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lunedì, giugno 13, 2011

Agli Italiani

All'Italiano che è disilluso e non crede più di poter cambiare le cose, tanto non cambia nulla
All'Italiano che guarda i suoi figli ed è troppo preoccupato di non arrivare alla fine del mese per pensare al loro futuro
All'italiano che ascolta ma è stanco di pensare, tanto è tutto un magna magna
All'Italiano che non si vuole far fregare e non si fida di nessuno
All'Italiano che non capisce nulla di politica e non gliene frega niente, tanto la fanno difficile per non farci capire nulla
All'Italiano che prega perché Dio, Gesù e la Madonna facciano qualcosa per questo Paese
All'Italiano che se può approfittare ne approfitta, tanto ne approfittano tutti
All'Italiano che si alza all'alba torna tardi a casa la sera e non vuole stare a sentire di morti ammazzati e politici corrotti
All'Italiano che aspetta
All'Italiano che non si schiera
All'Italiano che non s'indigna
All'Italiano che non si arrabbia
All'Italiano che il mio amico è candidato alle comunali
All'Italiano che ho un amico assessore se hai bisogno di qualcosa
All'Italiano che perde di vista d'essere rappresentato dai politici prima d'essere governato

A questi Italiani io non auguro d'esser travolti dalle scelte

di chi crede ancora di poter cambiare le cose
di chi ha energie e tempo per preoccuparsi del futuro dei suoi figli
di chi ascolta e non vuole giustificare
di chi tenta sempre di aver fiducia negli altri
di chi si s'informa e si sforza di capire
di chi fa e non aspetta la manna
di chi pur potendo approfittare sa fermarsi un attimo prima
di chi trova del tempo e s'angustia nonostante la giornata di lavoro
di chi non vuole aspettare
di chi si schiera
di chi s'indigna
di chi si arrabbia
di chi vota per chi vale
di chi cerca di non aver bisogno di nessuno
di chi sa d'essere responsabile di questo Paese, con sacrosanti diritti e doveri

a questi Italiani io auguro di sentirsi parte di questo Paese, l'Italia. Che siamo noi.


Vento di Terra - Lago Maggiore, 2009

venerdì, ottobre 09, 2009

Gli asini non volano. Soprattutto in guerra.

"Regalare un po' di gioia ai piccoli in tempi di guerra anche a costo di barare. Nasce così la storia degli asini diventati zebre. I due esemplari autentici sono morti durante l'offensiva israeliana di gennaio a Gaza. Per non deludere i bambini i responsabili dello zoo hanno deciso di utilizzare i due asini a cui sono state disegnate le strisce anche perché, cosa non secondaria, lo zoo non ha fondi per l'acquisto di esemplari autentici". Repubblica.it 09-10-2009




E che nessuno si azzardi a dirmi che questa è solo spettacolarizzazione dei drammi della guerra.
Perché lo so già. E mentre atterrisco, mi commuovo lo stesso.

venerdì, luglio 03, 2009

Ho un fastidioso pelo sulla lingua.

Dopo anni ed anni di studio, di contestazioni, di analisi e riflessioni, quell'avanzare della cultura, quel progresso civile, tanto agognato, atteso, sperato, sembra ancora allontanarsi a grandi passi.
Perché, capiamoci, qui, il problema, non è il governo, la Lega, i Maroni, gli Alemanni o i Calderoli di turno (tutti, poi, un nome un programma), il problema è la gente che ci sta intorno, che mi sta intorno e che sta intorno ogni giorno anche a te. Il cosiddetto popolo degli elettori, questa massa informe composta da molti Polifemi e qualche Argo, che come un Golem ingoia tutto e sforna voti. In qualche periferia meridionale ingoia senza rimorso anche lavatrici, televisori e lavastoviglie qualche mese prima delle elezioni... ma questa, si sa, è un'altra storia.
La gente, dicevo.
Ai comunisti (perché ormai se sei contro, sei un facinoroso o uno sporco comunista), a chi ha pazienza, voglia, energia e tempo, o a chi semplicemente si lascia incuriosire, non mi stancherò mai di dire quanto illuminante sia Zygmunt Bauman (uno sporco ebreo) nelle sue analisi sulla crisi della postmodernità, di cui purtroppo non ci sono versioni integrali gratuite in rete ma solo piccoli estratti.
La gente, vive di televisione, di spesa al mercato, di notizie a grandi titoli sui giornali, di chiacchericcio al tavolo della domenica o del bar, di chiesa e aperitivi, di file al comune e all'asl, di botteghe che cambiano padroni e diventano cinesi. Le gente tra l'altro vive già, in una società multietnica e composita. Il punto è che ancora non lo sa e nessuno viene a dirglielo.
Il problema quindi, e finalmente vengo al punto, non è questo decreto fuori da ogni logica umanitaria di tutela dell'individuo e promozione dell'integrazione, il problema è quel senso sibillino di sollievo, quel malcelato disinteresse confortato dall'autorizzazione alla sospensione del giudizio, quell'appagamento inconsapevole del timore che qualcuno o qualcosa possa sottrarti ciò che ti appartiene o potrebbe appartenerti.
Perché la gente, quella che non compra grandi case ma ha un mutuo a rate, quella che ha un finanziamento per la macchina, il motorino, il frigorifero, che va in vacanza, se va, una volta all'anno, o la gente che ravana tra i resti nelle casse del mercato, fa la fila alle mense per i poveri, o perchè no, anche quella con lo yacht e il suv, che frequenta i locali chic e veste solo grandi firme, ha motivo di temere.
La paura di non riuscire a conquistare quello standard medio-alto (borghese, direbbe il piccolo rosso comunista sulla mia spalla), il timore di essere emarginati ancor oltre il margine, il terrore di non poter soddisfare le aspettative di tuo figlio o della tua compagna, la bramosia di non poter entrare in gara con l'ultimissimo modello di xy, o banalmente la frenesia di ogni giorno che ti porta a non avere il tempo di capire di cosa hai davvero indispensabile bisogno e di cosa puoi fare a meno, vengono scomposte, imbavagliate e ricacciate in fondo alla coscienza.
Perché alla gente, devi insegnare come convogliare la paura, alla gente, devi imboccare il conforto di un timore bello chiaro, alla gente, devi dire contro chi può nutrire apertamente o inconsciamente il suo disprezzo.
Perché la gente, ha bisogno, come nella migliore delle favole, di un'aiutante magico e di un nemico. Perché la gente, non ha tempo e assorbe dall'ambiente, come una spugna, messaggi e soluzioni.
La gente, magari anche tu, in fondo in fondo, senti che non è del tutto affar tuo se un immigrato clandestino sia da oggi punibile penalmente e costretto, se sorpreso in clandestinità, alla detenzione in un cpt fino a 18 mesi... da qualche parte dentro di te, forse pensi pure che se non è riuscito a mettersi in regola, allora con buona possibilità se lo merita persino, di essere punito. Certo, non sai, che la legge Bossi-Fini dal 2002 ha messo in piedi una contraddizione in termini per cui, detto banalmente, se non hai il permesso di soggiorno non lavori e se non lavori non puoi avere il permesso di soggiorno, così come non sai, che anche nelle città dove vi sono i più sostanziosi fondi per l'accoglienza e l'integrazione, gli enti comunali riescono a garantire solo case famiglia dalle pessime condizioni, ai rifugiati e richiedenti asilo politico (il comunistino, bofonchia qualcosa su aerei e macchine di stato, pass e rimborsi, sconti e agevolazioni per la casta).
Certo, fatico e fatichi anche a renderti conto che a fronte di una crisi economica mondiale di cui non risentiranno certamente i più ricchi, di una città tendopoli nel centro Italia di cui qualcuno dovrà assumersi prima o poi il peso e la responsabilità, di giovani senza aspettative stabili di lavoro che scendono a compromessi, di un presidente del consiglio farsesco e mafioso e di un sistema civile in pieno fallimento tale da contemplare la giustizia fai da te, spostare l'attenzione su immigrazione e sicurezza è l'unico modo per mantenere lo status quo.
Perché un'individuo che ha paura, è domato.

