Visualizzazione post con etichetta a modo mio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta a modo mio. Mostra tutti i post

martedì, settembre 19, 2023

Dove sono


Sono in ritardo, sui tacchi, stanca. La porta a vetri che scorre qui davanti. Piove.

Un attimo fa pioveva? Dio sì forse pioveva. Vado in macchina lo stesso.

Un passo… e il cuore si placa, rallenta, all'infinito.

Un silenzio ovattato all’improvviso mi circonda, sono ferma e i piedi iniziano a bagnarsi, sa tutto di pioggia. Un odore umido di terra, di animali, di migliaia d’anni a viaggiare tra mare e cielo, di sale persino, qui a Milano.

Da quando la pioggia sa di inferno?
Sento un odore avvolgente di erba avvinta, di creature liberate,  è sapido, per nulla inerte. Sono incantata e mi raggela.

Sono immobile, qualcosa in me trova come mescolarsi velocemente a quest’umore tiepido qui intorno, qualcosa per ricordarmi anch’io eternamente avvinta, in viaggio, per nulla inerme.

E scivolo dentro un'appicosa bava di lumaca, mi annodo ai capelli che mi gocciolano sulle spalle, sento il freddo dei pantaloni bagnati sulle gambe, e lo sguardo suona le gocce che pendono dai rami come xilofoni. Non ho respiro, sono vapore. Sono il vento impercettibile che turba la simmetria di queste gocce in gravità. Non cado, vortico lentamente.

E sono incatenata, a questa me potente e selvatica. Sono fatta di sensazioni, che senza preavviso mi avvinghiano, silenziose e potenti. Sono fatta di antiche meraviglie e incanti. 

Io mi riconosco solo così, quando qualcosa mi attraversa e il mio animo s'avvince, infernale e infinito insieme. 




giovedì, gennaio 31, 2019

"Posto che la cosa va comunque affrontata..."

E così mi sono messa a scappare, di nuovo.
Me ne sono accorta una mattina, un mese dopo.
Un giorno ho messo le scarpette da corsa e mentre tutti erano distratti, ho iniziato a correre.
Ho fatto atletica per tanti anni, ho buona resistenza.

È una cattiva abitudine, questa mia, di scappare.
Ricordo la prima volta. Avevo cinque anni: "vuoi stare con la mamma o con papà?".
Un bivio terribile "che faccio?"
"Allora?"
"Mamma", scappa.

Non sto bene davanti a certe scelte.
Non è la decisione che mi turba o, al bivio, cosa perdo rinunciando all'altra strada. Scegliere del resto mi è sempre sembrata l'unica soluzione salvifica nella vita.
È un fastidio che mi prende appena dopo e che mi frena un secondo prima della scelta.

Conoscendomi, ho trovato persino una difesa.
Per non sfuggire mi pongo come un talebano senza dubbio.
Si fa o non si fa, adesso o mai, vado o non vado, mi sta bene o non mi sta benefacciamo chiarezza o lasciamo stare subito, un cecchino.

Col tempo ho capito che correre via mi serve per guardare le cose da lontano. Un modo tutto mio di osservarmi mentre torno a riavvicinarmi lentamente.
Non sono fatta per andare a sbattere contro il mio destino.
Preferisco andargli incontro.



Calculation di Rafael Araujo

mercoledì, gennaio 30, 2019

Insoddisfatte.
Tristi.
Attendiste.
Insicure.
Boriose.
Prepotenti.
Pungenti.
Ciniche.
Disilluse.
Saccenti.
Insofferenti.
Intransigenti.
Aspre.
Volgari.
Succubi.
Indecise.
Supponenti.
Scettiche.
Annoiate, oddio le annoiate.
Pedanti.
Egocentriche.
Invidiose.
Pigre.
Permalose.
Bugiarde.

Sono così le donne che non vorrò mai essere.




lunedì, giugno 13, 2016

Sai quando ho capito come si sa se si vuole bene a qualcuno?
Nelle notti di Natale, quando ero bambina, stai a sentire.

