giovedì, marzo 09, 2023

Gli ultimi Trentanove

Come sono magiche le soglie. Hanno l'incanto del traguardo, l'equilibrio tra l'indietro e un avanti, una dose insita di inoppugnabile curiosità.

Il passato che tira, spinge, ti appesantisce o ti aiuta, leggero, a sollevare il peso.
Davanti il futuro, incerto, ammaliante, una quieta ascesa delle tue probabili o imprevedibili scelte.

Com'è sordido il richiamo di ciò che sei e non vuoi lasciare, non puoi lasciare, credi. E altrettanto conturbante la certezza densa di ciò che ti aspetta, convinto sempre che sarai altro, di più, meglio, diverso, nuovo, un sorprendente cambiamento.

Com'è furba la mente davanti alle soglie, disegna confini, panorami da lasciare. O si volta pur di non guardare.

M'aspetta, la mia mente. Banchetta allegra con le aspettative e i miei più inqueiti desideri. Tira liste, sceglie cose che vuol fare, s'affacenda per far spazio. In uno schiocco poi si placa. 

Non m'affanna la vita che ho lasciato, non mi dispero quasi mai sui collosi avrei potuto, sui chissà se avessi detto. Con incredibile fatica, scelgo, sempre, a quale me va fatto spazio. Ed è per questo che non m'angosciano i traguardi, non mi congelo sui timori di ciò che ha da venire.

Ma una cosa, pian pianino, sto imparando.

Serve essere raccolti, e accolti. Serve riavvicinare dentro tutti pezzi, accettare i miei spazi più remoti, legittimare i miei umori, anche i più inquieti.
Già che non posso controllare tutto e far ordine per dar fiato al mio bisogno di certezze.

Ho un accordo, una minuscola malìa, che suona meglio quando dentro in me tutto risuona. 

E allora chiudo gli occhi, ripasso la mia lista infinita di desideri, i miei quasi, i no e i dovrei, e m'accordo senza paura. Il suono è quello del mio cuore, rassicurante, perché da sempre lo conosco. 




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