giovedì, luglio 02, 2009

Ale - Stilista 1 a 0

Con somma gioia annuncio che la battaglia tra me e l'omonima stilista è volta finalmente al termine con la mia, schiacciante, vittoria.
Sarebbe alchè d'uopo dilungarsi sulle travagliate vicissitudini della vostra eroina ma da brava umile allieva, mi affiderò alle antiche e illuminanti parole del saggio maestro Sun Tzu

"Chi è prudente ed aspetta con pazienza chi non lo è, sarà vittorioso"
Ed io, prudente e caparbia, vinsi sul mio nemico...
non è un caso quindi se da oggi questo blog poggerà le sue fondamenta sul tanto agognato dominio:

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ps. Non è detto che il nuovo indirizzo funzioni su tutti browser ma il buon blogger di google garantisce un automatico redirect al nuovo link. Chi ha feed o blogroll associati al vecchio indirizzo, se ha tempo e pazienza, dovrebbe verificare se riesce ad entrare ed eventualmente aggiornarlo col nuovo.
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sabato, giugno 06, 2009

"Licenza di uccidere"


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...magari!

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[...] "Ciò è avvenuto anche in questi ultimi giorni", continua Cicchitto, "non si venga a parlare a questo proposito di libertà di satira perché si tratta di unilaterali e volgari attacchi politici. E' incredibile che la Rai non eserciti la dovuta vigilanza su questa trasmissione che ha, evidentemente, piena licenza di uccidere, forse a testimonianza che esiste un regime, ma di segno opposto a quello del quale favoleggiano Franceschini e i suoi boys". Ora, conclude l'esponente del Popolo della libertà, "sarebbe bene che la Commissione di Vigilanza si occupasse di una trasmissione tutta politica il cui settarismo, durante tutto l'anno, è al di là di ogni decenza".

martedì, giugno 02, 2009

Oggetti smarriti

Io ho davvero perso il senso delle cose.
L'ho perso come quando perdi un mazzo di chiavi o come quando perdi un orecchino o qualcosa ti cade dalla tasca.

Il 7 e 8 aprile 2009 le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole al «Programma pluriennale relativo all'acquisizione del sistema d'arma Joint Strike Fighter JSF», il progetto che il Governo intende lanciare mediante la produzione e acquisizione di 131 cacciabombardieri JSF completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico e basi operative. Costo stimato: oltre 15 miliardi di euro, da investire nel periodo 2009-2026.

Era l'indomani del terremoto in Abruzzo...
Lavoratori in cassa integrazione...


Mi limito a riportare alcune stime per le alternative di spesa al programma F35.

Con i oltre 15 miliardi di euro complessivi del progetto per il JSF si potrebbe:

Costruire 3.000 asili nido
costo 1 miliardo di € con beneficiari 90.000 bambini da 0 a 3 anni e 50.000 famiglie
Posti di lavoro creati: 20.000

Mettere in sicurezza 1.000 scuole
Costo 3 miliardi di € con beneficiari 380.000 studenti
Posti di lavoro creati: 15.000


Installare 10 milioni di pannelli solari
Costo 8,5 miliardi di € con beneficiarie 300.000 famiglie
Posti di lavoro creati: 80.000


Dare indennità di disoccupazione di 700 € per 6 mesi ai precari con reddito inferiore ai 20.000 €
Costo 2,5 miliardi di € con beneficiarie 800.000 persone

in alternativa a quest'ultima

Ristrutturare il centro storico dell’Aquila, 5.000 case inagibili, l’ospedale e la casa dello studente
Costo 2,5 miliardi di € con beneficiarie 30.000 persone
Posti di lavoro creati: 2.000



Con i 100 milioni di euro di un singolo cacciabombardiere JSF si potrebbe:

Acquistare 20 treni per pendolari
Costo 100 milioni di € con beneficiari 20.000 studenti
Posti di lavoro creati: 1.500

Acquistare 5 Canadair per servizio antincendio
Costo 100 milioni di € con beneficiaria un’area di 200.000 abitanti

Qualora qualcun'altro, adesso, abbia la sensazione di essersi perso qualcosa, troverà ulteriori informazioni su Disarmo.org, Sbilanciamoci.org.



venerdì, aprile 03, 2009

Allarme!

Leggo la seguente notizia "A Foggia autobus differenziati per immigrati e italiani" smentita dallo scrivente in fondo all'articolo, poi chiudo e cambio notizia.
In questo semplice quotidiano gesto, dentro di me...

"ALLARME! ALLARME!" tutti gli omini con i caschetti bianchi, le divise intonse con le strisce azzurre sui fianchi, corrono in agitazione [ndr e poi ditemi che "esplorando il corpo umano" non ha rovinato una generazione] mentre le sirene suonano a tutto spiano e proiettano quella luce zebrata bianca e rossa "ALLAAAARMEEEE! ALLAAARMEEEE!"

...ho pensato:
C@#*!, mentre leggevo, prima di arrivare alla smentita, non sono rimasta per niente sconvolta, anzi, andavo avanti col piglio di chi è rassegnato.

...forse dovrebbero suonare più spesso le sirene della protezione civile in città.

martedì, febbraio 17, 2009

Processo Mills - un post in divenire, o in disgustare (è lo stesso).



