venerdì, ottobre 17, 2008

Trilogia della città di K di Agota Kristof

Perchè alcuni libri ci vuole qualche giorno prima di mandarli giù. Giù abbastanza da non farli entrare nella tua percezione della realtà quotidiana, del quotidiano. Questo è uno di quelli.
Sarà che non amo le storie, le immagini o i suoni che direttamente mi riportano alla possibilità che sia pervertita facilmente l'umanità di un individuo. Sarà che preferisco ritrovare la storia di una cicatrice, di un taglio nell'anima, dentro narrazioni surreali, filtrate e non eccessivamente cruente. Sarà che questo libro, così come altri, è capitato in un momento in cui la mia sensibilità sta all'appeso, come le pesche al vino. Sarà che l'autunno è fatto così. Sì, sarà l'autunno.
Senza antipatiche disvelanti anticipazioni sulla trama, mi limito a rimarcare che una storia così ben congeniata, tormentata, delicata e brutale allo stesso tempo, non può non toccare le corde anche dell'animo più sordo e distratto.
A metà lettura avevo deciso che alla stregua di Siddharta, avrebbe conquistato il secondo posto nel podio dei libri abbandonati della mia vita. Troppo forte, troppo duro provare tutta in una volta tanta crudeltà. Una crudeltà vera, umana, istintiva, naturale, secoli di crudeltà che in un'epoca di guerra si sintetizzano in gesti concessi e silenziosi. Una crudeltà senza vergogna.
Ho aspettato un giorno e l'indomani ho ripreso a leggere.
Andando avanti è stato sempre più chiaro. Non si scioglie mai. E' un libro geniale e ben scritto, circostanze e conclusioni non si sciolgono mai veramente. Fino alla fine, oltre la fine, non si scioglie, non svanisce quell'imbarazzo, quel fastidio, la nausea che puoi provare di fronte ad un gesto inumano logico seppur incomprensibile. Gesti che non si sciolgono.
Avrei voluto scriverne subito, immediatamente, appena finito, come per tirar fuori tutto quello che inopinatamente ti mette dentro, mi ha messo dentro. Ma fino ad oggi, adesso, parlarne sembrava quasi trovargli un finale sensato, accettabile e digeribile.
Una fine c'è. E' logica, perfetta ed umana.
Ma non ti consola.




"Sono ossessionato da quel vecchio che apre la finestra alle dieci di sera e la richiude alle sette di mattina. Passa tutta la notte alla finestra. Dopo non so cosa faccia. Dorme, o ha un'altra stanza o una cucina in cui passa la giornata? Non lo vedo mai per strada, non lo vedo mai durante il giorno, non lo conosco e non ho mai chiesto niente a nessuno di lui. "

C'è anche un uomo ad una finestra.
Forse, il senso di ogni cosa.

5 commenti:

Stella ha detto...

Ma insomma ti è piaciuto o no?;o)

Coq Baroque ha detto...

mi ha incuriosito. appena torno a Milano passo alla Feltrinelli

ale ha detto...

Forse lo consiglierei senza riserve a chi vive distrattamente...
a chiunque altro invece suggerirei di pensarci su prima di intraprenderne la lettura...

#stella - sì, mi è piaciuto... ;) anche se raramente ammetto quando un libro mi è piaciuto davvero..

#Coq - ...ti sei perso i grandi sconti di rinnovo locali della libreria del corso in buenos aires! Mannaggia!

#2 stella - diglielo che anche tu invece eri lì e sei uscita con la pila di libroni in mano... facciamogli invidia... ;)

Coq Baroque ha detto...

Io vado in piazza Piemonte di solito... abitavo vicino e ci sono affezionato :)

gb ha detto...

tra te e open lecture mi è venuta davvero voglia di leggere questo libro.