lunedì, dicembre 01, 2008

Ecco, dicevo che il 1 dicembre è uno di quelli.

Ci sono dei giorni che sono come equinozi. Giorni che sembrano di cambiamento. Di trasformazione e superamento. Senza motivo, poi.
Ed il primo dicembre è sembrato a me, e me soltanto, di entrare in un nuovo anno, come un mio personalissimo intimo capodanno. ...e così mentre di sera camminando per strada, le strade erano stranamente vuote come se da un momento all'altro dovessero piovere dalle finestre e dai balconi i piatti vecchi... e mentre ero lì sulla porta a guardare un attimo la strada bagnata ed i marmi, il marciapiede ed il legno gonfio e lagnante di pioggia...
mi sono resa conto di quante finestre e quanti ingressi e quante volte è cambiato il mio orizzonte finora.
Quanti terzi e quarti e quinti equinozi all'anno vive ciascuno.
Quanti ingressi hanno superato i miei passi, a quanti viali alberati si è affezionato il mio sguardo, a quante finestre e tracce di strade.
Io ricordo bene davvero poche cose. Scordo le trame dei film, scordo le trame dei libri, scordo le musiche, scordo di prendere qualcosa prima di uscire, spesso dimentico cosa mi è stato raccontato anche se di certo per tempo avrò ascoltato con all'erta tutti i miei sensi e la mente... ma ho un equilibrio che mi permette di ricordare ciò che serve per tempo. Uno strano equilibrio che mi permette di ricordare solo sensazioni ed emozioni, dettagli. Apparentemente insignificanti dettagli. Tutto questo non senza efficaci vantaggi... posso rivedere un film più di una volta, rileggere un libro e lasciarmi affascinare di nuovo, ma soprattutto raramente... direi, mai... mi annoio. Io non mi annoio mai.
Dunque ricordo bene poche cose e sensazioni. Io ricordo distintamente tutti gli ingressi della mia vita. Non gli ingressi trionfali nelle vite altrui o le dirompenti entrate di scena nei momenti epocali, io ricordo bene e chiaramente dove ho mosso i miei passi in ogni rientro a casa, quali portoni, cortili, scale e ascensori hanno accolto i miei passi sempre più grandi.
E di case, ne ho avute fin troppe, tant'è che d'istinto sarebbe vivamente da sconsigliarmi di affezionarsi ad una via, una strada e una casa.

Sentirsi in trambusto... in balia dei cambiamenti che non finiscono mai... afferrare qualcosa per doverne subito mollare la presa... trovare un posto e allacciarvisi senza stringere troppo quei nodi...desiderare fermarsi e l'indomani poi correre... aprire la porta ed...entrare...

E il 1 dicembre è uno di quelli..
di quei giorni così... gli equinozi di ale...

Poi, nel cuore della notte del mio capodanno d'autunno è tornata fedele e rincuorante l'immagine della lumaca ed io, sempre piccola e grande, mi ci sono arrotolata per bene.
Finché finalmente, avvolta nel guscio, al riparo da tutto, mi sono addormentata.

1 commento:

Stella ha detto...

più trascorre il tempo sulle nostre ossa e pelle e più diventiamo coscienti di ciò che ci accade...ed è stupendo...vedrai quanti equinozi ancora...!!! e tutti meravigliosi nella loro semplicità...;o)

PS Per me il primo dicembre è funesto...