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lunedì, maggio 02, 2011



...tu saresti capace di piantare tutto
e ricominciare la vita daccapo?
Di scegliere una cosa, una cosa sola e di essere fedele a quella, riuscire a farla diventare la ragione della tua vita, una cosa che raccolga tutto, che diventi tutto, proprio perché è la tua fedeltà che la fa diventare infinita, saresti capace?

martedì, aprile 12, 2011

Happy Family (2010) un film di Gabriele Salvatores

Ognuno ha la sua lente attraverso cui guarda la realtà. Non saprei scrivere di questo film se non parlando del mio e solo mio modo di guardare e attraversare la realtà. Va da sé che non è una recensione, forse, questa.
Non troppi giorni fa scrivevo...

Che una città forse la vedi con gli occhi di chi ti guida o forse no. Che se è un'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa (H. Cartier-Bresson) forse è un'illusione anche la strada che attraversi, il prato su cui siedi, ed è il tuo spirito che guida. Magari anche chi hai accanto.

C'è quell'angolo di Piazza San Lorenzo dove con la mente cerco gli artisti di strada. C'è il mio sguardo sull'acqua del Naviglio Grande mentre passeggio avvolta nei sensi dal sole di marzo. Ci sono fiori sui balconi delle case di ringhiera, in una corte. C'è quel senso di vertigine sotto il vetro e il ferro della Galleria Vittorio Emanuele. C'è quello stringere le spalle mentre salgo le scale della metro, per non farmi spingere e schiacciare.

Ci sono degli incontri, combinazioni umane scomposte e quantomai imprevedibili. C'è quel senso di inadeguatezza che sparisce nell'istante in cui ci si accorge, con sollievo, che è condiviso. C'è quell'essere se stessi, di chi capisce e sa quali sono i propri limiti e cerca nell'altro il loro superamento. C'è quell'accogliersi e attrarsi nel riconoscersi, superando la paura. Abbassare le difese, perché nessuno è perfetto.

C'è una chiusa che è perfettamente incompleta quanto un perfetto lieto fine. C'è un copione, che non è la vita ed è la vita, e niente quinte. perché per quante storie puoi inventare, per quante maschere tu possa indossare, se le dai modo la realtà ti vince, si lascia ammettere e ti travolge.

Ci sono odori, colori, musiche, silenzi e parole. C'è il notturno n.20 di Chopin. Tasti bianchi e neri. La notte sulle guglie del duomo di Milano, nei riflessi sull'acqua del naviglio, sul marmo della galleria, la metropolitana,  i neon nelle vetrine della Rinascente, il deposito dei tram, il vapore sulle strade appena lavate. Ci sono rose rosse e una passione. Una cena e il vino, rosso. C'è quel parco di notte, i suoi alberi e le sue acque... dove di giorno le tartarughe prendono il sole.

Una fine.
E un inizio, ancora senza trama.




venerdì, febbraio 19, 2010

Le vite degli altri (2006) regia di Florian Henckel von Donnersmarck

Non tutti i film, per essere travolgenti, devono necessariamente tirarti per i capelli e metterti a testa in giù. Questo scivola veloce, non ti stravolge in corsa, quasi non c'è spannung, sembra già visto, eppure non è il solito film ricalcato sulla letteratura di genere. I riferimenti non sono troppo evidenti, l'intento non ha mezze misure ma è perfettamente equilibrato, calibrati i suoni e i colori. Non strappa con forza ma è dirompente sull'ultima nota, con l'ultimo sguardo, l'ultima frase. Una DDR tanto grigia quanto reale, l'ambientazione perfetta, le atmosfere calzanti.
C'è un lieto fine e consola... lo sai che ti consolerà... ma non ti risparmia.
Bello, proprio bello.