Sono disgustata, arrabbiata, sconvolta dall'assoluta indolenza in cui la maggior parte della gente vive e continua a vivere senza rendersi conto di cosa accade in questo paese.
In questo paese, lo ripeto. Non in televisione, l'Italia non è Maria de Filippi, non è Paolo Bonolis, non è Piero Chiambretti, o le sit-com, o i telefilm americani doppiati in italiano, o Mentana, Vespa, Gruber, Santoro, Fede, o le partite di calcio, o i reality show, le tette e i culi delle donne senz'anima che si prostituiscono davanti alle telecamere dei 6 canali televisivi con più audience in Italia. No, non è quella l'Italia. L'Italia te la trovi davanti solo quando metti il naso fuori dalle tue quattro mura, te la trovi in fila al supermercato, o per terra all'uscita del supermercato che chiede l'elemosina, la trovi alla posta, al semaforo, in metropolitana, sull'autobus, in mensa, in una stretta di mano in ufficio, l'Italia sono i discorsi da bar, a scuola, in famiglia.
L'Italia.


L'Italia che non è indignata, spaventata, un paese che non è all'erta e rimane sopito. L'Italia piena di buoni valori e di silenzi omertosi, l'Italia senza più comunisti al governo, L'Italia con sempre più fascisti per strada, l'Italia razzista, ignorante e classista.

Il presidente del consiglio, la più importante carica dello stato italiano*, ha corrotto con 600.000 dollari provenienti dalla Fininvest l'avvocato David Mills per testimoniare il falso in un processo a suo carico.


La Fininvest (ora Mediaset) guadagna anche grazie ai tuoi occhi incollati sulle tette ed i culi delle prostitute mediatiche.


Ma forse, c'è bisogno di ripeterlo. Lo evidenzio in neretto.


Il presidente del consiglio, la più importante carica dello stato italiano*, ha corrotto con 600.000 dollari provenienti dalla Fininvest l'avvocato David Mills per testimoniare il falso in un processo a suo carico.

Per cui ritorno a quanto detto ieri, in questo post...

Anche se ci tengo ancora ad aggiungere...

Da Repubblica.it
nessuna notizia in prima pagina.


Da Corriere.it
nessuna notizia in prima pagina.


Da Unità.it


Mills di questi giorni
di Marco Travaglio

Per il Tribunale di Milano l'avvocato David Mills, ex consulente della Fininvest di Berlusconi, è stato corrotto con 600 mila dollari provenienti dalla Fininvest di Berlusconi per testimoniare il falso in due processi a carico di Berlusconi. Notizia davvero sorprendente, visto che Mills aveva confessato tutto al suo commercialista («ho tenuto Mr B. fuori da un mare di guai nei quali l'avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo») e alla Procura di Milano. Mistero fitto sull'identità di Mr.B, cioè del corruttore. Il sito del Corriere, attanagliato da dubbi atroci, titola: «I giudici di Milano: Mills fu corrotto». Da chi, non è dato sapere. Voci di corridoio parlano di un nano bitumato, che poi era l'altro imputato nel processo, ma è riuscito a svignarsela appena in tempo con una legge incostituzionale, dunque firmata in meno di 24 ore dal Quirinale nell'indifferenza della cosiddetta opposizione. Ora Mills dichiara: «Mi è stato raccomandato di non fare commenti». Da chi, è un mistero. Purtroppo l'ignoto raccomandatore s'è scordato di tappare la bocca anche ai suoi portavoce, che han commentato la sentenza come il condannato fosse lui: «Condanna politica e a orologeria». Anche la Rai s'è regolata come se il corruttore fosse il padrone, cioè il premier: infatti non ha inviato nemmeno una videocamera amatoriale a riprendere la lettura della sentenza. Uomini di poca fede: non hanno capito che Berlusconi non c'entra, che Mills s'è corrotto da solo. Infatti, subito dopo la sentenza, non s'è dimesso il presidente del Consiglio. S'è dimesso il capo dell'opposizione.


Caso Mills, ecco in che stato è l'informazione
di Giovanni Maria Bellu


C’è un modo molto semplice per verificare lo stato dell’informazione, e dunque della democrazia, nel nostro paese: ascoltare con attenzione i telegiornali e leggere i giornali di oggi e di domani. Vedere quanto tempo e quanto spazio viene dato alla sentenza del processo Mills. E anche «come» la notizie viene riferita.Si scoprirà che nei telegiornali – sia pubblici, sia privati – verrà presentata non come un «fatto» ma come un’«opinione». L’opinione di un collegio giudicante. E che la sommaria descrizione del merito della vicenda sarà seguita dai commenti politici. L’ultimo dei quali – a chiusura di questo giro di opinioni attorno all’opinione-sentenza – sarà affidato a un esponente del Pdl o a uno degli avvocati di Berlusconi (ma spesso le due qualità sono riassunte in un singolo soggetto). L’intervistato non entrerà nel merito del caso giudiziario ma dirà che si è trattato di «giustizia a orologeria». Il concetto sarà ripetuto in modo martellante dai telegiornali e, con un po’ di fortuna, sarà possibile – in una conversazione al bar, su un autobus – sentire qualcuno che, senza sapere nulla della vicenda, lo ripeterà in modo testuale: «Giustizia a orologeria». Più complesso il discorso sui quotidiani. Parliamo, naturalmente, dei normali quotidiani di informazione e non di quelli che, per vie politiche o familiari, sono direttamente controllati dal premier. Là si potrà leggere una sintesi abbastanza completa del fatto che, in qualche raro caso, sarà anche accompagnata da un commento. Non di più e, difficilmente, per più di un numero.E se qualcuno – su un giornale non allineato come per esempio l’Unità – oserà insistere sul tema, sarà liquidato come «giustizialista». Nel caso in cui l’inopportuna insistenza fosse espressa in una trasmissione televisiva, saranno inquadrati gli ospiti politicamente vicini al premier che, in quello stesso istante, cominceranno a sorridere con gli occhi rivolti verso l’alto e a scuotere la testa.E’ possibile fare la verifica sullo stato dell’informazione del paese anche seguendo un’altra via. E cioè osservando con attenzione in che modo televisioni e giornali danno la notizia di altre sentenze. Sarà facile scoprire che un imputato per omicidio condannato in primo grado (e dunque ancora presunto innocente) sarà indicato come l’«assassino». E che un extracomunitario, subito dopo l’arresto e dunque in assenza non solo di processo ma anche di rinvio a giudizio, sarà qualificato «stupratore». Nel caso in cui facciate notare l’incongruenza in uno studio televisivo, vi osserveranno con aria perplessa, cominceranno a scuotere la testa, e qualcuno ci definirà «buonista». Non avrete il tempo di dire: «Ma non ero giustizialista?». Si spegnerà la luce.



* da Wikipedia.it - "Il presidente del Consiglio dei Ministri è un organo a rilevanza costituzionale, in quanto previsto dalla Costituzione negli articoli 92, 93, 94, 95 e 96, ed un organo costituzionale, in quanto concorre alla definizione dell'indirizzo politico dello stato in posizione di indipendenza. È comunemente percepita come la più importante carica della Repubblica Italiana, dal punto di vista del potere effettivamente detenuto, anche se, dal punto di vista protocollare, è considerata la quarta."

giovedì, febbraio 12, 2009

Io mi appartengo.

