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mercoledì, ottobre 26, 2011

Manifesto per famiglie disastrate | Re-edit

Sono cresciuta credendo che il mio senso della famiglia fosse manchevole e imperfetto. Sono cresciuta percependo intorno a me la preoccupazione che avrei avuto delle difficoltà a capire cosa fosse una famiglia. Sono cresciuta in mezzo a famiglie disastrate.
Una famiglia può essere disastrata e non percepire il suo disagio, può esserlo e vivere immersa nel disagio, può accettarlo e superarlo come può. Il senso del tragico, in questo tipo di famiglie, riesce a toccare vette inimmaginabili e a trasformarsi quanto prima e in modo sorprendente, quando serve, in ironia e spiccato senso comico. È difficile immaginarlo, ma garantisco a nome di tutte le famiglie disastrate.
Le famiglie disastrate non si assomigliano mai tra loro, se non altro. Sono famiglie alternative o non convenzionali, come si usa dire adesso. Non posso confermare per tutte al 100ma in buona percentuale c'è una gran voglia di ridere in queste famiglie alternative, non convenzionali.
Crescere in una famiglia disastrata significa avere qualche piccola proporzionata difficoltà a spiegare per esempio che hai una mamma e due papà, qualche anno dopo due mamme e due papà, poi due mamme e un papà, poi di nuovo due mamme e due papà, otto nonni, una sorella e un fratello, una sorella e due sorelle... si fa un po' fatica a coinvolgere gli estranei.
Crescere in una famiglia disastrata significa che se hai culo e fila tutto liscio, tocca sorbirti solo qualche trasloco in più, hai due camerette, sorelle e fratelli con cui picchiarsi nuovi di zecca, regali di Natale raddoppiati. Se non hai culo... beh... i regali sono raddoppiati lo stesso!
Sono cresciuta tra famiglie disastrate e ne porto i segni come sempre ne porterò i ricordi.
In una famiglia disastrata si fa fatica a capire qual è la tensione sottesa ad un legame. Appare tutto, spesso, fragile, facilmente discutibile e relativo. I punti di riferimento sono meno saldi, per quanto, nel migliore dei casi, la coppia genitoriale ad esempio riesce a mantenere i ruoli, pur non mantenendo il tetto coniugale. La consapevolezza della mancanza di coesione tra i legami, crea una difficoltà intrinseca: quando vedi più volte dei legami sciogliersi tendi a credere che nessun legame può essere forte. Ed è quello che ho pensato di credere anch'io per anni.

La verità però è che per quanto io abbia visto moltiplicarsi in modo anomalo parenti e case, per quanto abbia cambiato panorama, abitudini e visto sciogliere legami più del giusto e del dovuto, il mio senso della famiglia, al contrario di quanto si possa supporre e ritenere, credo sia incredibilmente forte - e oso anche di più, credo sia molto più saldo di quello della maggior parte della gente che ho incontrato nella vita.

Dopo molte riflessioni e dopo un'illuminazione a sorpresa, io voglio pronunciarmi in nome del senso della famiglia, nelle famiglie disastrate.

Crescere in una famiglia disastrata ti insegna ad accettare che non è il sangue o la legge ad unire, ma quell'amore che è per sempre, che scavalca, attraversa e sposta le montagne. Ti insegna che non esistono distanze fisiche o morali perché la presenza di qualcuno nel tuo cuore, nella mente, allontana come spaventapasseri le paure e le incertezze. Una famiglia è prendersi cura delle persone a cui vuoi bene, oltre il tempo e le distanze, dentro ogni singolo momento. Con più difficoltà e impegno è anche la certezza indiscutibile che l'abbandono è una scelta anormale e sempre imprevedibile.
Sono cresciuta da figlia in una famiglia alternativa, osservando donne, mogli e madri attraversare e vincere difficoltà incredibili. Sarò donna, moglie e madre nella mia.
Una famiglia disastrata ti insegna a superare le difficoltà senza dare nulla per scontato, a difendere il tuo patto d'amore. Le famiglie normali felici, non sono quelle che hanno dato per indiscutibile e fisso il loro amore, sono quelle che nella condivisione non hanno mai smesso di viverlo e prometterlo, di custodirlo. Le famiglie normali, sono felici, se hanno saputo mantenere, proteggere, il loro legame, ogni qualvolta qualcosa ne ha minacciato la stabilità. 
Magari se cresci in una famiglia non convenzionale e se per giunta non hai culo, impieghi più tempo del previsto, per capirlo. Magari fai un sacco di errori, li trovi imperdonabili, perché proprio tu non avresti dovuto farli e ti sembra di non poter esser destinato ad altro se non ad una storia disastrata come quella dentro cui i tuoi pensieri hanno preso forma e consistenza.
Magari in un giorno qualunque, come dal nulla, invece, guardando un film e poi un altro, ti accorgi che tu il senso della famiglia ce l'hai dentro. Ed è lì da sempre.
E nessuno può strappartelo.