giovedì, luglio 16, 2009

Harry Potter e il Principe Mezzosangue (2009) regia di David Yates

Sarà la burrobirra o le figurine animate, saranno i gufi della posta a colazione o il pensatoio, sarà che anch'io vorrei sapere quale anima avrebbe la mia bacchetta... o magari è soltanto la voglia incontenibile di vivere in un mondo in cui ogni cosa sembra spiegabile, riconducibile all'atavica coppia Bene-Male, e non c'è nulla, salvo la morte, che un'incantesimo non possa sistemare o cambiare. Sarà che non dovrei commentare a caldo... ma quest'ultimo film, nonostante gli abominevoli tagli, è davvero fenomenale.
Una fotografia ed un lavoro di grafica straordinari, un cast in continua ascesa e una sceneggiatura davvero ben orchestrata.
Rimango sempre e comunque dell'idea che nessuno di questi film andrebbe visto senza prima aver letto tutta la saga, men che meno quest'ultimo, i cui tagli tolgono molto alla caratterizzazione dei personaggi e soprattutto alle relazioni tra i protagonisti. Forse come per l'ultimo, sarebbe stato opportuno suddividere la storia in due parti, magari senza costringere il pubblico ad attendere oltre un anno prima di poter godere del seguito.

Certo, come sempre, un film sopperisce in tutto e per tutto ai vuoti d'immaginazione lasciandoti tempo per apprezzare i dettagli e le scenografie, reali o virtuali che siano. Quoto sempre 10 a 1 il libro sul film... ma quell'attesa, che è la stessa di quando volti la copertina e leggi le prime righe, condivisa con altre centinaia di silenziose persone nel buio è impagabile...soprattutto se prima di entrare c'è qualcuno vestito da mago e tu, nella confusione, ti sei reso conto di quanto potente e contagiosa sia la fantasia.

La percentuale di bambini in sala era praticamente irrisoria ed io vorrei avere un Giratempo per tornare indietro e rivederlo! Quante cose puoi fare con un Giratempo...

domenica, aprile 26, 2009

Guida per riconoscere i tuoi santi (2006) un film di Dito Montiel

Perché c'è un equilibrio che regna sopra ogni cosa, e se alcuni film, alcuni libri, alcune foto, sembrano succhiarti via la felicità, come dissennatori, altri sembrano riuscire a restituirti alla vita.

Ognuno di noi col suo, ognuno a modo suo, ognuno con le sue sfumature o con ciò che gli appartiene, ma ne esistono indubitabilmente alcuni che riescono a riavvicinarti al senso delle cose. Ad un senso, magari uno soltanto, ad un dettaglio che ti era sfuggito, o magari solo sentirle, certe cose, che hai pensato, che hai già dentro.

Guida per riconoscere i tuoi santi, è uno di questi, un film che ti riporta a galla, come dopo aver trattenuto il fiato a lungo. Lo è per me, magari non per qualcun'altro.


E' la poesia di una sensazione, la musica ed il suo palcoscenico.

E' quel senso di inadeguatezza, che ti confonde tanto da non accorgerti più se sei tu o ciò che ti è intorno ad essere inadeguato...
è veder capitare qualcosa di insopportabile e non aver scelto, trovarvisi per destino o per caso...
è la fatica di capire cosa ti accade intorno,
la difficoltà di dover essere all'altezza,
quel complicarsi delle cose che non combacia col tuo, essere complicato.

E' poi andare via, scappare...
è fuggire da tutte quelle cose che non ti sono mai state familiari anche se avrebbero dovuto esserlo...
è l'esilio volontario,
che ti permette di espiare, la tua colpa, di aver abbandonato tutto e tutti...
è la solitudine sperata,
di chi è stato ferito e non vuole mettersi in pericolo...
è la voglia di rivalsa,
di conquista di uno spazio segreto ed inviolabile, dove il passato è solo un ricordo e tutto si allontana...
è raccogliere le armi,
facendo i propri errori,
per riuscire a ritornare.

E' un ritorno...
nonostante la paura di essere violati...
anche se ancora non sei pronto,
o disposto ad accettare...

E' lasciarsi riabbracciare...


"Alla fine ho lasciato tutto, e tutti, ma nessuno, nessuno, mi ha mai lasciato."




lunedì, aprile 20, 2009

Changeling (2008) un film di Clint Eastwood

Una storia, vera.