Avevo deciso che non avrei scritto nulla sugli ultimi avvenimenti, che sarebbe stato ben più elegante ed eticamente rispettabile evitare di dover puntualizzare cosa penso in merito. Una puntualizzazione è per sua natura l'evidenza di un bisogno, del bisogno, in questo caso, di precisare e sottolineare laddove c'è confusione e incertezza, ne deriva l'assimilazione scontata dell'idea che in merito a questo argomento ognuno debba, per forza di cose, dire la sua, puntualizzare, appunto. Il che mi è intollerabile.
Purtroppo però faccio fatica ad aggiungere un nuovo post, senza precisare quanto sopra e aggiungere che a mio avviso...

...è un diritto connaturato alla vita stessa, poterne disporre liberamente.
[Cogito ergo sum... diceva qualcuno.]

martedì, febbraio 03, 2009

La Bell'Italia.

E' una vergogna che la CEI trovi opportuno pubblicare questa nota ufficiale

"E' un momento triste per tutti coloro che, credenti o non, hanno a cuore la tutela della persona. Se nessuno può togliere la vita a un altro, togliere la vita a una persona totalmente indifesa è una barbarie"

in merito al caso Eluana Englaro, piuttosto che in riferimento al caso Navtej Singh Sidho.

Una vergogna per i cattolici.
Se fossi cattolica mi vergognerei.


...del resto come dimenticare queste stupende
immagini di soli 8 mesi fa.



lunedì, gennaio 19, 2009

...!?...

Stamattina ho intraletto che i giovani di oggi tornano ad essere scurrili ...e subito ho pensato "quando mai hanno smesso?".

Che poi in un giorno come questo in cui outlook non smette di chiederti autorizzazioni e password senza lasciarti scrivere due righe una di seguito all'altra, piove e non nevica, fa freddo, e poi dentro caldo, e poi di nuovo freddo, la testa ti scoppia, una persona sgradevole continua a crearti problemi di lavoro, hai pranzato solo con mezzo panino perchè al tg nel frattempo parlavano di tumori alla gengiva e tu hai un problemino al riguardo che richiederebbe una visita urgente, hai mallopponi da leggere entro pochissimi giorni, la persona sgradevole continua ad essere ancor più sgradevole, e tutti i numeri di servizio a cui telefoni, verdi, blu o rossi che siano ti mettono in attesa o ti chiudono in faccia...
allora...
diciamolo pure...
a chi non verrebbe la sacrosanta voglia di mandare tutto
a *!@#?...


[...perchè in fondo sono pur sempre una Signora.]

mercoledì, gennaio 07, 2009

post-it

Mannaggia, nel 2008 mi sono scordata di scrivere i miei buoni propositi per il 2009!

mercoledì, novembre 19, 2008

I'm Italian...and...

...CUCU'!


Scrivo in miniatura, per la vergogna...
questo è il post della vergogna.
Mi vergogno che siano le Iene a fare servizi giornalistici interessanti
e degni di un mediocre telegiornale, seppur migliore di qualunque tg italiano.
Mi vergogno che siano le Iene a fare servizi giornalistici interessanti
e che li facciano vestiti da clown, tornando poi con lo stacchetto a sgambettare in minigonna.
Mi vergogno per l'indifferenza generale in cui passano le immagini e le sentenze sul g8 di Genova.
Mi vergogno perchè la tv di stato punta sulla Carrà e mediaset sulle puttanelle da reality show facendo gran audience.
Mi vergogno perchè il Premier stasera ha consigliato ad un concittadino di non pagare più il canone rai...e non ha torto.
Mi vergogno perchè film come Kill Gill vanno in onda alle due di notte e la mattina i giornali fanno guerra sui record di ascolti per i reality show.
Mi vergogno perchè in questo paese non si può decidere liberamente della propria vita e della propria morte ma si ritiene di poter decidere delle sorti e della fame di milioni di immigrati.
Mi vergogno perchè Berlusconi non viene censurato quando dice in diretta che Di Pietro ha messo in prigione tante persone innocenti.
Mi vergogno perchè mi vengono in mente così tante cose di cui vergnarmi che mi da pure noia scriverle tutte.
...e per inciso, CUCU' lo dici a tua sorella.





domenica, ottobre 26, 2008

Intervista al senatore Francesco Cossiga pubblicata sul Quotidiano Nazionale il 23 ottobre 2008

Nei giorni scorsi pur avendo trovato qualche commento e una vignetta particolarmente brillante su questa intervista, non mi ero fermata a cercarne la versione integrale.




Stasera, tra i numerosi siti web che ne riportano traccia, ho trovato, non senza difficoltà, il pdf della pagina del quotidiano.

Trascrizione integrale dell'intervista di Andrea Cangini al senatore a vita Francesco Cossiga.

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitito Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».

Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?
«Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».

Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E' dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».


Articolo pubblicato sul Quotidiano Nazionale

del 23 Ottobre 2008.


Il potere divulgativo di internet è tanto democratico quanto terrificante per potenza ed estensione. Non avevo idea che di tali indecenti dichiarazioni non fosse uscita nemmeno una riga sui principali quotidiani italiani.

Ed un sacco di pensieri affollano disordinati la mente... di cui un ultimo, in coda, paziente...
che forse davvero in Italia accadono cose talmente insipienti, indecenti, incredibili e inverosimili che chiunque, anche un Italiano onesto e normale, per andare avanti e sopravvivere deve chiudere un occhio e di volta in volta dimenticare di averle ascoltate, viste e vissute.

ma ancora un pensiero ritardatario si accoda di fretta e all'ultimo poi di botto si ferma...

per sopravvivere... ho scritto "per sopravvivere".

Il mostro unico



" Cari studenti facinorosi, sono la vostra amata ministra Gelmini. Dopo il cinque in condotta e il maestro unico, ho una nuova idea che potrà risollevare la scuola italiana. Da dove inizia l’istruzione? Dall’asilo. E proprio qui bisogna
intervenire, perché i bambini diventino obbedienti e ligi al dovere.
E le favole, con la loro sovrabbondante fantasia e il loro dissennato spreco di personaggi, li allontanano dal sano realismo e dal doveroso conformismo e alimentano il pericolo del fuori tema, della deboscia, della droga e del bullismo facinoroso.
Perciò per decreto legge istituisco il Mostro Unico.
Sarà proibito leggere favole che contengano più di un mostro o di un cattivo, con
relativo aggravio per la spesa pubblica, e soprattutto si dovrà, in ogni fiaba,
sottolineare la natura perversa, facinorosa e vetero-comunista di questo mostro.

Secondo il DMU (decreto mostro unico) sono proibiti ad esempio Biancaneve e i sette nani, perché Grimilde e la strega sono un costoso e inutile sdoppiamento di personalità nocivo all’immaginario dei giovani alunni, per non parlare dell’ambigua convivenza tra Biancaneve e i sette piccoli operai, di cui uno, Brontolo, sicuramente della Cgil.

