Era così, prenderne un pugnetto e chiudere forte. E appena schiudevi poco la mano ne perdevi qualcuno e non volevi. Era così, con le mani piccole e la sabbia, o le pietre, o i soldatini. Quando dovevi stringere per bene anche se ti si stancavano le dita.
Era così come ora con le cose che desideri, di cui ti vuoi prendere cura e fanno paura perché ad averle potresti perderle comunque. E mentre ti impegni per tenere stretta la mano tutto il resto non conta, non ti accorgi delle parole, dei momenti di silenzio, di ciò che dovresti dire e poi non dici, di ciò che dici e non aveva senso dire. Ed è così, adesso, anche con le mani più grandi.
Già che io me li ricordo i soldatini di plastica stretti forte dentro il pugno, che ti pungevano le dita col fucile, eppure li volevi e non mollavi.
sabato, gennaio 31, 2015
Toy soldiers
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4 commenti:
Di solito, banalmente, se fa male fa bene, e si accetta il dolore (e l'ansia) sperando che ci sia altro rispetto a quello (che ne valga la pena, insomma). Chissà com'è quando accade davvero.
E' un continuo di roba che ti sfugge, magari solo per acchiapparne altra, che tu abbia il pugno stretto o meno.
Però, magari, sotto il materasso ne trovi un po', di cose che pensavi sfuggite.
Di parole pesanti, di silenzi che non dovevano esserci...
Che alla fine i soldatini non pungevano per farti male ma erano semplicemente 'fatti' per mantenere le giuste distanze. Eppoi in fondo erano soldatini, non potevano permettersi di non farti male. Mica, loro, erano bambole di ceramica tanto belle tra le mani ma da rotte, sai quanto riescono ad essere pungenti loro si.
Sheldon... ah boh. io non lo so :)
Franco... sotto il materasso soldi mai eh?
Anonimo le bambole di porcellana infatti mi hanno sempre fatto un sacco di paura.
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