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sabato, maggio 23, 2009

L'Alhambra

"Generalife, è il giardino delle Mille e una notte... nelle mie favole...

Cammini per viali bianchi, dove il rumore dell'acqua e il profumo delle rose, ti entra nei pensieri...
Le fontane sono umili e silenziose... un rumore delicato e naturale...
Ninfee che galleggiano sull'acqua, dipingendola di verde e bianco. Le rane prendono il sole.
I colori del giardino cambiano in sfumature che nemmeno nelle mie fantasie più dolci, immaginavo.
Le viole sfumano dall'indaco più passionale al bianco più puro...all'azzurro del cielo.
...e il mirto accarezza le mani.
Pietra e sabbia si confondono in disegni intrecciati e perfetti...
niente uomini.
Sette cieli stellati sembrano essere lì da sempre... e nelle linee intarsiate del legno lo sguardo si perde incantato come in un incantesimo.

Come Shahrazad.. ogni notte inventa una nuova storia che si perda tra il sonno e la veglia...
che dia incanto al vivere nell'astuzia del pensiero e nel fascino delle parole.
Ricama poi dentro il tuo occhio con un ago e fili d'argento la storia della tua vita...
...così che possano essere sempre presenti al tuo sguardo i moniti e gli insegnamenti.. i sogni.

E credi nella tua favola... per sempre. "



Granada, 23 Maggio 2006


[e al tramonto, disteso sui muretti sopra il Darro, puoi sentire la vita.]

lunedì, marzo 30, 2009

c'è una luce particolare che entra dai vetri delle finestre a trieste. una luce diversa, cerulea ma calda e trasparente. la distinguerei da mille altre luci. e qui sotto casa in mezzo ai grandi palazzi c'è uno stupendo albero di magnolie. al supermercato c'era un piccolo ombrello appeso, dimenticato da un bambino.



martedì, gennaio 13, 2009

Se ci fosse una strada da qui ad un mio desiderio...
Se ci fosse una strada che vada lontano ma girato l'angolo ritorni subito da dove è partita...
Se ci fosse una strada dove potersi fermare senza dover proseguire...
Se ci fosse una strada che ripercorra i passi fatti finora...
Se ci fosse una strada che arrivi al luogo più bello...
Se ci fosse una strada che unisca i sentieri di ogni persona cui tengo...
Se ci fosse una strada segreta, sconosciuta dai più...
Se ci fosse un viale alberato che porti i semi di ogni strada perduta...
Se ci fosse una strada sinuosa che fonda per sempre le tracce di due amanti...
Se ci fosse una strada tortuosa che porti ad un lago calmo e pacato...
Se ci fosse una strada talmente lunga da volerci una vita...
Se ci fosse una strada che mi porti a loro nel tempo di un battito..
Se ci fosse una strada che avvicini questo luogo a quell'altro...

...io, senza esitare, la imboccherei.

martedì, gennaio 06, 2009

La Sicilia

Un tempo per questa terra nutrivo un amore assoluto ed indiscusso...

prima di andar via, mi fermavo sempre vicino al mare e immaginavo cosa vi fosse oltre, ascoltando i rumori della città, aspettando che arrivasse il freddo della sera...

amavo il suo essere tanto solare e luminosa... piena di odori e colori sgargianti...

sentivo di appartenenerle come qualcosa di naturale, spontaneo, connaturato alla mia stessa esistenza...



Una radice lì profonda fino alle viscere del vulcano... attraverso i boschi giù fino alla sabbia ed il mare. Nel mio sangue poi, si mescolano le onde del mediterraneo e la neve delle alpi.


Adesso noto le sue brutture, ciò in cui muore e non risorge, i difetti e le insanabili ferite. Noto i suoi difetti con maggior rancore e sempre minor pazienza nell'accettarli... noto nascere in me, con grande malinconia, il rifiuto per ciò che potrebbe funzionare e non funziona.


All'inizio tornare mi lasciava sempre spaesata... uscita dalla stazione, il traffico, i rumori, il sole abbagliante, la confusione mi lasciavano perplessa, confusa, sfinita due volte. Nei giorni a seguire riprendevo il feeling, ritornavo ad amare l'anarchia ed il caos delle strade, il vociare della gente, i rumori della città...


Col tempo è diventato e diventa sempre più difficile riambientarmi... mi ritrovo infastidita da dettagli a cui nessuno fa più caso... cerco soluzioni che cambierebbero le cose... finanche a rassegnarmi a questo malessere impietoso che mi assale col trascorrere dei giorni.


Mi si rimprovera questo malessere...

quando accade mi sento talmente in colpa da desiderare di non essere mai andata via. Da desiderare di non aver mai visto quanto diverse potrebbero essere le cose...



Taccio... ormai, sempre, quando mi si chiede cosa ne penso... quando mi domandano che differenze noto... quando qualcuno inizia a difenderla senza misura.


Taccio anche quando mi si chiedono i suoi pregi... non perchè io non ne trovi, ma per non dover fare conti e confronti... in un senso o nell'altro.



Taccio quando, da sola, il mio spirito ritrova pace nel freddo delle mattine del nord... in quei giorni d'autunno gelidi e impietosi... in cui il cielo è terso e puoi vedere oltre...


non è fuori luogo ripetere e sentire che in me vi è l'autunno con le sue foglie brune e ghiacciate... stagione di mezzo.




lunedì, dicembre 01, 2008

Ecco, dicevo che il 1 dicembre è uno di quelli.