Cappuccetto Rosso è ammesso, ma si sottolinei come il cacciatore è evidentemente della Lega e il lupo di origine transilvana e rumena.

Proibito Ali Babà e i quaranta ladroni, ne basta uno. Abolito Peter Pan, troppi pirati che gravano sulle casse dello stato. Abolito Pinocchio, anche accorpando il gatto e la volpe in un unico animale, restano il vilipendio ai carabinieri e il chiaro riferimento a Mediaset del paese dei balocchi.

Ammesso Pollicino ma dovrà chiamarsi Allucione ed essere alto uno e settanta, per non costituire un palese sberleffo al nostro amato presidente del consiglio.

Proibito Hansel e Gretel, perché i mostri sono due, la madre e la strega, e inoltre si parla troppo di crisi economica.

Proibito il brutto anatroccolo. Se uno è brutto, lo è per motivi genetici e tale resterà. Inoltre Andersen era gay.Parimenti proibito il gatto con gli stivali per la connotazione sadomaso.

Proibita, anzi proibitissima Cenerentola. Le cattive sono tre e assomigliano tutte a me. Cioè alla vostra ministra superficiale, impreparata e ciarliera.
Ma la vostra Ministra Unica."

domenica, giugno 15, 2008

Intercettazioni: e allora arrestateci tutti

di MARCO TRAVAGLIO

L’altro giorno, fingendo di avanzare un’«ipotesi di dottrina», Giovanni Sartori ha messo in guardia sulla Stampa dai «dittatori democratici» e ha spiegato: «Con Berlusconi il nostro resta un assetto costituzionale in ordine, la Carta della Prima Repubblica non è stata abolita. Perché non c’è più bisogno di rifarla: la si può svuotare dall’interno».

«Si impacchetta la Corte costituzionale, si paralizza la magistratura. si può lasciare tutto intatto, tutto il meccanismo di pesi e contrappesi. E di fatto impossessarsene, occuparne ogni spazio. Alla fine rimane un potere 'transitivo' che traversa tutto il sistema politico e comanda da solo». Non poteva ancora sapere quel che sarebbe accaduto l'indomani: il governo non solo paralizza la magistratura, ma imbavaglia anche l'informazione abolendo quella giudiziaria. E, per chi non avesse ancora capito che si sta instaurando un regime, sguinzaglia pure l'esercito per le strade. Nei giorni scorsi abbiamo illustrato i danni che il ddl Berlusconi-Ghedini-Alfano sulle intercettazioni provocherà sulle indagini e i processi. Ora è il caso di occuparci di noi giornalisti e di voi cittadini, cioè dell'informazione. Che ne esce a pezzi, fino a scomparire, per quanto riguarda le inchieste della magistratura. Il tutto nel silenzio spensierato e irresponsabile delle vestali del liberalismo e del garantismo un tanto al chilo. Che, anzi, non di rado plaudono alle nuove norme liberticide. Non si potrà più raccontare nulla, ma proprio nulla, fino all'inizio dei processi. Cioè per anni e anni. Nemmeno le notizie «non più coperte da segreto», perché anche su quelle cala un tombale «divieto di pubblicazione» che riguarda non soltanto gli atti e le intercettazioni, ma anche il loro «contenuto». Non si potrà più riportarli né testualmente né «per riassunto». Nemmeno se non sono più segreti perché notificati agli indagati e ai loro avvocati. Niente di niente. L'inchiesta sulla premiata macelleria Santa Rita, con la nuova legge, non si sarebbe mai potuta fare. Ma, anche se per assurdo si fosse fatta lo stesso, i giornali avrebbero dovuto limitarsi a comunicare che erano stati arrestati dei manager e dei medici: senza poter spiegare il perché, con quali accuse, con quali prove.

Anche l'Italia, come i regimi totalitari sudamericani, conoscerà il fenomeno dei desaparecidos: la gente finirà in galera, ma non si saprà il perché. Così, se le accuse sono vere, le vittime non ne sapranno nulla (i famigliari dei pazienti uccisi nella clinica milanese, che stanno preparando una class action contro i medici assassini, sarebbero ignari di tutto e lo resterebbero fino all'apertura del processo, campa cavallo). Se le accuse invece sono false (come nel caso di Rignano Flaminio, smontato dalla libera stampa), l'opinione pubblica non potrà più sapere che qualcuno è stato ingiustamente arrestato, né come si difende: insomma verrà meno il controllo democratico dei cittadini sulla Giustizia amministrata in nome del popolo italiano.

Chi scrive qualcosa è punito con l'arresto da 1 a 3 anni e con l'ammenda fino a 1.032 euro per ogni articolo pubblicato. Le due pene - detentiva e pecuniaria - non sono alternative, ma congiunte. Il che significa che il carcere è sempre previsto e, anche in un paese dov'è difficilissimo finire dentro (condizionale fino a 2 anni, pene alternative fino a 3), il giornalista ha ottime probabilità di finirci: alla seconda o alla terza condanna per violazione del divieto di pubblicazione (non meno di 9 mesi per volta), si superano i 2 anni e si perde la condizionale; alla quarta o alla quinta si perde anche l'accesso ai servizi sociali e non resta che la cella. Checchè ne dica l'ignorantissimo ministro ad personam Angelino Alfano.

E non basta, perché i giornalisti rischiano grosso anche sul fronte disciplinare: appena uno viene indagato per aver informato troppo i suoi lettori, la Procura deve avvertire l'Ordine dei giornalisti affinchè lo sospenda per 3 mesi dalla professione. Su due piedi, durante l'indagine, prim'ancora che venga eventualmente condannato. A ogni articolo che scrivi, smetti di lavorare per tre mesi. Se scrivi quattro articoli, non lavori per un anno, e così via.Così ti passa la voglia d'informare. Anche perché, oltre a pagare la multa, finire dentro e smettere di lavorare, rischi pure di essere licenziato. D'ora in poi le aziende editoriali dovranno premunirsi contro eventuali pubblicazioni di materiale vietato, con appositi modelli organizzativi, perché il «nuovo» reato vien fatto rientrare nella legge 231 sulla responsabilità giuridica delle società. Significa che l'editore, per non vedere condannata anche la sua impresa, deve dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni contro le violazioni della nuova legge. Come? Licenziando i cronisti che pubblicano troppo e i direttori che glielo consentono. Così usciranno solo le notizie che interessano agli editori:quelle che danneggiano i loro concorrenti o i loro nemici (nel qual caso l'editore si sobbarca volentieri la multa salatissima prevista dalla nuova legge, da 50 mila a 400 mila euro per ogni articolo, e accetta di buon grado il rischio di veder finire in tribunale la sua società). La libertà d'informazione dipenderà dalle guerre per bande politico-affaristiche tra grandi gruppi. E tutte le notizie non segrete non pubblicate? Andranno ad alimentare un sottobosco di ricatti incrociati e di estorsioni legalizzate: o paghi bene, o ti sputtano. Ultima chicca: il sacrosanto diritto alla rettifica di chi si sente danneggiato o diffamato, già previsto dalla legge attuale, viene modificato nel senso che la rettifica dovrà uscire senza la replica del giornalista. Se Tizio, dalla cella di San Vittore, scrive al giornale che non è vero che è stato arrestato, il giornalista non può nemmeno rispondere che invece è vero, infatti scrive da San Vittore. A notizia vera si potrà opporre notizia falsa, senza che il lettore possa più distinguere l'una dall'altra. Tutto ciò, s'intende, se i giornalisti si lasceranno imbavagliare senza batter ciglio.