domenica, maggio 29, 2011

Il Porcellus

Referendum abrogativi 12-13 giugno 2011


6 Giugno 2009 | re-edit
La disintossicazione
manifesto

Che in quest'era di sovraffollamento, di abbondanza, di frenesia, di convergenza, miniaturizzazione e portabilità, si è costantemente esposti a continui influssi.
Alcuni dei più diffusi influssi:
Elettromagnetici
Mediatici
Politici
Geotermici
Psicologici
Economici
Gastronomici
e così via...
L'influsso ti assale alle spalle, mentre tu ti sollazzi in quello stato amebico di attesa, del prossimo influsso. Un influsso si accavalla sull'altro, a volte si mescolano persino, così mentre stai guardando un film d'amore "Influsso Romantico" ecco che ti spunta Berlusconi a Porta a Porta "Influsso Mediatico-Politico", o con miglior linearità, mentre stai piacevolmente conversando con il tuo coinquilino su messenger "Influsso Atarassico" ecco che ti compare la faccia guercia di Bossi sul più bello (ancora una volta) "Influsso Politico-Caricaturale".
Accettare questa condizione è cosa necessaria e sufficiente per sopravvivere e non lasciarsi prendere dal panico, dunque piuttosto che sollazzarsi nel vizio e nella pia illusione di potervisi sottrarre con incoscienza, bisogna intervenire con l'autodisciplina.
Autodisciplina in questo caso è controllo della disposizione agli influssi.
Arriva l'influsso e tu sei un bel porcello arrosto, con tanto di mela cotogna in bocca, ripieno di mandorle e canditi, lì disteso sul vassoio da portata. Lui discreto si siede e semplicemente inizia a banchettare con la tua quotidianità.
Eh no!
Ecco allora che il porcello [tu, nda] si alza, si raddrizza sul piedino, fa per sputare la mela, poi ci ripensa le dà un morso e la getta via, si scrolla di dosso mandorle e cedri canditi e quatto quatto, scende dal tavolo per prendere la porta di casa. L'influsso rimane basito, si guarda la mano sporca di grasso, poi guarda ancora il vassoio e la scia di canditi che tu, il porcello, hai lasciato tra il tavolo e il pavimento, ed è lì che accade la magia, si rompe l'incanto.
Perché l'influsso, non è un animale combattivo, non è un mostro assatanato di uomini, l'influsso sta lì, e come insegna la migliore semiotica, attende un destinatario. La forza dell'influsso dipende ovviamente da quanto potente è l'emittente in questione, ma se il destinatario, prontamente, da vero autentico porcello, si sottrae, ecco che l'influsso cambia destinazione e decade.
Ci sono pro e contro a fronte di una televisione generalista, di una stampa prona al potere e di un sistema economico-sociale spersonalizzante e coatto, c'è la possibilità di sottrarvisi, di leggere tra le righe, di combattere contro l'affermazione della propria identità in seno a se stessi, prima di tutto, e davanti a chi fa l'appello.
La Disintossicazione è sottrarsi agli influssi, autodisciplinarsi, non lasciarsi andare ed essere presenti a se stessi. Prendere qualche medicina in meno e chiedersi perché quel forte mal di testa o l'ansia, spegnere la televisione o resistere alla curiosità di sapere se il belloccio di turno ha scelto la maiala bionda o la mora, chiedersi se c'è un'informazione celata tra le righe, indignarsi, se serve.
Ma soprattutto quando banchettano con te, quando alzano i calici dopo averti venduto come carne da macello e averti cotto davanti ad uno spot, alzati.
Alzati e disintossicati.



