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mercoledì, maggio 09, 2018

E chissà se si può capire che milioni di rose non profumano mica, se non sono i tuoi fiori a fiorire.

Da quel giorno le peonie hanno avuto uno strano incanto.
E non succede mai, ma queste sfiorendo sono diventate bianche come la neve.
È fiorita l'ultima.

Sono passati sette anni.





giovedì, luglio 07, 2016

Ho imparato a stare in silenzio quando ho il cuore ferito.
Ho imparato ad alzarmi al mattino anche senza conforto.
Ho imparato a parlare senza la voce rotta durante il giorno anche se un nodo mi stringe in gola.
Ho imparato a sedermi alla mia scrivania in ufficio invece di restare a letto tutto il giorno.
Ho imparato che c'è sempre una porta dietro cui appoggiarmi quando non mi riesce di tenere a posto le lacrime.
Ho imparato a scrollarmi di dosso le malinconie inutili, e anche quelle utili, che non ho tempo da perdere.
Ho imparato che ho paura e saperlo è il mio esorcismo più prezioso.
Ho imparato che se ferisco il male più doloroso è il mio.
Ho imparato che se qualcuno viene ferito ci va sempre di mezzo qualcun altro.
Ho imparato che se mi feriscono, a volte è più importante che qualcun altro non lo sappia.
Ho imparato che prima di urlare, bisogna riflettere se c'è qualcuno che ascolta.
Ho imparato a cucinare anche se non ho fame, ad andare da sola in ospedale.
Ho imparato a restare dritta e in piedi anche se non ho due gambe alte a cui aggrapparmi e una pancia morbida su cui poggiare la testa.

È stato difficilissimo imparare.


mercoledì, luglio 23, 2014

Sfiorarsi

Se potessi toccare il mistero che è in me, in lui, lei...
Se potessi per un attimo, uno soltanto, avvicinarti talmente tanto da poterlo sfiorare... come ti avvicineresti?

Perché vedi, sfiorare qualcuno è difficilissimo. Ci sono segni, spiragli, angoli bui e porte da attraversare.
Io deliberatamente divento un labirinto. Io non mi lascio attraversare dritta. Lascio aperta ogni via di fuga però, porte d'uscita spalancate.

Se potessi, tu come faresti?
Non è materia fluida o inconsistente il mistero che tu e io ci portiamo dentro, per quanto nascosto, è pulsante e denso.
Io divento un labirinto, perché devo essere sicura che davvero vuoi, se arrivi a sfiorarmi.



[re-edit]

mercoledì, luglio 09, 2014

giovedì, luglio 04, 2013

Quando il bambino era bambino

Il cielo sopra Berlino
Quando il bambino era bambino di Peter Handke

Quando il bambino era bambino,
se ne andava a braccia appese.
Voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente;
e questa pozza, il mare.
Quando il bambino era bambino,
non sapeva d'essere un bambino.
Per lui tutto aveva un'anima, e tutte le anime erano tutt'uno.
Quando il bambino era bambino,
su niente aveva un'opinione.
Non aveva abitudini.
Sedeva spesso a gambe incrociate,
e di colpo sgusciava via.
Aveva un vortice tra i capelli,
e non faceva facce da fotografo.
Quando il bambino era bambino,
era l'epoca di queste domande.
Perché io sono io, e perché non sei tu?
Perché sono qui, e perché non sono lí?
Quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio?
La vita sotto il sole, é forse solo un sogno?
Non é solo l'apparenza di un mondo davanti a un mondo,
quello che vedo, sento e odoro?
C'é veramente il male e gente veramente cattiva?
Come puó essere che io, che sono io, non c'ero prima di diventare?
E che un giorno io, che sono io, non saró piú quello che sono?
Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed é ancora cosí.
Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano,
come solo le bacche sanno cadere. ed é ancora cosí.
Le noci fresche gli raspavano la lingua, ed é ancora cosí.
A ogni monte, sentiva nostalgia di una montagna ancora piú alta,
e in ogni cittá, sentiva nostalgia di una cittá ancora piú grande.
E questo, é ancora cosí.
Sulla cima di un albero,
prendeva le ciliegie tutto euforico, com'é ancora oggi.
Aveva timore davanti ad ogni estraneo, e continua ad averne.
Aspettava la prima neve, e continua ad aspettarla.
Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l'albero un bastone, come fosse una lancia.
E ancora continua a vibrare.