Personalmente, annuncio fin d'ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d'indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato. Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all'articolo 21 della Costituzione e all'articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e le libertà fondamentali («Ogni persona ha diritto alla libertà d'espressione. Tale diritto include la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche», con possibili restrizioni solo in caso di notizie «riservate» o dannose per la sicurezza e la reputazione). Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me e che la Federazione della Stampa, l'Unione Cronisti, l'associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti.

La parrucca del Re Sole che governa il Bel Paese

di EUGENIO SCALFARI

"BERLUSCONI vuole dimostrare che per governare la crisi italiana è costretto per necessità a separare lo Stato dal diritto. Come se il Paese attraversasse una terra di nessuno. Il soldato come questurino, il giudice come chierico, il giornalista come laudatore: sono le tre figure di una scena politica che minaccia di trasformare il senso della nostra forma costituzionale. Sono i fantasmi di un tempo sospeso dove il governo avrà più potere e il cittadino meno diritti, meno sicurezza, meno garanzie". Così ha scritto ieri Giuseppe D'Avanzo su questo giornale.

Purtroppo questo suo giudizio fotografa esattamente la realtà. Non sarà fascismo, ma certamente è un allarmante "incipit" verso una dittatura che si fa strada in tutti i settori sensibili della vita democratica, complici la debolezza dei contropoteri, la passività dell'opinione pubblica e la sonnolenta fragilità delle opposizioni.

Questa sempre più evidente deriva democratica, che si è profilata fin dai primi giorni della nuova legislatura ed è ormai completamente dispiegata davanti ai nostri occhi, ha trovato finora il solo argine del capo dello Stato. Giorgio Napolitano sta impersonando al meglio il suo ruolo di custode della Costituzione. L'ha fatto con saggezza e fermezza, dando il suo consenso alle iniziative del governo quando sono state dettate da necessità reali come nella crisi dei rifiuti a Napoli, ma lo ha negato nei casi in cui le emergenze erano fittizie e potevano insidiare la correttezza dei meccanismi costituzionali. Sarebbe tuttavia sbagliato addossare al presidente della Repubblica il peso esclusivo di arginare quella deriva: se la dialettica si riducesse soltanto al rapporto tra il Quirinale e Palazzo Chigi la partita non avrebbe più storia e si chiuderebbe in brevissimo tempo. Bisognerà dunque che altre forze e altri poteri entrino in campo.

Bisogna denunciare e fermare la militarizzazione della vita pubblica italiana della quale l'esempio più clamoroso si è avuto con i provvedimenti decisi dal Consiglio dei ministri di venerdì sulla sicurezza e sulle intercettazioni: due supposte emergenze gonfiate artificiosamente per distrarre l'attenzione dalle urgenze vere che angustiano gran parte delle famiglie italiane.

E' la prima volta che l'Esercito viene impegnato con funzioni di pubblica sicurezza. Quando fu assassinato Falcone e poi, a breve distanza di tempo, Borsellino, contingenti militari furono inviati in Sicilia per presidiare edifici pubblici alleviando da quelle mansioni la Polizia e i Carabinieri affinché potessero dedicarsi interamente alla lotta contro una mafia scatenata.

Ma ora il ruolo che si vuole attribuire alle Forze Armate è del tutto diverso: pattugliamento delle città con compiti di pubblica sicurezza e quindi con poteri di repressione, arresto, contrasti a fuoco con la delinquenza.

Che senso ha un provvedimento di questo genere? Quale utilità ne può derivare alle azioni di contrasto contro la malavita? La Polizia conta ben oltre centomila effettivi, altrettanti ne conta l'Arma dei carabinieri e altrettanti ancora la Guardia di finanza. Affiancare a queste forze imponenti un contingente di 2.500 soldati è privo di qualunque utilità.

Se il governo si è indotto ad una mossa tanto inutile quanto clamorosa ciò è avvenuto appunto per il clamore che avrebbe suscitato. Tanto grave è l'insicurezza delle nostre città da render necessario il coinvolgimento dell'Esercito: questo è il messaggio lanciato dal governo. E insieme ad esso l'eccezionalità fatta regola: si adotta con una legge ordinaria una misura che presupporrebbe la dichiarazione di una sorta di stato d'assedio, di pericolo nazionale.
Un provvedimento analogo fu preso dal governo Badoglio nei tre giorni successivi al 25 luglio del '43 e un'altra volta nel '47 subito dopo l'attentato a Togliatti. Da allora non era più avvenuto nulla di simile: la Pubblica sicurezza nelle strade, le Forze Armate nelle caserme, questa è la normalità democratica che si vuole modificare con intenti assai più vasti d'un semplice quanto inutile supporto alla Pubblica sicurezza.

***

Il disegno di legge sulle intercettazioni parte dalla ragionevole intenzione di tutelare con maggiore efficacia la privatezza delle persone senza però diminuire la capacità investigativa della magistratura inquirente.

Analoghe intenzioni avevano ispirato il ministro della Giustizia Flick e dopo di lui il ministro Clemente Mastella, senza però che quei provvedimenti riuscissero a diventare leggi per la fine anticipata delle rispettive legislature.

Adesso presumibilmente ci si riuscirà ma anche in questo caso, come per la sicurezza, il senso politico è un altro rispetto alla "ragionevole intenzione" cui abbiamo prima accennato. Il senso politico, anche qui, è un'altra militarizzazione, delle Procure e dei giornalisti.

Le Procure. Anzitutto un elenco dei reati perseguibili con intercettazioni. Solo quelli, non altri. E' già stato scritto che lo scandalo di Calciopoli non sarebbe mai venuto a galla senza le intercettazioni. Così pure le scalate bancarie dei "furbetti". Ma moltissimi altri. Per chiudere sul peggiore di tutti: la clinica milanese di Santa Rita, giustamente ribattezzata la clinica degli orrori.

Le intercettazioni poi non possono durare più di tre mesi. Non c'è scritto se rinnovabili e dunque se ne deduce che rinnovabili non saranno. Cosa Nostra, tanto per fare un esempio, è stata intercettata per anni e forse lo è ancora. Tre mesi passano in un "fiat", lo sappiamo tutti.

