mercoledì, marzo 18, 2009

Flâneuse all' ipermercato

I passi pacati, ovattati dal rumore intorno. di desideri e fame, pensati ad alta voce.
Si susseguono, uno dopo l'altro, simmetrici e ordinati, gli odori. Scaffali di odori.
I libri trattengono l'odore di cartone, ultimo viaggio. e non c'è legno ad assorbire l'umidità.
Un bicchiere in bilico. una mensa per fantasmi.
Colore d'uomo e odore di asfalto tra i corridoi per l'auto.
Un pesce ti guarda e tu guardi lui. e ti chiedi chi guarda chi. sguardo umano, così gelido. lui è morto. tu sei vivo.
Un corridoio vuoto. finalmente.
Entri lentamente, varchi la soglia senza pensarci.
ti guardi intorno, senza fiatare.


Che si sia specchiato nei suoi occhi, il pescatore?
Quante soglie attraversiamo ogni giorno senza pensarci?


Cammini piano.
senti il rumore della civiltà che ti gira, striscia, rotola, affretta, corre, assaggia, intorno.
Ed uno scricchiolio.
Uno scricchiolio.
bottiglie su bottiglie, montagne di bottiglie.
Cercano solo di scendere.
fatele scendere.
rimangono lì sospese appese tra la plastica ed il vuoto.

Il sale affumicato ha catturato la mia attenzione.









"La presa ferma, apparentemente brutale, fa parte
dell'immagine della salvezza. " Walter Benjamin


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