venerdì, maggio 06, 2011

Manifesto per famiglie disastrate

Sono cresciuta credendo che il mio senso della famiglia fosse manchevole e imperfetto. Sono cresciuta percependo intorno a me la preoccupazione che avrei avuto delle difficoltà a capire cosa fosse una famiglia. Sono cresciuta in mezzo a famiglie disastrate.
Una famiglia può essere disastrata e non percepire il suo disagio, può esserlo e vivere immersa nel disagio, può accettarlo e superarlo come può. Il senso del tragico, in questo tipo di famiglie, riesce a toccare vette inimmaginabili e a trasformarsi quanto prima e in modo sorprendente, quando serve, in ironia e spiccato senso comico. È difficile immaginarlo, ma garantisco a nome di tutte le famiglie disastrate.
Le famiglie disastrate non si assomigliano mai tra loro, se non altro. Sono famiglie alternative o non convenzionali, come si usa dire adesso. Non posso confermare per tutte al 100ma in buona percentuale c'è una gran voglia di ridere in queste famiglie alternative, non convenzionali.
Crescere in una famiglia disastrata significa avere qualche piccola proporzionata difficoltà a spiegare per esempio che hai una mamma e due papà, qualche anno dopo due mamme e due papà, poi due mamme e un papà, poi di nuovo due mamme e due papà, otto nonni, una sorella e un fratello, una sorella e due sorelle... si fa un po' fatica a coinvolgere gli estranei.
Crescere in una famiglia disastrata significa che se hai culo e fila tutto liscio, tocca sorbirti solo qualche trasloco in più, hai due camerette, sorelle e fratelli con cui picchiarsi nuovi di zecca, regali di Natale raddoppiati. Se non hai culo... beh... i regali sono raddoppiati lo stesso!
Sono cresciuta tra famiglie disastrate e ne porto i segni come sempre ne porterò i ricordi.
In una famiglia disastrata si fa fatica a capire qual è la tensione sottesa ad un legame. Appare tutto, spesso, fragile, facilmente discutibile e relativo. I punti di riferimento sono meno saldi, per quanto, nel migliore dei casi, la coppia genitoriale ad esempio riesce a mantenere i ruoli, pur non mantenendo il tetto coniugale. La consapevolezza della mancanza di coesione tra i legami, crea una difficoltà intrinseca: quando vedi più volte dei legami sciogliersi tendi a credere che nessun legame può essere forte. Ed è quello che ho pensato di credere anch'io per anni.

La verità però è che per quanto io abbia visto moltiplicarsi in modo anomalo parenti e case, per quanto abbia cambiato panorama, abitudini e visto sciogliere legami più del giusto e del dovuto, il mio senso della famiglia, al contrario di quanto si possa supporre e ritenere, credo sia incredibilmente forte - e oso anche di più, credo sia molto più saldo di quello della maggior parte della gente che ho incontrato nella vita.

Dopo molte riflessioni e dopo un'illuminazione a sorpresa, io voglio pronunciarmi in nome del senso della famiglia, nelle famiglie disastrate.

Crescere in una famiglia disastrata ti insegna ad accettare che non è il sangue o la legge ad unire, ma quell'amore che è per sempre, che scavalca, attraversa e sposta le montagne. Ti insegna che non esistono distanze fisiche o morali perché la presenza di qualcuno nel tuo cuore, nella mente, allontana come spaventapasseri le paure e le incertezze. Una famiglia è prendersi cura delle persone a cui vuoi bene, oltre il tempo e le distanze, dentro ogni singolo momento. Con più difficoltà e impegno è anche la certezza indiscutibile che l'abbandono è una scelta anormale e sempre imprevedibile.
Sono cresciuta da figlia in una famiglia alternativa, osservando donne, mogli e madri attraversare e vincere difficoltà incredibili. Sarò donna, moglie e madre nella mia.
Una famiglia disastrata ti insegna a superare le difficoltà senza dare nulla per scontato, a difendere il tuo patto d'amore. Le famiglie normali felici, non sono quelle che hanno dato per indiscutibile e fisso il loro amore, sono quelle che nella condivisione non hanno mai smesso di viverlo e prometterlo, di custodirlo. Le famiglie normali, sono felici, se hanno saputo mantenere, proteggere, il loro legame, ogni qualvolta qualcosa ne ha minacciato la stabilità. 
Magari se cresci in una famiglia non convenzionale e se per giunta non hai culo, impieghi più tempo del previsto, per capirlo. Magari fai un sacco di errori, li trovi imperdonabili, perché proprio tu non avresti dovuto farli e ti sembra di non poter esser destinato ad altro se non ad una storia disastrata come quella dentro cui i tuoi pensieri hanno preso forma e consistenza.
Magari in un giorno qualunque, come dal nulla, invece, guardando un film e poi un altro, ti accorgi che tu il senso della famiglia ce l'hai dentro. Ed è lì da sempre.
E nessuno può strappartelo.

giovedì, novembre 12, 2009

Manifesto femminista

Quelle donne che sono schiave dell'immaginario maschile,
che vestono solo se alla moda,
che vanno dal parrucchiere una volta di troppo,
che sono sempre a dieta senza averne bisogno,
che non hanno pudore,
che alludendo si mostrano come oggetti sessuali,
che travestono il proprio corpo nudo da creazione artistica,
che non arrossiscono ormai per nulla,
io le disprezzo.

sabato, giugno 06, 2009

Disintossicazione

Che mentre* acquisisco percezione di ogni microscopico muscolo della mia schiena, del mio collo e del mio fondo schiena, ho partorito anche l'ultima avanguardia di questo nuovo millennio.
Ma ho anche coniato un nuovo termine, il torciscollo.

