La ruga è a fianco al mio occhio sinistro, è molto carina, è arrivata questa estate. Guidare no, l’ho imparato qualche anno fa, a dire il vero.
Ho aspettato molti anni la mia prima ruga, un po’ come si aspetta il primo bacio, il primo appuntamento, il primo matrimonio, la laurea. L’ho aspettata con un po’ di paura, già che il tempo a quel punto era davvero passato, ma pure fiera, con un po’ d’anticipo.
Sono arrivata fin qui. In macchina pure. Ma per lo più sui miei piedi, le mie spalle, le mie gambe. C’è tutta me e tutta intera, garantisco.
Qualche pezzo è rimasto indietro, non di me, si capisce. Qualche amico stronzo, la zia pure, quel fidanzatino che non mi ricordo mai di contare quando li conto. Anche tante città e sì, pure i pantaloni del piagiamino scozzese zerododici benetton (regalo della zia).
Altri sono rimasti qui più a lungo, non avevo mica voglia di lasciare indietro tutto.
Ho tenuto la voglia dei viaggi, la passione per le piante, i rametti, le conchiglie, le violette, scrivere, la lettura, e le cose curiose per terra. Ho tenuto l'attesa.
Quell'attesa un po' sciocca, infantile, che qualcosa di sorprendente sarebbe successo, una chiamata, una chiesa, i giardini, le peonie, una rivoluzione al cuore che, si sa, sarebbe arrivata. La più lunga della mia vita, un'attesa lunghissima che è finita, eppure sembra ugualmente non finire mai.
Ho fatto tanti incidenti, non in macchina per carità, ma del cuore e diplomatici di certo. Ho corso contro paure che non si sono mai presentate, ho rincorso come una matta una pace che banalmente era nascosta dentro di me.
Va detto pure che correre mi piace un sacco, ma la verità è che forse cerco solo di non farmi acchiappare dai rimpianti.
E per fortuna ancora non si son visti.
E poi è arrivata la ruga. Lì, al lato dell'occhio sinistro, carina, mi dice dei miei sorrisi, o forse che avrei dovuto evitare di strizzare gli occhi in pieno sole.
Mia nonna, ennesimo pezzo rimasto indietro per fortuna, me lo diceva sempre "non strizzare gli occhi che ti fai brutta". Non ho mai capito perché strizzare gli occhi mi avrebbe fatto diventare brutta, ma il siciliano si sa è lingua immaginifica e allora io, che non sono da meno, per tutta una vita mi sono chiesta quando sarebbero arrivate queste orribili rughe che mi avrebbero fatto diventare davvero brutta.
Nel frattempo, indomita, ho continuato a strizzarli e le rughe lì arricciate a sparire poco dopo.
Anni fa ho persino elaborato una teoria, una convinzione, che il calco del mio viso e le rughe più affollate avrebbero riflesso le mie espressioni più frequenti. E allora via a frenare le lacrime, a cambiare strada quando stavo per imboccare scelte sbagliate, a sorridere ai passanti, a conservare l'entusiasmo dopo i tragitti più emozionanti. Ho sempre preso sul serio le mie rughe, già che non potevo sopportare di avere per il resto della vita il volto triste.
Quest'estate ho guardato tantissime cose senza occhiali da sole e settembre è stato il mese della ruga.
Mi sono chiesta per tantissimi giorni se stavolta, almeno una, sarebbe rimasta a ricordarmi di non strizzare gli occhi al sole, di avere pazienza verso il passato che è dentro di me, a ricordarmi di prendere per mano la me bambina e dirle che sarà sempre bella se rispetterà l'entusiasmo del suo cuore.
Ma siamo in autunno, e senza nemmeno riuscire ad affezionarmi, è già sparita.