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venerdì, dicembre 13, 2024

L’inverno

 la morbidezza di Ettore, appena torno a casa.

i suoi baffi bruciacchiati dalle candele di natale. per caso.

il freddo alle mani che congela.

i vestitini stretti, i collant neri, le lucine blu sui balconi.

la nebbia dietro le finestre, ma più di tutto davanti ai fari dell’auto confusi.

il silenzio che è una coltre fittissima dentro di me mentre fuori si addensano le parole, degli altri, le mie, fredde, freddissime anche loro.

non sono brava in inverno a trattenere questo calore, mi sembra sempre di dover scaldare gli altri, prima di me.

chissà quando lo imparo, a proteggermi, ad essere morbida, anch’io. meno confusa su cosa valga la pena scaldare, dentro me, di me.

e soprattutto quante parole ancora, che se solo mi ascoltassi sarei certa di accorgermi di una quiete che non va riempita. Già che l’inverno sono io. Con la mia brina, sui pensieri. Bellissima, ghiacciata. 

La primavera pure. 

L’autunno lontano, anche.



sabato, gennaio 07, 2012

e mi sono scivolata dentro. e c'erano confetti e fango. c'era qualcosa d'amaro. c'era dello zucchero di troppo, di quello che resta al fondo, anche se l'acqua è calda.
e ho iniziato a cercare. con affanno e rabbia. le mie regole ordinate. la mia pila di ho imparato che. c'era tutto alla rinfusa.
e ho rovistato ovunque. perché ero sicura. sono sicura. di averli già fatti questi errori. che lo so già come si fa. a proteggersi.
e c'era qualcosa d'amaro, dello zucchero di troppo e tutto umido. c'erano pillole e fango, catene di pensieri zuppe e le mani sporche.
mi sono seduta. no. mi sono lasciata crollare. dentro. che non avevo più voglia di tenermi. che uno dopo l'altro mi crollavano addosso anche tutti i miei guai. e gli imprevisti.
ed ero così stanca. di questa malinconia. del disequilibrio. ero stanca anche mentre pensavo che quello che resta del mezzo bicchiere non è vuoto, è pieno d'aria.

e ho trattenuto il fiato, perché si fa così, per non respirarla tutta.