Ci sono dei giorni che sono come equinozi. Giorni che sembrano di cambiamento. Di trasformazione e superamento. Senza motivo, poi.
Ed il primo dicembre è sembrato a me, e me soltanto, di entrare in un nuovo anno, come un mio personalissimo intimo capodanno. ...e così mentre di sera camminando per strada, le strade erano stranamente vuote come se da un momento all'altro dovessero piovere dalle finestre e dai balconi i piatti vecchi... e mentre ero lì sulla porta a guardare un attimo la strada bagnata ed i marmi, il marciapiede ed il legno gonfio e lagnante di pioggia...
mi sono resa conto di quante finestre e quanti ingressi e quante volte è cambiato il mio orizzonte finora.
Quanti terzi e quarti e quinti equinozi all'anno vive ciascuno.
Quanti ingressi hanno superato i miei passi, a quanti viali alberati si è affezionato il mio sguardo, a quante finestre e tracce di strade.
Io ricordo bene davvero poche cose. Scordo le trame dei film, scordo le trame dei libri, scordo le musiche, scordo di prendere qualcosa prima di uscire, spesso dimentico cosa mi è stato raccontato anche se di certo per tempo avrò ascoltato con all'erta tutti i miei sensi e la mente... ma ho un equilibrio che mi permette di ricordare ciò che serve per tempo. Uno strano equilibrio che mi permette di ricordare solo sensazioni ed emozioni, dettagli. Apparentemente insignificanti dettagli. Tutto questo non senza efficaci vantaggi... posso rivedere un film più di una volta, rileggere un libro e lasciarmi affascinare di nuovo, ma soprattutto raramente... direi, mai... mi annoio. Io non mi annoio mai.
Dunque ricordo bene poche cose e sensazioni. Io ricordo distintamente tutti gli ingressi della mia vita. Non gli ingressi trionfali nelle vite altrui o le dirompenti entrate di scena nei momenti epocali, io ricordo bene e chiaramente dove ho mosso i miei passi in ogni rientro a casa, quali portoni, cortili, scale e ascensori hanno accolto i miei passi sempre più grandi.
E di case, ne ho avute fin troppe, tant'è che d'istinto sarebbe vivamente da sconsigliarmi di affezionarsi ad una via, una strada e una casa.

Sentirsi in trambusto... in balia dei cambiamenti che non finiscono mai... afferrare qualcosa per doverne subito mollare la presa... trovare un posto e allacciarvisi senza stringere troppo quei nodi...desiderare fermarsi e l'indomani poi correre... aprire la porta ed...entrare...

E il 1 dicembre è uno di quelli..
di quei giorni così... gli equinozi di ale...

Poi, nel cuore della notte del mio capodanno d'autunno è tornata fedele e rincuorante l'immagine della lumaca ed io, sempre piccola e grande, mi ci sono arrotolata per bene.
Finché finalmente, avvolta nel guscio, al riparo da tutto, mi sono addormentata.

giovedì, ottobre 02, 2008

 

...e se con le mani
che prima erano lì profonde nelle tue tasche
con leggerezza e distrazione
prendi un filo giallo
e lo srotoli,
la tua mente, ora, dove arriva?


Dove lo porta il tuo pensiero ed i suoi passi?
Incede?

o striscia sporcandosi di terra?

Puoi sentire il sapore del cotone nell'aria fredda di mattina?

Si è annodato?
Per dio, scioglilo.

o ingarbuglialo per sempre.

Hai lasciato andarne il capo o lo tieni ancora tra le mani?
Si è fermato lì ai tuoi piedi? ...o gli hai messo un piede sopra?

Vuoi una cruna con un ago?
Sei un cammello?

Lo raccogli da una pozza? Si è bagnato e non si muove?
Soffia forte che si asciuga.


Se l'hai perso già di vista, guarda bene nelle tasche.


...ma se vola via leggero,
stagli dietro e non staccarti
forse in volo si è impigliato
alla piuma di un uccello.





lunedì, settembre 22, 2008

Capita quando ti senti in nessun posto e da ogni parte
quando la pioggia è il mare di questa città

e campi di girasoli spenti
e aironi in volo
e la laguna

mentre ti chiedi cosa faccia quell'uomo
allontanandosi da venezia
su una piccola barca
al tramonto



Nell'istante in cui l'oro
diventa bronzo

così avorio
e poi argento

e
antichi narcisi
fioriranno nei boschi

tra la brina
e poi nel ghiaccio.


l'autunno.


fotografia di GiorgioGH

lunedì, settembre 15, 2008

 

Sono dei lacci invisibili,
in me scorre il colore dei suoi vini, i suoi odori ed il suo tempo.

Passando un dito sulle labbra puoi assaggiare la pioggia che cade tra le foglie dei suoi viali
e negli occhi puoi vedervi il bianco del cielo terso dopo il temporale.

Mi tiene come incatenata.

I suoi volti, gli sguardi,
il rumore delle voci,
sono i tratti delle genti che popolano le mie terre
invisibili.

Mi chiama a sè.

Vi ritorno ed il mio respiro si placa come dopo una gran corsa
gli occhi si riposano,
attendono di ritrovare tra le strade le briciole che vi lasciai.

Mi strega.

Un nodo che dal ventre mi tiene legata.
Rallenta il battito del cuore
i sensi allentano la presa
e smetto di stringere i pugni

come un pesce che torni al mare
o un uccello che riesca a tornare al nido.

Mi possiede
da sempre.

Nel mio sangue scorre il colore bruno
di regioni lontane
scaldate dal sole
e le tinte fredde e brillanti
delle sue terre
avvolte nell'inverno.

Ma sono sua
da sempre
senza che io l'abbia mai saputo.

In me vi è l'autunno.
Stagione di mezzo.