide. Meglio ancora, nel certame retorico, non si perde né si vince mai completamente a caso, e né la vittoria né la sconfitta sono irrimediabili. [...]
Che cosa avviene d'altronde quando la polemica non è più possibile? Avviene quella degradazione barbara del discorso che chiamiamo gergo e che è propria di tutte le burocrazie imperanti, di destra o di sinistra poco importa, dal momento che non sono più lì a polemizzare.Quel gergo, inframmezzato di realtà umane, fatto di frasi sostantivate, di formule rituali e incantatorie, e il cui ragionamento è costituito su pseudo-evidenze e dicotomie manichee, quel gergo è l'esatto contrario della retorica.
[...] 4) La retorica, mescolanza inestricabile dell'affettivo e del razionale. Certo, ma questa mescolanza è l'uomo stesso. Sarebbe vano credere che possiamo pensare e decidere in maniera puramente razionale, meno che meno per ciò che veramente ci riguarda. Sarebbe già bello che fossimo semplicemente "ragionevoli"! Inoltre i nostri sentimenti non sono tutti dello stesso tipo: possono essere ciechi o lungimiranti, superficiali o profondi, infantili o adulti. E il valore della retorica si misura dalla qualità dei sentimenti cui si appella e che trasmette. Resta il fatto - e l'errore fondamentale dei sofisti è l'aver creduto il contrario - che non spetta alla retorica decidere di quel valore. Esso è di pertinenza dell'etica.”
da La Retorica di Olivier Reboul
venerdì, giugno 03, 2011
Quando tu avrai un passato di Raymond Queneau
Quando tu avrai un passato,
Yvonne, ti accorgerai che cosa
curiosa che è. Prima di tutto, ce
ne sono di angoli interi, di frane:
dove non c'è più niente. Altrove,
erbacce che sono cresciute a
casaccio, e non ci si capisce più
niente neppure lì. E poi ci sono
posti che ci sembrano così belli
che uno se li rivernicia tutti gli
anni, una volta d'un colore, una
volta d'un altro, e lì la cosa
finisce per non somigliare più per
niente a quella che era. Senza
contare quello che uno ha creduto
molto semplicemente e senza
mistero quando è successo, e che
poi anni dopo si scopre che non
è tanto chiaro come sembrava,
così come alle volte tu passi tutti
i giorni davanti a un affare
qualunque senza farci caso e poi
tutt'a un tratto te ne accorgi.
Raymond Queneau
venerdì, maggio 20, 2011
Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Kostantin Kavafis
[peccato io non ricordi dove ho scattato queste foto]
giovedì, marzo 24, 2011
La mia memoria
« D'altronde la cronologia dei miei ricordi lascia molto a desiderare. La mia memoria è terribilmente imprecisa. Tanto che qualche volta mi chiedo se non stia cercando di dimostrare qualcosa a qualcuno. Ma di cosa si tratti, non ne ho la minima idea. Tanto più che di solito l'imprecisione non è qualcosa che possa provare alcunché.Ad ogni modo, o piuttosto poiché questa è la situazione la mia memoria è molto vaga. Ricordo le cose all'incontrario, confondo la realtà con la fantasia, qualche volta scambio quello che ha visto qualcun'altro con quello che ho visto io. Può darsi che non si possa neanche parlare di memoria.»
L'elefante scomparso e altri racconti di Murakami Haruki
mercoledì, marzo 09, 2011
il tempo
They say that "Time assuages" -
Time never did assuage -
An actual suffering strengthens
As Sinews do, with Age -
Time is a Test of Trouble -
But not a Remedy -
If such it prove, it prove too
There was no Malady -
Dicono che "Il Tempo mitiga" -
Il Tempo non ha mai mitigato -
Una vera sofferenza si rafforza
Come fanno i Tendini, con gli Anni -
Il Tempo è un Test per il Dolore -
Ma non un Rimedio -
Se tale si dimostra, dimostra anche
Che non c'era Malattia -
Emily Dickinson
sabato, febbraio 12, 2011
« Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto perciò mi si presentano come decisivi. Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell'esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d'essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni.»
Italo Calvino
lunedì, novembre 15, 2010
Crumbling is not an instant's Act
A fundamental pause
Dilapidation's processes
Are organized Decays -
'Tis first a Cobweb on the Soul
A Cuticle of Dust
A Borer in the Axis
An Elemental Rust -
Ruin is formal - Devils work
Consecutive and slow -
Fail in an instant, no man did
Slipping - is Crashe's law -
Emily Dickinson
Sgretolarsi non è Atto di un istante
Una pausa fondamentale
I processi di Disgregazione
Sono Decadimenti organizzati -
È prima una Ragnatela nell'Anima
Una Cuticola di Polvere
Un Tarlo nell'Asse
Una Ruggine Primordiale -
La Rovina è metodica - i Diavoli lavorano
Costanti e lenti -
Nessuno, si perde in un istante
Scivolare - è la legge del Crollo -
Emily Dickinson
mercoledì, ottobre 20, 2010
In soffitta
Und wir, die an steigendes Glück
denken, empfänden die Rührung,
die uns beinah bestürzt,
wenn ein Glückliches fällt.
