sabato, ottobre 27, 2018

Non sei mica fatta di zucchero

Ho addosso una stanchezza così stretta, densa, rigida, agguerrita, che non so più come scioglierla.
È la stanchezza dolce delle spalle che vogliono stare sempre dritte, di tutte le cose da difendere per non diventare cinica, disillusa, arrendevole. È la stanchezza ovattata di tutti i passi scalzi sul pavimento tornando a casa la sera dal lavoro, delle cene saltate, dei pranzi della domenica da sola.
È la stanchezza affollata da tutti i racconti densi, accalorati, timidi che ho ascoltato in silenzio per esserci, per essere presente con chi mi voleva accanto, vicino, lontano, tutti i giorni, la notte.
È la stanchezza attenta a tutti i gesti che noto, che faccio, che cerco di non far mancare.
È una stanchezza aggressiva, che non tollera il tempo sprecato in questioni di poco valore, in letture scadenti, in conversazioni spente. È la stanchezza delusa di una lunghissima attesa, iniziata tra i giardini di una città lontana, e disattesa. È una stanchezza furiosa verso gli errori che sapevo di dover evitare e non ho evitato. È una stanchezza rigorosa che attanaglia di impazienza tutte le cose che voglio fare e che farò.
Una stanchezza che mi conosce e fa di tutto per alleggerirsi nel cuore della notte, mentre aggiungo e tolgo desideri dal mio elenco infinito.
È la stanchezza che mi porto dentro per provare a diventare ciò che desidero essere.
E ci riuscirò. Mi disse mentre con il dito faceva rotolare sul tavolo di legno due granelli di zucchero, bianco.


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