sabato, aprile 04, 2009

Un lamento. Sì, mi lamento. Una volta tanto. Di notte, che non ascolta nessuno.

Sono stufa di tutti i "perché non ascolti musica?" "perché non ti piace la musica?" "non ascolti musica?" "se l'ascolti così piano non senti la musica!" "ma a te tanto non piace" "è che non ascolti buona musica" "ti faccio ascoltare io della buona musica" "è che non sai ascoltare la musica" "vabbè ma a te tanto piacciono i libri" e cose simili sentite in questi anni.
...e visto che è da più di qualche giorno che continuo a pensarci, al perché non amo la musica, mi lamento un po', che lamentarsi pubblicamente, ogni tanto, male non fa!
...poi diciamolo pure, il blog è mio e faccio quello che mi pare! Oggi ho pure letto un articolo che mi rammentava che il blog è un diario. E diario sia.

Chiariamo qualche punto, tanto per iniziare.
Non è che io non ami la musica.
Non è che io non ami ascoltare la musica.
Non è che io non abbia dei miei gusti musicali.
Non è che essendo un'amante della lettura, vuol dire che io non possa essere amante anche di molte altre cose.
E' chiaro?

Prima che parta il Grande Lamento, desidero ringraziare tutti gli amici, amori e parenti che negli anni si sono cimentati, prodigati e battuti perché io ascoltassi quella musica piuttosto che un'altra, riempiendomi di cd, collezioni di mp3, video e quant'altro. Io vi ringrazio e conservo tutte le vostre raccolte come se fossero tesori e ho sempre apprezzato il vostro spirito combattivo. Alcuni c'hanno preso, molti non hanno capito nulla della musica che mi sarebbe potuta piacere, ma questo è assolutamente indifferente e io non ho mai deluso nessuno.
Ora però, lasciatemi in pace, mettetevi di lato nei miei ricordi, e fatemi lamentare, su, da bravi!


Quand'ero bambina, piccola, esile, con i capelli scuri morbidi lunghi e spettinati, ballavo sempre... saltellavo a destra e a sinistra nella mia piccola stanza di legno su qualunque musica ci fosse nell'aria. Avevo un piccolo mangiacassette rosso, il pappanastri, dentro cui mettevo le mie preziose cassette e tutto si riempiva di musica. Io mi riempivo.
Ballavo, ballavo, non mi fermavo mai. Diventavo la musica, qualunque essa fosse.
Non volevo diventare una ballerina, no, io da grande sarei stata la maestra. Sarei stata una maestra atipica, avrei insegnato a contare col pallottoliere ai miei orsacchiotti la mattina e poi ballato tutto il resto del giorno.
Ho una pessima memoria, ma i miei ricordi di allora, sono sempre accompagnati dalla musica. Amavo topo gigio cantare Raindrops keep falling on my head

Raindrops keep falling on my head
but that doesn't mean my eyes will soon be turning red
crying 's not for me
Cause I'm never gonna stop the rain by complaining
because I'm free
Nothing's worrying me

Ballavo e cantavo, cantavo pasticciando le parole. Io adoravo quella musica.
Quando tutto è cambiato la prima volta, io, improvvisamente, sono diventata una bambina più grande. Ero sempre io, stessi occhi, stessi capelli, stesse gambine, stessa età, ma all'improvviso ero più grande. Non saprei spiegarlo diversamente. E' cambiato il colore del portone di casa, è cambiata la porta d'ingresso, sono cambiati i colori della mia stanza ed alcuni orsacchiotti si sono trasferiti altrove, ma io ero sempre la stessa, più grande. E adoravo ancora raindrops keep falling on my head. Gli spazi erano più larghi e nel silenzio della mia stanza, potevo inventare le coreografie più spericolate o gettarmi sfinita sul letto ad ascoltare la musica.
Era una casa così grande che per arrivare alla fine del corridoio, se avessi potuto, avrei acceso anche le luci del duomo...! Le porte si aprivano e chiudevano a molla, così da un momento all'altro in silenzio, sarebbe potuto entrare chiunque senza veder abbassarsi la maniglia dorata. Eppure, di giorno, quando la luce, letteralmente, invadeva la casa dalle grandi finestre, io mi piazzavo al centro del salone e distesa per terra ascoltavo la musica.
Ballavo, senza pudore.
Qualche anno dopo, Raindrops keep falling on my head, ormai evolutasi in elegante coreografia, cilindro e bastone, fu riposta in fondo ad un armadio sul lato b della mia amata cassetta... e con lei le sue parole piene di orgoglio e dignità "crying 's not for me"...
Eppure ancora io amavo ascoltare la musica... scappavo in salone, accendevo lo stereo, le otto
casse si animavano, sceglievo un disco dalla grande libreria, lo poggiavo piano, passavo il pennello per la polvere delicatamente, come adesso passo leggero il pennello per la cipria truccandomi, adagiavo la puntina e d'incanto la stanza si riempiva.
Ballavo... ballavo ancora e poi mi gettavo sfinita sul tappeto al buio, giunta la sera.
Raindrops keep falling on my head fu sostituita nel mio auditorium immaginario da Heal the world di Michael Jackson, che imparai per una recita a scuola.
Heal the world
Make it a better place
For you and for me
And the entire human race
There are people dying
If you care enough
For the living
Make a better place
For you and for me