C'erano i mobili di legno finto, le tovaglie a scacchi con gli agrifogli stampati, le scacciate, le teglie di alluminio, il frizzìo delle Coca Cola appena aperte, i bicchieri rossi, i piatti rossi, le luci tutte accese, i cappotti ammucchiati sul lettone, le presine macchiate di pomodoro e un po' bruciate dai fornelli, le luci dell'albero luccicanti, quei cinque, sei, regali impacchettati con la carta tutta uguale, le chiavi ammucchiate sull'ingresso, e poi io.
C'era la notte, il Natale, e poi io. E appena nessuno mi vedeva scappavo a nascondermi al buio da sola. E sai cos'è che succedeva? Che non riuscivo a contenere il magone, minuscola com'ero.
Era Natale ed io sapevo che lui, lei, non c'era.
E non mi faceva star male la loro assenza in quel momento, ma il pensiero di me che ad anni alterni non potevo rendere più felice la loro festa.

Avevo sette anni, ed è con un gran male dentro che ho imparato a capire come si sa se si vuole bene a qualcuno.



lunedì, luglio 20, 2015

Ho in me stanze piene di luce e cieli stellati. Silenzi ancestrali e prati morbidi. Ho colonne di marmo altissime e vetri trasparenti come aria. Ho tempi che non ritornano e pietre immobili da sempre. Ho labirinti capaci di tormenti infiniti e sentieri in cui non ci si può mai perdere. Ho angoli dietro cui la curiosità trova pace e foglie con radici profonde e misteriose. Ho parole stese al sole ad asciugarsi e finestre aperte sulla pioggia. Conchiglie e onde che si lasciano cavalcare solo se non hai paura. 

E non c'è mappa, né Nord, Sud, c'è un'eco morbida e confini che trovi solo se li desideri.




martedì, luglio 07, 2015

Dopo

E così, concentrandomi, ho pensato ad un elenco di parole che si possono rimandare. L'ho capito col tempo che a volte invece di rimandare le cose, conviene rimandare certe parole.
I ma per esempio, quelli ti sfuggono di corsa, e se non li rimandi per bene, scappano lo stesso quando meno te l'aspetti. I certamente, fino ad un attimo prima che certi lo siano davvero. I mai, difficilissimi e i più testardi. Le prime persone del futuro indicativo, tutti i farò, se non sei sicurissimo che certamente li farai. I non mi piace, che si fa sempre in tempo a cambiare idea. Tutti gli e se, che fanno tremare senza motivo i coraggiosissimi sarà. I non lo so più, già che presto tornerai a saperlo di nuovo. I vorrei però che se davvero lo vuoi non ci può essere un però.

Perché io l'ho capito che se qualcosa non mi fa troppa paura, non dev'essere poi così tanto sbagliata.








martedì, giugno 09, 2015

Delle liste della spesa mi piace l'ordine degli alimenti, che più spesso va per priorità ed ingredienti. Le sottilette, per esempio, non sono mai in cima alla lista e l'acqua non la scrive quasi nessuno.
Non l'ho ancora trovata una con qualcosa da prendere segnata due o più volte, che se invece si usasse farne anche per ricordarsi cosa va fatto nella vita, io le scelte giuste le scriverei almeno sei volte di fila, per poi magari dimenticarle lo stesso.



domenica, maggio 24, 2015

Di quando lo sai che c'è qualcosa fuori posto, puoi mettere in ordine i piatti, i vestiti, i capelli, le buste paga, le spezie per colore, fare una piega esatta al lenzuolo o arrivare alla fine del capitolo prima di chiudere il libro, ma resta sempre fuori posto.
Di quando decidi che non hai voglia di uscire sperando di rimetterla in ordine prima del lunedì.
Di quando ti siedi e ci ragioni e ti sembra di averlo capito cos'è che è fuori posto, cos'è che devi fare, smettere di pensare, di aspettare, cosa lasciare, su cosa razionalizzare, cosa dire, cosa accettare, cosa cercare e quando iniziare. Finché ti accorgi che non è soltanto una, ma due tre quattro, fuori posto.
Eppure non va via. Questa sensazione silente di inesattezza, di insopportabile confronto con le mie aspettative, di ricerca continua di uno stato d'animo disteso e ordinato.
E nemmeno scriverne riesce a mettere in ordine le cose.



giovedì, maggio 14, 2015

Mi piacciono le storie, mi piacciono le storie minuscole e quelle lunghe diecimila parole. Mi piacciono le storie segrete e quelle famose. Mi piace che sedutosi accanto, qualcuno mi racconti d'essersi alzato all'alba per una corsa o aver saputo di un altro insonne col mal di pancia. Mi piace sapere cosa mangiano a cena, dov'erano il giorno prima o dove s'immaginano al caldo e al sole. Mi piace chi mi racconta, chi si racconta distrattamente o mi chiede di fermarmi e sentire.
Mi piace che in quel momento, soltanto in quello, il mio mondo s'allarga. Mi piacciono i vuoti di tempo che una storia riempie.