Peter Handke


Per quanto grande io possa diventare, 
le bacche mi cadranno sempre di mano.


domenica, novembre 11, 2012

Re-edit: Le Frittelle di Paperino

[Scritto il 28 Settembre 2008]:

Accade sempre di notte...
come una febbre alta, o la sete, o quando sogni di cadere e ti svegli di soprassalto. Di notte ho un soprassalto di scrittura.

Quando ero bambina pensavo che da Grande avrei prima o poi smesso di giocare a sfidare il destino contando le cose o prevedendo imminenti catastrofi...

"Se guardo l'orologio e sono due numeri uguali allora oggi mi interroga"...
Le 11.11.
"Se le mattonelle sono pari piaccio al tipo"...
Mattonelle dispari.
"Se vedo 7 stelle cadenti sarò felice per sempre"...
9 stelle cadenti. (mai più riviste così tante tutte in una notte)
"Se il biscotto si rompe a metà oggi sarà una buona giornata"...
Biscotto solo sbriciolato ma pronto rapido intervento di incisivi per affinare la metà... ("mattinata mezza mezza, ma recuperabile nel pomeriggio").

Così, oggi, da Grande, al contrario di ciò che prevedevo per il mio brillante futuro, di tanto in tanto e con altrettanto ardore e affinato senso per le catastrofi...

"Se adesso mi cade un bicchiere perdo qualcuno"...
Uno dei bicchieri da vino, regalo della mamma per natale, si sfracella letteralmente nel lavandino...
[addio signora Minù]
"Se conto queste bustine e sono 17 non ne venderò nemmeno una"...[non drizzate le antennine, non sono un pusher.]
Le bustine sono 16 ("che culo"). ("Ora metto via e vado a letto")...alzo un foglio,
la diciasettesima!

Passo metà del mio tempo da soprappensiero a giocare all'indovina.

Ecco, una postilla necessaria, che sia chiaro, non che io sia davvero sfortunata o che le mie sventure si verifichino poi sul serio, ma in qualche modo ho una spiccata propensione a sfidare la sorte senza motivo.

Del resto le mie avvenenti previsioni per il "daGrande" (perchè era un'entità superiore a sè stante degna della mia miglior stima e fiducia) più e più volte si sono dimostrate dei flop micidiali.

"daGrande smetterò di stare seduta come un maschiaccio"...
"daGrande smetterò di non riuscire a trattenere le lacrime quando salgono in gola"...
"daGrande smetterò di mangiare tutte queste Schifezze (entità ontologicamente fondata da mia madre ben 20-25 anni orsono)"...


Da grande...
sono sempre ale
...ho imparato ad accavallare le gambe con disinvoltura, ma continuo a non star seduta composta a tavola, alla mia scrivania, sul divano...
Da Ale...
vorrei essere come una pietra del san michele,
...così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
...
o come la Golden Rock e riuscire a trattenere in bilico le emozioni, controllando i miei umori con spiccata fermezza senza sentir dentro a volte tutto questo essere.

Da grande...
mentre affino esotici piatti giapponesi...
non riesco a smettere di soffrire della sindrome da Frittelle di Paperino.

Suddetta sindrome prevede improvvise infantili voglie culinarie che inducono il malato a ricercare con foga e impazienza i sapori infantili più emozionanti e familiari, la malattia induce ad assecondare tali voglie a qualsiasi costo e sacrificio: piatti appena lavati, corsa al supermercato sotto la pioggia, sveglia anticipata, amici e parenti ospiti in casa, intossicazione alimentare ecc...ecc...

Ed ora io dico...
e poi taccio...

bene che prima o poi smetterò di mangiare Schifezze e finalmente diventerò Grande...

ma chi, a qualunque età, non si sentirebbe confortato e felice trovandosi davanti le fatidiche fumanti frittelle di paperino in un bagno di sciroppo d'acero?






