lunedì, dicembre 21, 2015

Alla tavernetta, il bancone

Io non sono brava a stare sull'orlo, gli orli sono fatti per stare o di qua o di là e questa regola mi piace.

"C'è una lei in me che non sa rinunciare a niente.
Una lei che non vuole mai andare a letto, perché è presto e poi crolla.
C'è una lei in me che ha sempre freddo quando mangia.
Una lei che non sa fare sacrifici.
C'è una lei che ha paura di un respiro troppo vicino al suo, ma non lo confessa per timore d'essere fraintesa.
Una lei che non mangia se non vuole, che beve ai colli di bottiglia.
C'è una lei in me che aspetta le si tenda una mano, prima d'attraversare.
Una lei che quando è arrabbiata, triste o spaventata caccia via tutti con furore e si nasconde.
C'è una lei che si aspetta sempre lealtà e sicurezza.
Una lei che fantastica sui sogni senza guardare dove mette i piedi.
C'è una lei che cammina ancora scalza, che non vuole essere stretta troppo forte, che scappa e non risponde se qualcuno la rimprovera.
Una lei che per rancore, tensione, terrore o terribile sconforto, piange.
C'è una lei in me che se la insulti non ti guarda più negli occhi.
C'è una lei che se la deludi ti fissa dritto e ti disprezza.
Una lei che non ti ascolta se si annoia, che ride poi però ritorna seria.
C'è una lei spaventata da ogni cambiamento.
Una lei in me che vorrebbe correre a pregare quando accade qualcosa di orrendo ed inspiegabile.
C'è una lei che cammina svelta e poi si ferma all'improvviso senza motivo apparente.
Una lei che se ha bisogno d'aiuto non lo chiede.
Una lei che spinge lontano tutto se ha rotto qualcosa.
Una lei che nei sogni non riesce a fare male quando si difende da chi la minaccia o la ferisce.
Che parla sola e con le cose.
Che non risponde se la chiami.
Che non vede l'ora d'essere all'altezza.
Che si rimbocca le maniche e quando cadono le bagna.
Che se ha paura non ragiona e urla o resta in silenzio per ore.
Che non si fida.
Io, alla mia età, non riesco ancora a farmi ascoltare e ad insegnarle a crescere.
Ma trattengo il respiro, per non infastidirla.
La lascio nascondersi, perché prima o dopo fa capolino se non c'è nessuno che la guarda.
Guardo io per lei dove cammina, quando sogna.
La rimprovero aspramente e la faccio piangere di continuo.
Tento di farle vedere il lato buono di ogni cosa, di ogni cambiamento.
Le conservo i pezzi rotti, perché so che poi li cerca per capire come aggiustarli.
La dico che un giorno questi suoi incubi finiranno.
Le chiedo di contare fino a dieci.
Io so che non vorrebbe mai ascoltarmi, ma non c'è nessun altro che può prenderle la mano quando attraversa la strada." 
27 Giugno 2011







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