O in fondo, forse, mi piace semplicemente ascoltare la gente. Che in quelle storie poi ci sono anche un po' io ed un prestito alle mie fantasie.


domenica, maggio 10, 2015

il coraggio non mi manca,
il tempo nemmeno
la pazienza so trovarla,
la ragione che si sieda dove vuole,
la paura mi si è accampata accanto
la lucidità rincorre da sempre la mia calma,
e di calma ne ho da vendere.

credo inizino sempre così i silenzi che in me fanno battaglia,
già che i miei silenzi, a modo loro, rimettono ordine dove io con le parole non riesco.


venerdì, aprile 17, 2015

terra ferma

A volte mi sembra di aver attraversato un milione di vite diverse. E forse le ho attraversate davvero. La questione del mare dentro però mi ha sempre dato la nausea, eppure in fondo navigo a vista.




martedì, aprile 07, 2015

Una rotella a posto

tutti i miei silenzi più lunghi iniziano sempre dopo un sacco di parole. comincio a non sopportarle più, quelle degli altri e anche le mie. quelle utili e quelle inutili.
ma non è proprio così.
tutti i miei silenzi più lunghi iniziano sempre quando mi accorgo di aver detto o sentito qualcosa che non volevo dire o sentire. comincio ad accorgermi che non suonano bene, quelle degli altri e anche le mie. quelle chiare e le confuse.
e non è nemmeno poi così esatto.
tutti i miei silenzi più lunghi iniziano sempre quando mi accorgo di aver aspettato a lungo qualcosa che volevo sentire. mi ritrovo a dover mettere a freno le fantasie, quelle degli altri e anche le mie. quelle che esistono e non esistono.
più esattamente, so che i miei silenzi più lunghi iniziano sempre quando mi accorgo che non c'è nulla altro da dire.







sabato, febbraio 14, 2015

gioca alle magie, se non lo guardi.

ci vuole sempre un sacco di impegno per non perdere l'entusiasmo. quello ti scappa di mano al semaforo, si pianta agli incroci, mette le dita dentro le prese e quando rompe le cose non te lo dice. è capace di masticare per ore lo stesso boccone o calcare duro sui disegni con le matite spuntate. ci vuole pazienza per tenerlo sempre impegnato e alla sera farlo dormire facendogli credere ancora alle fiabe.
ha le fantasticherie il mio entusiasmo.
e se per caso, per qualcuno o per qualche motivo, si mette a scappare, a volte è faticosissimo da trattenere. non torna mai se lo aspetto con calma o se mi siedo e resto a guardare se correndo si volta.
mi vuole avvinta e appassionata, il mio entusiasmo.
e allora ho imparato che per non spaventarlo non devo mai stringerlo dentro troppo sarcasmo né farlo dialogare con troppo cinismo. per non perderlo non devo lasciarlo a lungo in silenzio o mettermi nella condizione di mortificarlo.
ha in antipatia il disincanto, il mio entusiasmo.
per fortuna, se per scelta m'impunto a non dargli retta, cerca una coincidenza per attirare attenzione e mi trascina per mano di nuovo a giocare.




lunedì, dicembre 15, 2014

non è un intero la felicità. ma non te ne accorgi subito, non te ne accorgi sempre, a volte non te ne accorgi proprio mai. ha una legenda la felicità.