[Pancakes...
perchè "daGrandi " le chiamano così.]

giovedì, novembre 27, 2008

Orchi nel cuore della notte,
rapiscono
e se inciampi?
Bian conigli neri che sorvolano;
dirigibili?
O ti rigiri?
Zampe zampette "molli mollette"
tu, rifletti?
O ti specchi?
E se nel cuore della notte cadi!
rotoli.
o srotoli?
Viti e forchette pinze o dormi?
di già?
Sù, alzati,
e combatti...
fol(le) tto?

TANA!

Latte miele latte miele menta
Foglia moglie doglie
Cogli dolci more
LE more...o le bionde?
Non esistono!
TZE'!

Fol (le)tto?
ti sei alzato?
hai fatto bene. Ora
salta su un piede e ripeti con me...

"!"


E quando di botto...
all'improvviso
si inceppa.
Perchè la vita a volte
si inceppa.

Le viti.



lunedì, novembre 24, 2008

Questi giorni [d'ispirazione...]


Vento
scegli per me una barca
fra i rami degli alberi.
E' tra le foglie di un viale
la rotta per i porti
e l'inizio di tutto.
Sospingi in alto la prua
così ch'io non abbia timore
da schivare le genti.
Segui la rosa
nel cui cuore ho nascosto
i miei sogni.
Scegli la luce
al cui apparire
veleggi.
E se fosse l'alba
non tremare del freddo.
Al tramonto
lasciami pure arrossire.
Nel buio
è la mia luna
che guida.
Ed al sole
cerca le stelle
del giorno.
Finchè da maestrale
ti farai zefiro
ed il mio viaggio
la tua rivoluzione
sarà l'arrivo delicato
della primavera
nelle mie terre.


domenica, novembre 23, 2008

Incipit ode al termometro rotto [d'ispirazione...]

Caldeggio per

giornate fredde
convenzioni sociali
forcine
e parrucchieri
buste della spesa
bucate
harmony
panna sulle torte
briciole nel tè
volumi alti
malinconia
polvere
liquirizia
farfalle
tazze sbeccate
herman hesse
medicine
gente buona

e bugie.



ora, mi lavo le mani.



venerdì, ottobre 24, 2008

Per strada
gli uomini con il papillon
con i baffi ed il viso paffuto
camminando tutti e sempre
col passo dinoccolato
sembrano
a ben vedere
dei pacchi regalo
dedicati a te che passi
e osservandoli, sul tuo viso
puoi scartare
un sorriso.

martedì, ottobre 07, 2008

Quando meno te l'aspetti...

un bicchiere di vetro
di latte

strofinare una mela sulla maglietta finchè non è lucida.
lucidissima

un libro
che inizia

scendere dal treno mentre qualcuno
ti sta aspettando.
fermarsi davanti ai suoi occhi

prendere nuove matite colorate
senza motivo

il miele

il vento che entra dentro le maniche, il cappotto, la schiena, la pancia

ubriacarsi di un profumo
di mazzi di fiori
all'improvviso in città

orologi e intrecci di vene
al polso che scrive

le mani sotto l'acqua calda
che scorre

un libro
all'ultima pagina

attorcigliarsi

il cielo in autunno


...puoi sentirne l'emozione.

sabato, ottobre 04, 2008

 

Ci sono otto gradi fuori e fa freddo.

Sono allergica alla camomilla. "Meglio che non beva nulla, non usi creme nè detergenti con estratti alla camomilla." Ci sono un sacco di cose alla camomilla. Incredibile.

Perchè lavano le strade? Per quale motivo...
Oggi ha piovuto tutto il giorno, lavano via la pioggia? Fanno un rumore inquietante. O sono io, inquieta.