I giornalisti e i giornali. C'è divieto assoluto alla pubblicazione di notizie fin all'inizio del dibattimento. Il deposito degli atti in cancelleria non attenua il divieto. Perché? Se le parti in causa o alcune di esse vogliono pubblicizzare gli atti in loro possesso ne sono impedite. Perché? Non si invochi la presunzione di innocenza poiché se questa fosse la motivazione del divieto bisognerebbe aspettare la sentenza definitiva della Cassazione. Dunque il motivo della secretazione è un altro, ma quale?

In realtà il divieto non è soltanto contro giornali e giornalisti ma contro il formarsi della pubblica opinione, cioè contro un elemento basilare della democrazia. Il caso del Santa Rita ha acceso un dibattito sull'organizzazione della Sanità, sul ruolo delle cliniche convenzionate rispetto al Servizio sanitario nazionale. Dibattito di grande rilievo che potrebbe aver luogo soltanto all'inizio del dibattimento e cioè con il rinvio a giudizio degli imputati.

L'eventuale archiviazione dell'istruttoria resterebbe ignota e così mancherebbe ogni controllo di opinione sul motivo dell'archiviazione e su una possibile critica della medesima. Così pure su possibili differenze di opinione tra i magistrati inquirenti e l'ufficio del Procuratore capo, sulle avocazioni della Procura generale, su mutamenti dei sostituti assegnatari dell'inchiesta. Su tutti questi passaggi fondamentali la pubblica opinione non potrebbe dire nulla perché sarebbe tenuta all'oscuro di tutto.

Sarà bene ricordare che il maxi-processo contro "Cosa Nostra" fu confermato in Cassazione perché fu cambiato il criterio di assegnazione dei processi su iniziativa del ministro della Giustizia dell'epoca, Claudio Martelli, allertato dalla pressione dei giornali in allarme per le pronunce reiterate dell'allora presidente di sezione, Carnevale. Tutte queste vicende avvennero sotto il costante controllo della stampa e della pubblica opinione allertata fin dalla fase inquirente. Falcone e Borsellino non erano giudici giudicanti ma magistrati inquirenti. Mi domando se avrebbero potuto operare con l'efficacia con cui operarono senza il sostegno di una pubblica opinione esaurientemente informata.

Le gravi penalità previste da questa legge nei confronti degli editori costituiscono un gravame del quale si dovrebbero attentamente valutare gli effetti sulla libertà di stampa. Esso infatti conferisce all'editore un potere enorme sul direttore del giornale: in vista di sanzioni così gravose l'editore chiederà a giusto titolo di essere preventivamente informato delle decisioni che il direttore prenderà in ordine ai processi. Di fatto si tratta di una vera e propria confisca dei poteri del direttore perché la responsabilità si sposta in testa al proprietario del giornale.

Si militarizza dunque il giudice, il giornalista ed anche la pubblica opinione.

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Ha ragione il collega D'Avanzo nel dire che questi provvedimenti stravolgono la Costituzione. Identificano di fatto lo Stato con il governo e il governo con il "premier". Se poi si aggiunge ad essi il famigerato lodo Schifani, cioè il congelamento di tutti i processi nei confronti delle alte cariche dello Stato, l'identificazione diventa totale.

Qui il nostro discorso arriva ad un punto particolarmente delicato e cioè al tema dell'opposizione parlamentare.

Parlo di tutte le opposizioni politiche. Ma in particolare parlo del Partito democratico.

Negli ultimi giorni il Pd e Veltroni quale leader di quel partito hanno assunto su alcune questioni di merito atteggiamenti di energica critica nei confronti del governo. La luna di miele di Berlusconi è ancora in pieno corso con l'opinione pubblica e con la maggior parte dei giornali ma è già svanita in larga misura con il Partito democratico. Salvo un punto fondamentale, più volte ribadito da Veltroni: il dialogo deve invece continuare sulle riforme istituzionali e costituzionali.
E' evidente che questa "riserva di dialogo" condiziona inevitabilmente il tono complessivo dell'opposizione. Le riforme istituzionali e costituzionali sono di tale importanza da trasformare in "minimalia" i contrasti di merito su singoli provvedimenti. Tanto più che Tremonti chiede all'opposizione di procedere "sottobraccio" per quanto attiene alla strategia economica; ecco dunque un'ulteriore "riserva di dialogo". Sembrerebbe, questa, una novità a tutto vantaggio dell'opposizione ma non è così. La politica economica italiana dovrà svolgersi nei prossimi anni sotto l'occhio vigile delle Autorità europee. Che ci piaccia o no, noi siamo di fatto commissariati da Bruxelles.

Tremonti dovrà assumere responsabilità impopolari. Necessarie, ma impopolari e vuole condividere con l'opposizione quell'impopolarità.

Intanto, nel merito delle riforme, Berlusconi procede come si è detto e visto, alla militarizzazione del sistema. "L'Etat c'est moi" diceva il Re Sole e continuarono a dire i suoi successori fin quando scoppiò la rivoluzione dell'Ottantanove.
Voglio qui ricordare che uno dei modi, anzi il più rilevante, con il quale l'identificazione dello Stato con la persona fisica del Re si realizzò fu l'asservimento dei Parlamenti al volere della Corona. Gli editti del Re per entrare in vigore avevano bisogno della registrazione dei Parlamenti e soprattutto di quello di Parigi. Questa era all'epoca la sola separazione di poteri concepita e concepibile. Ma il re aveva uno strumento a sua disposizione: poteva ordinare ai Parlamenti la registrazione dell'editto. Di fronte all'ordine scritto del Sovrano il Parlamento registrava "con riserva" e l'editto entrava in funzione. Di solito quest'ordine veniva dato molto di rado ma col Re Sole e con i suoi successori diventò abituale. Quando i Parlamenti si ribellarono ostinandosi a non obbedire il Re li sciolse. Il corpo del Re prevalse sulla labile democrazia del Gran Secolo.

Il Re Sole. Ma qui il sole non c'è. C'è fanghiglia, cupidigia, avventatezza, viltà morale. Corteggiamento dell'opposizione. Montaggio di paure e di pulsioni. Picconamento quotidiano della Costituzione.
Quale dialogo si può fare nel momento in cui viene militarizzato il Paese nei settori più sensibili della democrazia? Il Partito democratico ha un solo strumento per impedire questa deriva: decidere che non c'è più possibilità di dialogo sulle riforme per mancanza dell'oggetto. Se lo Stato viene smantellato giorno per giorno e identificato con il corpo del Re, su che cosa deve dialogare il Pd? E' qui ed ora che il dialogo va fatto, la militarizzazione va bloccata. Le urgenze e le emergenze vanno trasferite sui problemi della società e dell'economia.

"In questo nuovo buon clima si può fare molto e molto bene" declama la Confindustria di Emma Marcegaglia. Qual è il buon clima, gentile Emma? Quello dei pattuglioni dei granatieri che arrestano gli scippatori e possono sparare sullo zingaro di turno? Quello dell'editore promosso a direttore responsabile? Quello del magistrato isolato da ogni realtà sociale e privato di "libero giudizio"? Quello dei contratti di lavoro individuali? E' questo il buon clima?