io ho cambiato vita tante volte, incontrato tantissime persone e ascoltato, ho ascoltato tanto, tantissimo. così, lentamente e senza accorgermene, ho iniziato a capire le mie regole, a definire le convenzioni della mia carta mezza arrotolata. 
ho messo dei libri in un angolo per stenderla, a volte il gomito sull'altro, un piede, la mano di qualcuno, un mattone e a volte era tanta la rabbia per non saperla interpretare che l'ho richiusa e infilata in un armadio.
è un mezzo, la felicità, è un pezzo, uno strappo, uno meno di due, di tre, un filo, un niente a volte. che se ripenso a quando ero felice, mica lo ero per davvero o lo ero dappertutto o anche prima. era un momento, un momento che non importava il tempo, non importava il quanto. era più qualcosa che è come dire che io c'ero. e non ero poi davvero sempre felice ma lo credevo, già che di me avrei potuto riempire solo quel tanto che bastava per esserlo, felice.
e se non lo ero, io, davvero, ascoltavo. ascolto ancora adesso. ascolto per capire dov'è che poi accade. non ha una sua estetica, è questo che mi frega. la felicità è scompigliata, è scortese e arruffata, è elegante se sta o non sta in posa, ha parole che non puoi prevedere, ha una sua epica, che puntualmente qualcuno disattende, ed è felice lo stesso.

ho capito però col tempo che la mia, di felicità, ha una legenda molto più semplice di quanto complicata paio essere. ha misure imperfette nonostante io cerchi sempre di stare attenta alle distanze. ha quel suo modo fastidioso di interrogarmi quando al primo banco non ho studiato e me la cavo. a volte mi sta lontana per mesi, credo. quando poi invece è lì che mi aspetta se scoppio a ridere per una scemata. non è sofisticata la mia felicità. è un po' imbranata e sempre attenta.
si insinua, non mi ascolta quando voglio, è silenziosa. è la metà della mia malinconia eppure riesce a farne senza. è combattiva. 

si è felici, credo, della felicità di cui si è capaci. 
così, se dentro ti sei rotto, se poi hai aggiustato, se poi di nuovo ti sei spezzato, non puoi pensare che la tua felicità sia un intero. 
cola, cola come fa l'acqua quando la versi nella sabbia di una clessidra. cola e s'insinua negli spazi che le lasci. 
e se sei bravo, se lo capisci, se ti sei rotto tante volte, non ti metti ad aspettarla. trovi un modo per non far accartocciare la tua mappa, se serve ti ci siedi pure sopra, e cerchi di capire piano piano come funziona la tua vita. a volte ci stai mesi, anche anni, e mica la capisci tutta quanta.

io, ad esempio, credo di aver capito che se guardo a quando ero infelice, se sto attenta al perché mi sento infelice, spaventata o malinconica, in qualche modo definisco con più precisione gli spazi dove so che può colare. le traccio una strada, in me, che se anche non sono poi tanto alta, mi convinco che potrebbe essere infinita. 
e lei ci crede.




[io, Milano, in una data che non ricordo.]



mercoledì, dicembre 03, 2014

Mica come uno struzzo



Una volta, lungo un fiume di montagna, trovai un piccolo posto tra gli alberi dove cuocevano il pane sotto la sabbia calda. Restava coperto per giorni lunghissimi e appena pronto era caldo, croccante, dorato.
Io sono così, i miei mali sono così, stanno sotto la sabbia per anni e ad un certo punto, nonostante tutto, viene fuori qualcosa di buono.

domenica, agosto 10, 2014

Dei miei entusiasmi e delle mie ombre.

"Tu m'insulti, 
Quando dici che sono 
Schizofrenica. 
Le mie suddivisioni sono 
Infinite. "

Bernice Zamora


Non ho paure.
Non sono folle.
Ho fonti inesauribili di energie
come fucine di emozioni. Infinite.




["Ale! È la tua via!",  Sicilia - Agosto 2014]