Sulla scia di un estraneo, alle sue spalle, dal suo profumo, riesci, se hai fantasia, ad immaginare chi sia.
Ci sono uomini che profumano di rigore. Senza guardarli in viso, sentendo il profumo netto e ben dosato del dopobarba capisci che non è oggi il giorno in cui si sono rasati, ma che oggi è un altro dei tutti i giorni in cui si sono rasati. Il loro profumo non è casuale, è l'odore di anni di quel dopobarba.
Ci sono uomini che fanno odore di solitudine, altri che profumano di primo colloquio. L'odore del primo colloquio sa un po' di naftalina ed è spesso pungente. E' fastidioso.
Ci sono uomini che svengono in metropolitana e l'odore di cuoio delle scarpe e della borsa da lavoro riesce a coprire quello della paura, dell'imbarazzo.
A volte hanno ancora l'odore del vapore del ferro da stiro, odore di casa, territori marcati.
Se gli tieni dietro, quelli col passo spedito, hanno addosso il profumo di un'avventura, avranno gli occhi distratti ed un accenno di sorriso sul viso. Il loro profumo è quello che spesso si allontana più in fretta e la sera, tolta la giacca, la cravatta e le scarpe, ritornano a fare odore di vecchio.
Se sono stranieri l'odore è più tenue. Se sono depressi l'odore è felpato, sa di piombo di carta e di stropicciato.

Lavano via gli odori. di notte. le strade.

...ed io detesto quello della vaniglia.



giovedì, ottobre 02, 2008

 

...e se con le mani
che prima erano lì profonde nelle tue tasche
con leggerezza e distrazione
prendi un filo giallo
e lo srotoli,
la tua mente, ora, dove arriva?


Dove lo porta il tuo pensiero ed i suoi passi?
Incede?

o striscia sporcandosi di terra?

Puoi sentire il sapore del cotone nell'aria fredda di mattina?

Si è annodato?
Per dio, scioglilo.

o ingarbuglialo per sempre.

Hai lasciato andarne il capo o lo tieni ancora tra le mani?
Si è fermato lì ai tuoi piedi? ...o gli hai messo un piede sopra?

Vuoi una cruna con un ago?
Sei un cammello?

Lo raccogli da una pozza? Si è bagnato e non si muove?
Soffia forte che si asciuga.


Se l'hai perso già di vista, guarda bene nelle tasche.


...ma se vola via leggero,
stagli dietro e non staccarti
forse in volo si è impigliato
alla piuma di un uccello.





mercoledì, settembre 24, 2008

Incredibile come alcuni giorni in cui le tue sorti cambiano corso, passino così silenziosi, come occasioni qualunque, giorni qualunque.

Il tempo si allunga e si distende, il cuore rallenta il ritmo fino quasi ad addormentarsi per la noia di attendere, si attende sempre qualcosa, oppure comincia a battere all'impazzata e senti che quasi ti scoppia dentro. Un muscolo che risponde agli stati dell'animo, che storia pazzesca.

Un giorno scivoloso e silente eccetto per un dettaglio in cui l'attenzione infinita dei sensi scoppia all'improvviso sull'autobus

le maniche lunghe arrotolate di un bimbo orientale in contrasto con l'orlo esatto dei pantaloni macchiati.

Giorni in grado di cambiare il corso delle cose, di metterti appeso a testa in giù per farti cadere le monetine dalle tasche dei jeans o farti salire senza guardare dove metti i piedi su una scala fatta di nuvole sfogliando un libretto così


RAINBOW IN YOUR HAND
di Masashi Kawamura

lunedì, settembre 22, 2008

Capita quando ti senti in nessun posto e da ogni parte
quando la pioggia è il mare di questa città

e campi di girasoli spenti
e aironi in volo
e la laguna

mentre ti chiedi cosa faccia quell'uomo
allontanandosi da venezia
su una piccola barca
al tramonto



Nell'istante in cui l'oro
diventa bronzo

così avorio
e poi argento

e
antichi narcisi
fioriranno nei boschi

tra la brina
e poi nel ghiaccio.


l'autunno.


fotografia di GiorgioGH

domenica, settembre 21, 2008

Sbatti la spalla, senti un profumo, striscia un sacchetto della spesa, alt!il semaforo, siedi accanto, due punti parentesi tonda ed invia, ringrazia, guarda dove vai, rispondi al telefono, scrivi un appunto sulla busta stracciata, prendi una penna rispondi alla lettera, fai accomodare, il cane ti annusa, uno di zucchero, prendi il resto, leggi l'email, no non bevo caffè, lascia passare la bicicletta, la naftalina su un cappotto, stringi una mano, il rumore dei tacchi, ti ha risposto, la giacca sembra cartone.



incontri.



come affacciarsi un attimo oltre un muro di cinta, sbirciare e subito non riuscire più a reggersi sulle braccia, cadere giù. Rimanere fermi, faccia al muro, a pensare a cosa si è appena visto
oltre.




