venerdì, aprile 16, 2010

Lilo: «Ohana vuol dire famiglia
e famiglia significa che nessuno viene abbandonato.
O dimenticato.»

Stitch: «Questa è la mia famiglia,
l'ho trovata per conto mio,
è piccola e disastrata ma bella,
sì molto bella.»

Faccio fatica a volte a spiegare che è inaccettabile credere che esista una sola idea di famiglia, che una famiglia non è una questione di sangue, non è una questione di numeri, non sono delle mura, non sono delle distanze che si accorciano o si estendono a dismisura. Una famiglia non è una promessa.
Faccio fatica anche ad immaginarne una mia, tutta mia, una piccola imperfetta famiglia tutta mia. Perché le famiglie non sono mai perfette.
Una famiglia non è nemmeno una questione di ruoli, non più di quanto si sia disposti ad invertirli, capovolgerli, cambiarli e cambiare, continuamente.
Una famiglia forse è solo una questione di dettagli, innumerevoli apparentemente insignificanti dettagli che nell'insieme ti fanno sentire di appartenere a qualcosa, a qualcuno.
Io conosco alcuni dei miei piccoli dettagli, sono pronta a cambiarli se serve, a rinunciarvi se ne sopraggiungeranno di nuovi, sono pronta a cercare in me tanta pazienza da insegnare ad amarli a chi avrò vicino se non li capisse, sono pronta a far sì che diventino una scoperta e un'avventura per i miei bambini.
E allora magari una famiglia dev'essere il rifugio dei tuoi sogni, il tuo piccolo laboratorio segreto dove sperimentare la vita.
Perché di certo c'è un equilibrio, una misura della felicità, una prova di verità, e se devono esserci delle imperfezioni, pensa un po', nella mia ci voglio pure quelle.

1 commento:

giardigno65 ha detto...

senza imperfezioni come ci si arriva alla felicità?