martedì, agosto 16, 2011

Le storie di me che tesso per me | I granelli della clessidra

Lo trovai seduto sul bordo della fontana con la testa tra le mani e accelerai il passo per paura che gli fosse accaduto qualcosa di spiacevole. Ehi, tutto ok? Ciao, dissi. Sollevò il capo e mi sorrise raggiante. Allora stai bene! Quasi gridai. Non so se sto bene ma forse ho trovato una soluzione, mi rispose. Andiamo a bere qualcosa? suggerii io. No, restiamo qui, fermi, ho paura che se mi distraggo risucceda, mi disse serio. Mi sedetti accanto a lui in silenzio aspettando che gli venisse voglia di spiegarmi. Tornò con la testa tra le mani e i gomiti sulle gambe, io tacqui. Quella mattina non ebbi risposta.
Passarono giorni e poi settimane e poi mesi su mesi, non si fece vivo e io non gli chiesi nulla, rimasi in attesa. Alle 11:11 dell'11 marzo finalmente si fece sentire. Ho risolto, vediamoci alla fontana, ti racconterò, disse ermetico. Va bene, ci vediamo lì, a che ora? chiesi. Alle 12:12 domattina, ti va bene? rispose in fretta. Sì, va bene, a domani, replicai.
Alle 12:12 ero lì, non capivo il motivo di un appuntamento ad un orario tanto preciso, quindi spaccai il secondo. Lui non c'era, arrivò esattamente un minuto più tardi. Allora finalmente mi racconti? domandai io solerte. Cosa? ribatté. Come cosa? Cos'è successo? Come hai risolto? lo incalzai. Si sedette, feci lo stesso e a mezza voce gli chiesi ancora una volta di spiegarmi. Vedi, è iniziato tutto quando mi sono reso conto che passavo la maggior parte del mio tempo ad aspettare qualcosa. Più esattamente la causa scatenante è stato il continuo ripetersi di alcuni accadimenti. Inspiegabilmente di anno in anno qualcosa di identico si ripeteva. Questa cosa era sfiancante, io aspettavo, aspettavo qualcosa, non arrivava e nel frattempo i fatti, le circostanze, gli eventi, si ripetevano costanti. Ho pensato, dico sul serio, che stessi completamente mandando la mia vita a puttane, ma poi quel giorno alla fontana, dopo tanto tempo, ho capito cosa fare. Solo a guardarlo si capiva che era cambiato. Cosa hai fatto? chiesi. Mi sono dato un appuntamento. Mi sono dato un appuntamento ogni singola volta che qualcosa si stava per ripetere. Chiaro, non è che si sia sempre ripetuto qualcosa che avesse a che fare solo con la mia vita, ma questo era assolutamente indifferente. Che riguardasse me o meno, io da quel giorno in poi, quando è capitato, mi sono sempre dato un appuntamento. Gli domandai in cosa consistesse il darsi un appuntamento con se stessi. Io ho aspettato, ho aspettato qualcosa che non aveva forma, non aveva dimensione e consistenza, non sapevo nemmeno cosa stessi aspettando e del resto aspetto ancora. Eppure la realtà mi scorre a fianco, il tempo continua a scivolare, si ritorna su quella spiaggia dove si è già stati, ti invitano a cena e ti trovi davanti lo stesso piatto che qualcun'altro ha già cucinato per te, ex litigano per una ex, capita di rivedere film già visti sullo stesso divano, si rifanno viaggi per mare già fatti, ti dicono parole che hai già sentito, tutto questo mi annienta. Tutto perde senso, si riavvolge il tempo e io inizio a desiderare di aver vissuto ciò che è già accaduto, in modo diverso. Perché se tanto qualcosa risuccede, se tanto capita a tutti, allora bisogna saper essere relativi, anche a se stessi. Quando succede, quando qualcosa si riverifica puntuale ed esatta, io sento che la mia attesa non ha alcun senso e non faccio altro che lasciarmi sfuggire il tempo e l'esistenza. Così prendo un appuntamento. Vado da solo, incontro me stesso, mi do un orario e un luogo. Come oggi alle 12:12 del 12 marzo.
Perché se sto aspettando solo te, prima o poi, ad uno qualunque di questi appuntamenti verrai ed io smetterò di scivolare come sabbia in una clessidra, disse.


2 commenti:

sab ha detto...

Il mio passo è andato indietro,
Mentre il vostro sta andando avanti,
L'arca dell'alleanza
E' entrata nel mio nido
Con tutto il suo arcobaleno
Mi ha passeggiato per le vene,
E financo la dura catena
Con cui ci lega il destino
E' come un diamante fino
Che m'illumina l'anima serena.
(Violeta Parra, Volver a los 17)

ale ha detto...

tutto torna ♥ e se non torna, lo facciamo tornare noi! ;)