E' quello sguardo rovinato dal vizio del sapere che toglie incanto alle immagini frequenti. Talvolta riesci ad estraniarti e in un guizzo hai scattato la tua foto. Che l'abbia fatto su un rullino, sul silicio o nella mente, è quella volontà di appropriartene che le rende uniche e deformi. Violentiamo immagini continuamente e senza alcun pudore. E dopo averle violentate le lasciamo lì, corpi inerti e straziati, quasi anime senza più alone.
Prendersi cura, invece, si dovrebbe, delle immagini frequenti, dei dettagli scontornati.
Per vederlo, non cambiare quell'immagine, non puntargli su una luce o aspettare che il tramonto gli dia quell'aura così nuova, mettersi piuttosto a testa in giù, chiudere un occhio e aprire l'altro.
O ancor meglio se riesci, guarda solo, senza afferrare o possederle... le tue immagini frequenti.
3 commenti:
Tutto ciò è invero semiotico, direi. Ci pensavo ieri (per lavoro, ahimé). E ci penso a volte, però in modo ozioso, mentre hai ragione, ci vuol un po' d'impegno a rieducarsi. L'altro giorno son passato davanti al Colosseo, senza guardarlo. Mi dovrei picchiare.
WS
Sì, effettivamente stamattina ho ripensato al titolo e credo sarebbe stato più corretto annoverarlo nella categoria dei post "ho scoperto l'acqua calda".
Bassa semiotica mal amalgamata ad accenni di cultura visuale... non ne sono troppo soddisfatta.
Ti dovresti picchiare, è vero. :)
sarà semiotica o altro...ma il mondo visto così sembra che voglia spingersi in alto!!
...pina
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