venerdì, agosto 01, 2014

Il giro del mondo

- Io delle tre linee sulla mia mano non so che farne
- Portala da una chiromante
- E che ci fa?
- Ti prende la mano e s'inventa una storia
- Io non voglio che s'inventi una storia
- S'inventa la storia della tua vita
- Ma io lo so com'è la mia vita
- Ti racconta il futuro
- Io non voglio saperlo il mio futuro
- Ma è ovvio che se l'inventa
- Se se l'inventa allora posso inventarlo anch'io
- Lei ha più fantasia
- Non so che farmene
- Del tuo futuro?
- No, delle mie linee
- Che ci vuoi fare? Lasciale lì
- Se sono lì un motivo dovrà pur esserci
- Perché mentre pieghi la mano...
- No no no... un motivo diverso
- A che ti serve un motivo?
- Non mi servono a nulla, proprio per questo
- Disegnaci sopra
- Già è un'idea
- Ecco
- Sono distanti tra loro, dovrei disegnarne altre
- E che ci fa?
- Non so che farmene di queste tre, figurati poi con delle altre!
- Non disegnarle...
- Siediti qui
- Che mi vuoi fare?
- Nulla, siediti qui. Guarda la mano
- Sì...
- Che cosa vedi?
- Le mie tre linee
- Adesso guarda la mia. Cosa ci vedi?
- Le tue tre linee
- Prova a pensare cosa accadrebbe se sparissero all'improvviso
- Sarebbe un po' strano
- Adesso chiudila
- Fatto
- Tienila stretta e loro spariscono
- No, non spariscono
- Prova a riaprirla
- Ci sono ancora
- Sì, ci sono ancora e sono tracce
- Non sai che farne delle tue tracce?
- Non riesco a capirle
- Sono un calco
- Ho un calco per tutte le volte che ho stretto la mano...
- Sì
- Io voglio sapere a cosa mi serve
- Io non lo so a cosa ti serve
- Forse è una mappa
- Forse è una storia
- Non voglio incontrare la tua chiromante!
- Ma è il tuo futuro!
- Forse è una misura
- Una misura?
- Sì, adesso mi siedo e in qualche modo le sommo
- E che ci fai?
- La mia misura
- A che ti serve?
- Se sommi le tue vene, le arterie e i capillari sai che puoi fare due volte il giro del mondo?
- Davvero?
- Sì. È chiaro che mi serve un'unità di misura più piccola
- Per farci cosa?
- Per capire dentro di me, da me a me, le mie distanze
- E poi?
- E poi avranno un senso
- Le tue tre linee?
- Le mie tracce.







lunedì, luglio 28, 2014

"Un bicchiere di latte e menta, per favore"

C'è una lei in me che non sa rinunciare a niente.
Una lei che non vuole mai andare a letto, perché è sempre presto ma poi crolla.
C'è una lei in me che ha sempre freddo quando mangia.
Una lei che non sa fare sacrifici.
C'è una lei che ha paura di un respiro troppo vicino al suo, ma non lo confessa per timore d'essere fraintesa.
Una lei che non mangia se non vuole, che beve ai colli di bottiglia.
C'è una lei in me che aspetta le si tenda una mano prima d'attraversare. (Continua qui...)

Ma c'è anche una lei in me che sa capire quand'è il momento di fermarsi, di ascoltare.
C'è una lei in me che ascolta e poi parla.
Una lei che rimette in ordine le cose, le parole.
C'è una lei in me che accavalla le gambe quando scrive.
Una lei che sa dove trovare qualcosa o dove non cercare.
Una lei che sa esattamente cosa vuole.
C'è in una lei in me che conosce i tempi di cottura delle cose.
Una lei che sa accettare e rinunciare.
C'è una lei in me che sa quando tacere.
Una lei che fa gli auguri di Natale.
C'è una lei in me che sa come si usa un giravite.
Una lei che sa che con un avvitatore si fa di certo prima.
C'è una lei in me che non smette di viaggiare.
Una lei che ha la pazienza di rimettere in ordine i calzini.
C'è una lei in me che non si volta mentre un treno s'allontana.
Una lei che non sopporta d'essere fraintesa e criticata.
C'è una lei in me che non scende dai tacchi fino a sera.
Una lei curiosa, ordinata e creativa.
C'è una lei in me che non sa accettare le debolezze altrui.
Una lei che non ha mai messo un chiodo dritto.
C'è una lei che affronta le cose con prudenza.
Una lei che non si avvicina a chi è cinico per difesa.
C'è una lei in me che detesta la pasta al dente.
Una lei che chiude le finestre quando piove.
C'è una lei in me che se piove si bagna.
Una lei che tiene i conti e paga la sua parte.
C'è una lei in me che sta sotto le coperte anche in agosto.
Una lei che se trasformare un bacio, in un bacio sensuale.
Una lei che sa che senza candeline non è festa.
C'è un lei in me che ama mangiare sul letto.
Una lei che toglie le briciole appena si alza.
Una lei che detesta oltremodo lavare i piatti.
C'è una lei che ha infiniti segnalibro ma non li usa.
Una lei che sa come si fa a non mancare.
C'è una a lei che aspetta la metro lì dove s'aprono le porte.
Una lei che sa quando è il momento di andare.
C'è una lei che se va via poi non ritorna.
Una lei che cerca di perdonare certi errori.
Una lei che non sa perdonarsi certi errori.