Così, quando finisce il film, adesso ad esempio, se sei una persona come me, ti senti infelice. Perchè è questa l'infelicità, non riuscire a vedere uno spiraglio o trovare un pensiero a cui aggrapparsi che dia sollievo. Perchè è così che mi sento adesso. Ed è così che mi sono sentita dopo aver visto full metal jacket, magdalene, requiem for a dream, dogville, old boy...
Ed allora io, l'ho sempre detto, e lo ripeto, detesto questi film. Perchè c'è già così tanto di brutto e intollerabile al mondo che a riproporlo nel buio di una sala, davanti ai tuoi occhi che hanno sete di fantasia, di emozioni e nell'unico modo in cui da bambino hai imparato ad ascoltare una storia, rimanendo lì ad attendere il momento successivo e quello dopo ancora, il cuore poi ti si accortoccia. Rimani deluso e ferito. Come se non ci sia ferita più grande di una storia che ti delude. Una storia che incanta in un volto bellissimo o ti fa sobbalzare nel volo di un uccello improvviso tra le reti silenziose di un pollaio, che alla fine non è lieta.

...e lo ripeto ancora, e lo ripeterò sempre, che c'è già così tanto di doloroso e di insopportabile in ciò che accade nella realtà, che riproporlo in un film per il gusto di suscitare un'emozione, è qualcosa di deplorevole e intollerabile. Basta già la realtà.



lunedì, aprile 13, 2009

Sweeney Todd (2007) Un film di Tim Burton

E' una favola, ma grottesca.

Non è la definizione di genere più felice vista la premessa, lo svolgimento e la conclusione, ma in qualche modo è una favola, senza troppi colpi di scena o una morale sublime.

L'adattamento a partire dal musical degli anni settanta forse influisce sulla distribuzione degli indizi, rendendo troppo ovvi i passaggi e la caratterizzazione dei personaggi.

Un esercizio di stile però assolutamente ineccepibile.



Una Londra vittoriana surreale sospesa tra le tenebre ed il grigiore reale e simbolico della perversione. Stupenda la fotografia. Stupendi cambi di colore e d'atmosfera. Quella sfumatura caricaturale tipica del fumetto unita in maniera eccelsa ai contorni di una commedia cupa e drammatica, lo rende quasi umano, senza lasciare il tempo di alienarsi o di fruirne con troppa disinvoltura.







domenica, aprile 05, 2009

Gran Torino (2008) - Un film di Clint Eastwood

Giusto due parole...

tanto, tra qualche mese, potrei cambiare idea al riguardo.
Ho sempre opinioni fluttuanti rispetto a cinema, letteratura e quant'altro, vado presa con le pinze.
Soprattutto, potrei dissentire... e potrei anche scrivere qualche sciocchezza. Ma che importa.


Asiatici al posto degli indiani, dei russi, degli arabi... è stato uno dei primi pensieri mentre iniziava il film. ...ma non sono cinesi per antonomasia, potrei obiettarmi.

La prima parte è scollata [da colla (o adesivo) è una sostanza capace di far aderire in maniera permanente una superficie ad un'altra anche composte da materiali diversi.] non è reale, non è abbastanza surreale, non è coerente. ...o forse ero solo troppo vicina allo schermo.

Il più grande attore western di tutti i tempi, in carne ed ossa, mole e personaggio, seduto con il suo Labrador Retriever in un sobborgo di Highland Park nel Michigan. ...ma forse è solo un testamento mi è stato obiettato.

Esclusi i tre punti di cui sopra... e premesso che sono una di quelle donnette a cui al cinema scappa la lacrimuccia.... che detto in altre parole potrebbe suonare così:

...e premesso che a volte mi lascio coinvolgere, strapazzare e trasportare dai film al punto da commuovermi come se tutto fosse reale... (che suona un po' meno cinico... e più adorabile)


...in conclusione direi che è un bel film, con interessanti soluzioni ed una premessa social-culturale significativa.

La lacrimuccia non è scappata... ma è stato meglio così... diversamente sarebbe stato meno eloquente il silenzio che ha avvolto la sala mentre i titoli di coda scorrevano e nessuno ha avuto voglia di alzarsi per andare via.