Ricordo che quando furono pubblicati "on line" gli elenchi dei contribuenti ne nacque un putiferio. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate, autore di tanto misfatto, fu incriminato e si dimise. Ma ora il ministro Brunetta pubblica i contratti di tutti i dirigenti pubblici e le retribuzioni di tutti i consulenti e viene intensamente applaudito e incoraggiato. Anch'io lo applaudo e lo incoraggio come ho applaudito allora Visco e Romano. Ma perché invece due pesi e due misure? La risposta è semplice: per i pubblici impiegati si può.

E' questo il buon clima? Attenti al risveglio, può essere durissimo. Può essere il risveglio d'un paese senza democrazia. Dominato dall'antipolitica. Dall'anti-Europa. Dall'anarchia degli indifferenti e dalla dittatura dei furboni.

Io trovo che sia un pessimo clima.

15 Giugno 2008

sabato, giugno 14, 2008

L'eccezione è la regola

di GIUSEPPE D'AVANZO

Berlusconi è intenzionato a dimostrare che - per governare la crisi italiana, come vuole che noi l'immaginiamo - è costretto per necessità a separare lo Stato dal diritto, la decisione dalla legge, l'ordine giuridico dalla vita. Come se il Paese attraversasse una terra di nessuno. Così critica, oscura e sinistra da rendere urgente e senza alternative un potere di regolamentazione così esteso da modificare e abrogare con decreti le leggi in vigore.

Con il "decreto sicurezza" (alla voce immigrati) e con il "decreto Napoli", è stato chiaro che Berlusconi intende muoversi in uno "stato di eccezione". Ha deciso di esercitare il suo potere secondo un tecnica che gli impone di creare - volontariamente e in modo artefatto - una necessità dopo l'altra, giorno dopo giorno, quale che siano le priorità più autentiche e dolorose del Paese. Nonostante quel che si può pensare, infatti, la necessità non è una situazione oggettiva, implica soltanto un giudizio o una valutazione personale. In fondo, sono straordinarie e urgenti soltanto le circostanze definite tali: quel che, come tali, definisce il Cavaliere.

Il quinto consiglio dei Ministri del Berlusconi IV ha dichiarato l'assoluta necessità di ridimensionare l'azione dei giudici; di limitare il diritto di cronaca; di declinare le ragioni dello Stato con l'esibizione, la forza, le armi dell'Esercito. E' finora il caso più emblematico ed esplicito di quel che abbiamo definito la "militarizzazione della politica". Non è mai avvenuto in Italia che i soldati fossero chiamati a far fronte all'ordine pubblico o al controllo delle città. Nemmeno nei terribili mesi che seguirono alla morte di Falcone e Borsellino, all'aperta sfida lanciata contro lo Stato dalla Cosa Nostra di Totò Riina. In quell'occasione, l'Esercito si limitò a proteggere, con "posti fissi", gli edifici pubblici e i luoghi "sensibili" liberando dall'impegno non investigativo le forze di polizia. La decisione del governo di "parificare" 2.500 soldati "agli agenti di pubblica sicurezza" con "compiti di pattugliamento e perlustrazione" delle città inaugura una nuova, inedita stagione. Evocando ragioni (necessità) di "ordine pubblico" e "sicurezza" avvicina, sovrappone il diritto alla violenza. Assegnata all'Esercito, altera il suo segno la funzione amministrativa della polizia, chiamata a rendere esecutivo il diritto. Quella funzione e presenza si fa intimidazione. Non solo per chi trasgredisce, ma per tutti coloro che non credono "democratico" che il governo sostenga le sue decisioni con la violenza.

Nello slittamento del legittimo esercizio del potere verso un arbitrario diritto della forza, come non avvertire il rischio che chiunque dissenta sia considerato un "criminale" perché avversario di una "decisione assoluta" che sola può assicurare la "governabilità" e l'uscita dalla crisi? Non è questa l'idea politica, il paradigma di governo, addirittura il fondo sublogico che consiglia a Berlusconi di intervenire anche contro la magistratura limitando l'uso delle intercettazioni o contro l'informazione, promettendo il carcere a chi pubblica il testo o il riassunto di "un ascolto"?

Magistratura e informazione, i due ordini che, in un'equilibrata architettura di checks and balances, sono le istituzioni di controllo dei poteri, diventano in questo quadro i pericolosi agenti attivi e degenerati del declino da affrontare. "Nemici", perché impediscono al sovrano di governare, perché sorvegliano le sue decisioni e quella vigilanza è un ostacolo che crea uno status necessitatis, l'urgenza di un provvedimento legislativo che Berlusconi avrebbe voluto con immediata forza di legge. E' stato costretto a una marcia indietro dal capo dello Stato e, dalla Lega, a una correzione che autorizza le intercettazioni anche per i reati contro la pubblica amministrazione. Ma il disegno di legge, se non sarà corretto in Parlamento, dissemina l'iter investigativo e la sua efficacia di intralci, intoppi, legacci, esclusioni, vuoti, bizzarri obblighi (se l'indagato è un vescovo bisognerà avvertire il segretario di Stato vaticano, cioè il ministro di un altro Stato).

Sono ostacoli che salvaguardano le pratiche più spregiudicate dei colletti bianchi, rendono più fragile la sicurezza dei più deboli, senza proteggere davvero alcuna privacy. I corifei del sovrano diffondono numeri farlocchi sul passato, mai spiegano perché non chiudono le falle nella rete dei gestori di telefonia, venute alle luce con l'affare Telecom. Né svelano all'opinione pubblica come e se daranno mai conto dell'uso delle "intercettazioni preventive" che oggi, al di fuori del processo penale e di ogni tipo di controllo giurisdizionale, possono essere effettuate dalle polizie e, dal 2005, anche dai servizi segreti su delega del presidente del Consiglio con l'autorizzazione del procuratore presso la Corte d'Appello.

Non è la privacy del cittadino che interessa a Berlusconi. Gli interessa soltanto la sua privacy e la sua immagine, l'annullamento di un paio di conversazioni con Agostino Saccà, l'oblio di altre in cui di lui si parla. Intende creare una sorta di "diritto positivo della crisi" che impone al giudice di che cosa occuparsi in ossequio alla funzionalità della decisione politica, presentata come necessaria e univoca. Vuole giornalisti silenziosi, intimiditi dalla minaccia del carcere. Vuole editori spaventati dalle possibili, gravi penitenze economiche.

Il soldato come questurino, il giudice come chierico, il giornalista come laudatore sono le tre figure di una scena politica che minaccia di trasformare radicalmente la struttura e il senso della nostra forma costituzionale. Sono i fantasmi di un tempo sospeso dove il governo avrà più potere e il cittadino meno diritti, meno sicurezza, meno garanzie.

14 Giugno 2008