E così mi sono messa a scappare, di nuovo.
Me ne sono accorta una mattina, un mese dopo.
Un giorno ho messo le scarpette da corsa e mentre tutti erano distratti, ho iniziato a correre.
Ho fatto atletica per tanti anni, ho buona resistenza.
È una cattiva abitudine, questa mia, di scappare.
Ricordo la prima volta. Avevo cinque anni: "vuoi stare con la mamma o con papà?".
Un bivio terribile "che faccio?"
"Allora?"
"Mamma", scappa.
Non sto bene davanti a certe scelte.
Non è la decisione che mi turba o, al bivio, cosa perdo rinunciando all'altra strada. Scegliere del resto mi è sempre sembrata l'unica soluzione salvifica nella vita.
È un fastidio che mi prende appena dopo e che mi frena un secondo prima della scelta.
Conoscendomi, ho trovato persino una difesa.
Per non sfuggire mi pongo come un talebano senza dubbio.
Si fa o non si fa, adesso o mai, vado o non vado, mi sta bene o non mi sta bene, facciamo chiarezza o lasciamo stare subito, un cecchino.
Col tempo ho capito che correre via mi serve per guardare le cose da lontano. Un modo tutto mio di osservarmi mentre torno a riavvicinarmi lentamente.
Non sono fatta per andare a sbattere contro il mio destino.
Preferisco andargli incontro.
giovedì, gennaio 31, 2019
"Posto che la cosa va comunque affrontata..."
Calculation di Rafael Araujo
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2 commenti:
Pensavi si potesse prendere tutto? Fare tutto? Scegliere tutto? No.. non si può. E' proprio fisicamente impossibile. Ma pure psicologicamente.
Ma io quasi quasi ci tento lo stesso.
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