Cantavo, cantavo, cantavo con tutta l'aria che avevo in corpo. L'ascoltavo e la riascoltavo, non mi stancavo mai.
Ballavo... avrei ballato ancora per molti anni... di nascosto poi... fino a smettere del tutto.
Mettevo un disco dopo l'altro, Battisti, I Queen, I Beatles, I Pink Floyd e chissà quanta musica jazz di cui non ricordo gli autori...
Io ricordo il tappeto. Quell'enorme tappeto peloso, su cui mi stendevo o danzavo scalza fino a crollare.
Lo stesso tappeto che qualche anno più tardi avrebbe assistito silenzioso ad uno, due, tre, quattro e più natali e feste in cui il jazz non riempiva la stanza facendo danzare persino la polvere, ma la soffocava del tutto. Le luci dell'albero non andavano a ritmo di jazz... avevi voglia di dirlo... noi bambini non eravamo felici... non volevamo quella musica pesante e felpata. Noi volevamo le canzoni di natale che si cantavano a scuola...

S’accendono e brillano gli alberi di Natale
S’accendono e radunano grandi e bambini intorno
I rami si trasformano con bacche rosse e fili d’or.
Risplendono e sfavillano gli alberi di Natale.

Noi volevamo essere ancora piccoli e guardare fuori le luci degli alberi nelle case di fronte.
L'enorme tappeto ne ha viste in seguito di tutti colori... ai dischi ho sostituito i cd... la danza si è spostata in palestra... ho preso ad odiare il jazz... finché non ho abbandonato del tutto il salone.
...da allora in poi... in qualche modo credo sia sparita la musica dalla mia vita.
La musica che riempie il tuo corpo, che ti innerva fino a toglierti il fiato...
la musica che ti scioglie i nodi su in gola o li stringe fino a farti impazzire...
la musica che si avviluppa agli eventi... ne cattura i rumori e te li riporta alla mente...
la musica che sola può portarti lontano o avvicinarti al frastuono che hai dentro.
C'è un'immagine chiara e distinta che ne rappresenta la lapide.
Era quasi estate, avrò avuto quindici o sedici anni e lo sguardo della mia allora amica del cuore mi si piantò in faccia mentre lei ad alta voce davanti agli altri mi disse... "come fai a non sapere chi sono?!" ...parlava di un gruppo famoso tornato di moda in quel periodo...
ed io arrossendo per l'imbarazzo, dentro di me, arrabbiata, mi resi conto che a me in verità della musica, con tutti i problemi che avevo, non me ne fregava davvero un bel nulla.
Di lì ad un anno, avrei abbandonato la grande casa, con i suoi corridoi, l'enorme salotto ed il tappeto. Sarei diventata ancora più grande, mentre ancor più lontane si facevano le note di...
Raindrops keep falling on my head
but that doesn't mean my eyes will soon be turning red
crying 's not for me...

5 commenti:

Stella ha detto...

AHAHAHAHAHHAAHHA!
Mica devi per forza!

ale ha detto...

;) ...mi sa che cancellerò questo post... io odio quelli che si lamentano! ....oggi mi sembra un post meno intelligente rispetto a ieri...

Stella ha detto...

allora io dovrei cancellare l'intero blog...ahahhahahahahaha!!!! dai su!!!fammi un sorrisone!;o)

ale ha detto...

:) mezzo sorrisino, và...
che oggi è stata una brutta giornata! Quasi quasi se non mi passa la mala cancello tutto! Cancello anche me!

Stella ha detto...

io vorrei sotterrarmi!