Un gradino, un martello, aspetto, una scala, urlo, prendere la rincorsa, arrampicarsi, affacciarsi di nuovo, morire di curiosità.
voltarsi. o scavalcare.
scontro o equilibrio. come su una pertica, o su un muro, nemmeno troppo alto.

[... e così oggi ho rimesso il piercing.]

giovedì, settembre 18, 2008

 

Mentre scrivo e penso...

... ciò che più vi si avvicina al suono della mia mente, adesso.

Passe partout. Un biglietto per il mondo, che possa uscire dalle mie tasche per lasciarmi passare... ovunque. Passare silenziosa tra le fessure nelle soffitte, scivolare dove gocciola la resina, tra i fili di una collana impigliata nei capelli, passare nel buio senza esser vista e strisciare acquattata come un gatto sull'asfalto di una strada. Voglio un biglietto per il mondo, una chiave di lettura o di volta, per capire, attraversare tutto, entrarci dentro e se necessario stravolgerlo. Superare un cancello, mettere un piede in un'acqua sacra, rotolare con le conchiglie sotto il mare in tempesta, voglio aggrapparmi ad un soffione e galleggiare nell'aria.

Rumori scomposti e tamburi che accompagnano il passo. Un biglietto per il mondo che apra grandi portoni e porte invisibili. Una collezione d'impronte per ogni passo ed una parete piena di fotografie senza senso. Scie di lumache che luccichino al sole come labirinti per indicarmi la strada, con passi lenti e decisi, senza incertezze che scompongano il portamento. Strane creature i pesci. Passare sulle corde dei violini per risentir tremare al taglio il legno di un albero, ancora e ancora all'infinito.

Un biglietto per entrare silenziosa tra le tende di un teatro in attesa ed attendere che passi, quell'attesa spossante di ciò che deve accadere. Un biglietto per poter rimanere seduta tra le mura di una biblioteca per una vita intera. Per poter assaggiare con un dito tutte le spezie conosciute e rimetterlo dentro ancora se ne ho voglia.

Una chiave per poter aprire tutte le porte ormai chiuse, lasciarle lì spalancate un momento e richiuderle di botto. Una regola che valga sempre per sapere cosa è giusto, cosa vale per me e nessun altro. Cosa vale.

C'è un forziere ai piedi dell'arcobaleno.

lunedì, settembre 15, 2008

 

Sono dei lacci invisibili,
in me scorre il colore dei suoi vini, i suoi odori ed il suo tempo.

Passando un dito sulle labbra puoi assaggiare la pioggia che cade tra le foglie dei suoi viali
e negli occhi puoi vedervi il bianco del cielo terso dopo il temporale.

Mi tiene come incatenata.

I suoi volti, gli sguardi,
il rumore delle voci,
sono i tratti delle genti che popolano le mie terre
invisibili.

Mi chiama a sè.

Vi ritorno ed il mio respiro si placa come dopo una gran corsa
gli occhi si riposano,
attendono di ritrovare tra le strade le briciole che vi lasciai.

Mi strega.

Un nodo che dal ventre mi tiene legata.
Rallenta il battito del cuore
i sensi allentano la presa
e smetto di stringere i pugni

come un pesce che torni al mare
o un uccello che riesca a tornare al nido.

Mi possiede
da sempre.

Nel mio sangue scorre il colore bruno
di regioni lontane
scaldate dal sole
e le tinte fredde e brillanti
delle sue terre
avvolte nell'inverno.

Ma sono sua
da sempre
senza che io l'abbia mai saputo.

In me vi è l'autunno.
Stagione di mezzo.