Io, cerco d'imparare a non cadere dall'equilibrio liquido che tendo continuamente a creare. Ho imparato che se cado poi mi asciugo. Io, ho imparato che so stare a galla nel mio equilibrio solo quando non scendo a compromessi con quello che di più profondo voglio.
Io so che c'è in me una donna e che ogni tanto, quando serve, prende in braccio quella bambina al bancone della Tavernetta.




sabato, luglio 26, 2014

io sono diversa. che se mi chiedi da cosa, io non ti so rispondere.
e non voglio nemmeno risponderti ma, io lo so, che sono diversa. e che diverse si sentono un po' tutte. e un po' tutte davvero lo sono ma, non chiedermelo, non so spiegarlo. so solo che io, quando accadono le cose, anche quelle piccole, dentro di me  si scatenano delle robe. alti e bassi, piccole e grandi, dolci e amare, delicate e dure, asciutti e umidi, calde e fredde, un sacco di parole e silenzi profondissimi, musiche, calchi di gesti, con e senza, odori, entusiasmi accesi, regole, simmetrie, sfumature, poli e calamite.
e a me poi se non lo sai non cambia nulla, che a volte essere diversi fa pure un po' male ma, onestamente, quasi sempre è un incanto e una strana meraviglia.
che se mi chiedi da cosa, io non so rispondere ma, io lo so, che sono diversa, dalle altre donne.

martedì, luglio 22, 2014

Lettera #3

- Mamma le persone di cosa sanno?
- In che senso amore mio?
- Nel senso, hanno un sapore?
- Certo bambina mia
- E che sapore hanno?
- Dipende dalle persone
- Di cosa sanno le persone?
- Hanno tantissimi sapori. Alcune sanno di scorza di limone, altre di torta alle carote, alcune, lo scoprirai, sanno di cappero!
- Di cappero?
- Sì, lo giuro, sanno di cappero salato
- Mamma, ma tu le hai assaggiate tutte?
- Ma no, solo qualcuna
- E di cosa sapeva?
- La nonna per esempio, la nonna sa come l'impasto di una torta da infornare
- Davvero??
- Certo e anche il nonno, il nonno sa di fichi e salsiccia cruda
- Mi stai prendendo in giro!
- No, dico davvero!

- Mamma, ma tu le hai morse davvero?
- Ma certo che no
- E allora come lo sai?
- Non serve mica morderle per sentirne il sapore.

- Mamma, ma io le assaggerò?
- Tu le hai già assaggiate
- Quando ero più piccola?
- Le assaggi tutti i giorni
- E come faccio?
- Quando le incontri, non te ne accorgi, ma sulla lingua senti un sapore strano
- E come lo sai?
- Di cosa sanno?
- Sì
- Perché quando poi loro se ne vanno e tu provi a immaginarle, in bocca ti resta un sapore che se vuoi lo riconosci subito.

- Mamma, le persone cattive hanno un brutto sapore?
- No, piccola mia, le persone cattive hanno un sapore che non ti sembra mai familiare
- Tipo quelle che non ho mai assaggiato?
- No, quelle sono le persone che devi ancora incontrare
- Tipo quelle che non mi piacciono?
- Nemmeno. Le persone cattive hanno un sapore che ti sembra di conoscere ma non ti viene voglia di assaggiare.

- Mamma...
- Sì
- Ma io di cosa so?
- Hai un buon sapore
- Sì, ma che sapore ho?
- La sera, quando andiamo a dormire, hai il sapore delle nespole dolci. Appena ti svegli sai di latte e limone. Seduta a giocare per terra, hai lo stesso sapore di un peperone! Quando disegni hai il gusto dei gelsi maturi e adesso, sai di arancia alla vaniglia!
- Ma so di un sacco di cose!
- Sì, amore mio, e crescendo il tuo sapore diventerà un miscuglio dei tuoi umori più profondi. Lo scoprirai pian piano quando anche tu imparerai a scegliere quale ti piace tra i gusti delle persone che incontri, dei posti che scopri.

- Mamma?
- Sì
- Io da grande voglio sapere di gelato al melone
- Perché?
- Perché il gelato al melone mi piace tantissimo.