[prima però, un'urgenza informativa, al solito, ha il sopravvento su di me...
oggi e domani votate, votate copiosi, non risparmiatevi e non votate il popolo delle libertà e affiliati, abbiate coraggio.]

* ma quanto mi piace iniziare le frasi a caso? eh? quanto!?!!?





La disintossicazione
manifesto


Che in quest'era di sovraffollamento, di abbondanza, di frenesia, di convergenza, miniaturizzazione e portabilità, si è costantemente esposti a continui influssi.
Alcuni dei più diffusi influssi:
Elettromagnetici
Mediatici
Politici
Geotermici
Psicologici
Economici
Gastronomici
e così via...
L'influsso ti assale alle spalle, mentre tu ti sollazzi in quello stato amebico di attesa, del prossimo influsso. Un influsso si accavalla sull'altro, a volte si mescolano persino, così mentre stai guardando un film d'amore "Influsso Romantico" ecco che ti spunta Berlusconi a Porta a Porta "Influsso Mediatico-Politico", o con miglior linearità, mentre stai piacevolmente conversando con il tuo coinquilino su messenger "Influsso Atarassico" ecco che ti compare la faccia guercia di Bossi sul più bello (ancora una volta) "Influsso Politico-Caricaturale".
*Accettare questa condizione è cosa necessaria e sufficiente per sopravvivere e non lasciarsi prendere dal panico, dunque piuttosto che sollazzarsi nel vizio e nella pia illusione di potervisi sottrarre con incoscienza, bisogna intervenire con l'autodisciplina.*
Autodisciplina in questo caso è controllo della disposizione agli influssi.
Arriva l'influsso e tu sei un bel porcello arrosto, con tanto di mela cotogna in bocca, ripieno di mandorle e canditi, lì disteso sul vassoio da portata. Lui discreto si siede e semplicemente inizia a banchettare con la tua quotidianità.
Eh no!
Ecco allora che il porcello [tu, nda] si alza, si raddrizza sul piedino, fa per sputare la mela, poi ci ripensa le dà un morso e la getta via, si scrolla di dosso mandorle e cedri canditi e quatto quatto, scende dal tavolo per prendere la porta di casa. L'influsso rimane basito, si guarda la mano sporca di grasso, poi guarda ancora il vassoio e la scia di canditi che tu, il porcello, hai lasciato tra il tavolo e il pavimento, ed è lì che accade la magia, si rompe l'incanto.
Perché l'influsso, non è un animale combattivo, non è un mostro assatanato di uomini, l'influsso sta lì, e come insegna la migliore semiotica, attende un destinatario. La forza dell'influsso dipende ovviamente da quanto potente è l'emittente in questione, ma se il destinatario, prontamente, da vero autentico porcello, si sottrae, ecco che l'influsso cambia destinazione e decade.
* Ci sono pro e contro a fronte di una televisione generalista, di una stampa prona al potere e di un sistema economico-sociale spersonalizzante e coatto, c'è la possibilità di sottrarvisi, di leggere tra le righe, di combattere contro l'affermazione della propria identità in seno a se stessi, prima di tutto, e davanti a chi fa l'appello.*
La Disintossicazione è sottrarsi agli influssi, autodisciplinarsi, non lasciarsi andare ed essere presenti a se stessi. Prendere qualche medicina in meno e chiedersi perché quel forte mal di testa o l'ansia, spegnere la televisione o resistere alla curiosità di sapere se il belloccio di turno ha scelto la maiala bionda o la mora, chiedersi se c'è un'informazione celata tra le righe, indignarsi, se serve.
Ma soprattutto quando banchettano con te, quando alzano i calici dopo averti venduto come carne da macello e averti cotto davanti ad uno spot, alzati.
Alzati e disintossicati.



* l'accanimento verbale "Influsso Logorroico" talvolta si impossessa di me...
* ...ma poi mi passa.