lunedì, ottobre 17, 2011

Le storie di me che tesso per me | Come le viole

Poi, ecco, ti stavo raccontando, mi sono fermato di botto e una signora, anziana peraltro, sbattendomi contro stava per cadere. Mi sono scusato per un pezzo, ero mortificato e più mi scusavo più m'arrabbiavo perché mi stava distraendo dal mio pensiero e più m'arrabbiavo, più mi sentivo in colpa e continuavo a scusarmi! Un incubo!
Gesticolava come un matto e io ridevo.
Risolto l'incidente con la vecchina poi hai ripreso il filo? gli chiesi a quel punto.
Sì, anche se ho qualche difficoltà ad essere analitico e preciso, iniziò a spiegarmi. Adesso per quanti miei giudizi sugli altri io ricordi, con molta più fatica riesco a ricordare quelli altrui su di me. Lì per lì quando ho incontrato l'uomo delle viole, non avendo capito subito, non ho considerato gli aspetti pratici per risolvere il problema. Potrei tentare con carta e penna e raggruppare in categorie quelli che si somigliano, ma ho l'impressione sia solo un espediente faticoso e vano.
Non credo ti sia utile, gli dissi con sincerità. Non puoi chiedere o parlarne ancora con lui? Forse potresti semplicemente ripartire da zero, da oggi, da adesso. Inizi e da ora in poi farai sempre attenzione a questi dettagli.
Chiamali dettagli! È praticamente una rivoluzione! Io non so nemmeno se ci riuscirò mai. E no, non posso chiedergli. Che poi mi chiedo... il mio appetito di conoscenza può non passare attraverso giudizi e conclusioni? Posso non farmi divorare dal bisogno di sindacare sul se una cosa è o non è come io credo?
Gesticolava ancora.
Melodrammatico! Sei un attore nato! gli dissi ridendo.
Si mise a ridere anche lui, poi tornò subito serio e guardandomi disse. Io credo che un giudizio sull'altrui essenza è una violenza.
Abbassai lo sguardo, riflettendo. Eppure non si può né credere di non essere mai obiettivi, né in effetti arrogarsi il diritto di sapere chi e perché l'altro fa o dice qualcosa, conclusi perplessa.
Appunto, allora sarebbe da stabilirsi un limite di tolleranza superato il quale uno sceglie e decide. Solo che così, anche parlandone noi adesso, sembra una questione pomposa da filosofi, invece è un problema giornaliero, assiduo, comune, umano, diffuso, è la difficoltà più grande nel mediare con se stessi verso l'altro. Dove per altro intendo chiunque altro, persino se stessi, quando ci si giudica, mi disse angustiato.
L'estrema conclusione del tuo ragionamento è non fidarsi mai di nessuno e di star sempre a vedere, analizzare, riflettere, capire, tentai di concludere.
Io non mi fido quasi mai di nessuno eppure sparo giudizi a raffica. Ho iniziato a rendermi conto di quanto sia sbagliato quando qualcuno ha iniziato a sparare giudizi a raffica su di me e a farci caso solo perché non facevano breccia e scansandomi avevo il tempo al ralenti di notarli. E sai cos'è la cosa più incredibile che ho capito? mi chiese.
Provo a indovinare? risposi.
No, no! Era retorico! Mi incalzò subito. Te lo dico io. Ho capito che i giudizi dati con leggerezza e facilità da qualcuno che tu credi ti voglia bene, alla lunga fanno ancora più male.
Dici? Eppure dovrebbe essere il contrario, non dovrebbero ferirti perché sai che sono comunque "sparati a raffica" come dici tu, a fin di bene. No?
No. Perché se tu vuoi bene a qualcuno, allora devi prenderti cura non solo delle insicurezze, delle paure, ma anche delle certezze, dei pilastri su cui si fonda la sua identità, la sua essenza, il suo esistere qui e ora al mondo. E ci sono un'infinità di sfumature, di microscopici dettagli che con buona probabilità tu non vedi, non noti e che invece fanno il ritratto pieno e completo di chi hai davanti.
Mi stai confondendo e quello che dici, la disposizione d'animo in cui conti di metterti, mi sembra pericolosa. Se concedi il beneficio del dubbio a tutti, se non ti autodetermini nel decidere chi hai davanti, come fai a relazionarti senza rischiare d'essere ferito o prendere un abbaglio? In realtà avevo un milione di domande, ma era una riflessione da rivoltare come un calzino, non avevo nemmeno idea di quale fosse il verso giusto per affrontarla.
Hai ragione. È un po' innaturale pensare di non dover o potersi fare un'idea sugli altri. Finisci poi per non fidarti di nessuno. Abbassò lo sguardo lui questa volta, stava pensando. Ma sai cosa credo? Io credo che dare un giudizio sugli altri sia una questione di una delicatezza incredibile. Bisogna giudicare gli altri solo quando si è dubitato di sé stessi fino in fondo. Bisogna essere accorti. Anche perché, io penso, continuando a sparare giudizi sugli altri senza esser prudenti, si corre il forte, fortissimo rischio, di mettere negli altri dubbi terribili perché inutili. Perché del resto, se c'è una cosa che ho imparato dall'uomo delle viole, è che le incertezze, quelle altrui, non devi mai, mai, osare toccarle... se non con mani tremanti e nude, con mani umili, morbide e delicate.
Delicate come le viole, sussurrai.
Come cogliere le viole... sussurrò piano anche lui.




6 commenti:

giardigno65 ha detto...

anche tu ritorneraiiiii

ale ha detto...

:D ♫ http://www.youtube.com/watch?v=33NfZX7hT1c ♪

Baol ha detto...

Il fatto è che, gesticolando, a volte si fanno danni enormi. . .

ale ha detto...

e lo penso anch'io...

iggy ha detto...

posso?
http://youtu.be/nwJChzpN38U
ho potuto?
;-)

ale ha detto...

uhm... io a questi tipi qui non li conosco... bella!