E noi che pensiamo la felicità
come un'ascesa
ne avremmo l'emozione
quasi sconcertante
di quando cosa che è felice, cade.
Duineser Elegien, ultimi versi della Decima Elegia di R.M.Rilke
come un'ascesa
ne avremmo l'emozione
quasi sconcertante
di quando cosa che è felice, cade.
Duineser Elegien, ultimi versi della Decima Elegia di R.M.Rilke
lunedì, luglio 12, 2010
C'è tempo
Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.
C'è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due era meglio parlarci.
C'è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d'estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l'ora muta delle fate.
C'è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c'era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.
È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo, c'è tempo
per questo mare infinito di gente.
Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz'ora sono qui arruffato
dentro una sala d'aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.
C'è un tempo d'aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.
C'è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato.
Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare.
Ivano Fossati
sabato, giugno 12, 2010
L'indifferenza
"L’indifferenza è il peso morto della storia.
L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera.
È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza.
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."
11 Febbraio 1917, Città futura, Antonio Gramsci
lunedì, giugno 07, 2010
In me, di Kikuo Takano
In me c’è qualcosa di rotto.
Sono come l’orologio che si ferma
poco dopo averlo caricato,
come il piatto incrinato che non torna
nuovo se anche
lo incolli con cura.
In me c’è qualcosa di schiacciato.
Sono come il tubetto di dentifricio
quando nulla ne esce
se anche lo premi,
come la pallina da ping-pong ammaccata
che non può tenere più in gioco
nemmeno un buon giocatore.
Ci sono oggetti distrutti e schiacciati
dal principio, senza motivo, in me:
l’ombrello che non sta aperto, il violino
fuori uso e i sandali coi cinturini rotti,
il rubinetto intasato, il flauto
sfiatato, la lampada consumata.
Eppure non mi perdo di morale,
l’ira non mi trascina, né mi tormento
come una volta, anzi mi auguro
di potermi riempire
di quelle cose inutili,
restando distrutto e schiacciato,
in questo trovando il mio orgoglio.
martedì, marzo 16, 2010
Il paese delle nevi
« Nel boschetto di cedri di fronte, le libellule si dondolavano in sciami innumerevoli come steli di bocche di leone al vento.»
Yasunari Kawabata
martedì, gennaio 26, 2010
L'amore mi si offrì.
L’amore mi si offrì e io mi ritrassi all’inganno;
il dolore bussò alla mia porta ed io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino
dovunque spingano la tua barca.
Dare un senso alla vita può condurre alla follia
ma una vita senza senso
è la tortura dell’inquetudine e del vano desiderio,
è una barca che anela al mare
eppure lo teme.
di Edgar Lee Master
Ed una volta Ben mi regalò un libro, da cui...
" Ti auguro la gioia di avere sempre qualcuno
con cui dividere ogni cosa…
Ti auguro di avere dei bei ricordi
cui ritornare col pensiero nei brutti momenti…
Ti auguro una tra le migliori piccole gioie quotidiane:
aprire un libro che ricordi bene,
lasciarne le pagine,
leggere le prime parole famigliari…
Ti auguro la primavera e la meraviglia di constatare che è sempre migliore di quanto avevi osato sperare…
Ti auguro la felicità di un regalo da un bambino:
- un mazzo di denti di leone appassiti,
- una caramella succhiata a metà
- una rana
- un bacio …
Ti auguro che tu possa, anche se solo una volta nella vita,
vedere qualcosa di infinitamente raro, strano e bello…
Ti auguro la malinconia di un giardino in inverno e, dopo mesi d’attesa, i piccoli, verdi vegetali della primavera…
Ti auguro di rimanere affascinata dall’infinita varietà della vita animale…
Ti auguro la fiducia di una creatura selvatica, conquistata con pazienza e amore…
Ti auguro che tu possa non dover comprare l’amore al prezzo dell’umiliazione…
Ti auguro che tu possa sempre trovare le parole giuste per mantenere al loro posto gli spacconi e avere abbastanza forza nelle ginocchia per camminare con dignità…
Ti auguro che tu possa avere un cuore pieno d’amore e giudizi accorti…
Ti auguro la gioia di essere desiderata, e di trovare il regalo perfetto, sentire il profumo della terra, dal prato aperto…
Ti auguro lettere:
con una calligrafia che riconosci immediatamente, con una calligrafia che non vedevi da anni…
Ti auguro lettere piene di elogi, piene di incoraggiamenti:
lettere di gratitudine e di amore.
Ti auguro lettere sciupate, macchiate di inchiostro, scritte tutte storte
coperte di baci
Ti auguro la felicità di dimenticare il passato
e di trovare nuovi inizi.
Ti auguro la felicità delle idee,
l’eccitamento della ragione,
il trionfo della conoscenza,
lo schiarirsi della vista,
l’acuirsi dell’udito,
il protendersi verso nuove scoperte,
il trarre piacere dal passato così come dal presente.
Ti auguro la gioia della creatività.
Ti auguro felicità…
ma non la felicità che si ottiene chiudendo fuori il mondo.
Nemmeno quella di rinnegare il tuo sogno per amor di agiatezza.
Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi.
Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di
dare, di correre il rischio d’amare.
Tratta la felicità con gentilezza:
è un prestito."
Pam Brown
... e io le avevo dimenticate.
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