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mercoledì, marzo 03, 2021

Ma che senso ha

 Bisogna essere saldi per mantenere un'amicizia, un amore, tutta la vita. Che se ti è salda la mente nulla si scolla, né si scompone o per dio si sgretola. Saldi a se stessi, incolumi al cambiamento, alle opinioni che ballano, al tempo che crepa. Intollerabili, persino, nella ripetitività dell'esserci.

Possibile che solo i matti ci riescano. Già che ti deve far più paura il cambiamento dell'incertezza. 
O i più abili, ad accettare, nei suoi insopportabili mutamenti, l'altro ma più di tutto se stessi.

mercoledì, maggio 18, 2016

- Tu non hai bisogno di nessuno, vero?
- Sì, un po' è vero
- Più di un po'
- Più di un po'
- E come si fa?
- Ci vuole un grande esercizio, tanti errori, coincidenze
- E se cadi? E se ti succede qualcosa di felice? E se crolli?
- Mi ascolto, mi arrangio
- E ti basti?
- Ci provo
- E se non ci riesci?
- Ci provo ancora
- E se non riesci a muoverti? Se ti si ferma l'auto?
- Mi alzo, aspetto
- E come fai ad alzarti se non puoi muoverti?
- Stringo i denti
- E se ti viene una voglia matta di raccontare qualcosa a qualcuno?
- Aspetto che mi passi
- E se hai bisogno di un consiglio?
- Lo chiedo o cerco di capire da me
- E ci riesci?
- A volte
- E se non ci riesci?
- Mi do del tempo
- Io non lo so fare
- Nemmeno io lo so fare
- Ma tu lo fai da un sacco di tempo!
- E se ci ragioni non è una buona cosa
- Cosa?
- Non aver bisogno di nessuno
- Ma se hai un sacco di persone accanto!
- Credi?
- Basta che chiedi e se hai bisogno c'è qualcuno
- Io non chiedo
- E fai male
- Io non voglio chiedere
- Se chiedessi ci sarebbe qualcuno di certo
- Chi conta c'è anche quando non chiedi
- Tu per il sì o per il no chiedi
- Io non chiedo
- È questo?
- Cosa?
- Bastare a se stessi?
- È imparare a contare su se stessi
- E non conti mai su nessun altro?
- Io mi arrangio
- E ci riesci?
- Te l'ho già detto, io ci provo
- E se qualcuno si avvicinasse per darti una mano?
- Chi vuole esserci c'è
- Mica sempre, a volte magari li spingi via tu
- Io non spingo via nessuno, io cerco di bastare a me stessa
- Forse perché non sai fidarti
- Forse perché non voglio affidarmi
- L'hai mai fatto?
- Sì
- E com'è andata?
- Che poi non sapevo più farlo
- Cosa?
- Fidarmi
- Affidarti?
- Avevo un sacco di tempo, adesso io tutto quel tempo non l'ho più
- E cos'hai?
- Da prendermi cura di me
- Che cocciuta che sei
- Io so come si fa, e so come voglio che sia fatto
- Cosa?
- Prendersi cura di qualcuno
- E quindi di te?
- No, di qualcuno a cui vuoi bene, io ci provo, con gli altri intendo
- E con te? Di te?
- Con me... non lo so.
- Nessuno si prende cura di te?
- È che un po' finisce sempre che c'è di mezzo la distanza
- Che ce la metti tu?
- Che c'è e basta
- Forse ce la metti tu
- Non lo so
- Io credo di sì. E poi come fai non lo so.
- Faccio che mi arrangio. Io mi arrangio un po' da sempre
- È che forse prendersi cura di te non è poi così facile
- È che prendersi cura di qualcuno è come una responsabilità
- Già
- E solo se vuoi bene davvero non ti pesa
- Altrimenti?
- Altrimenti non lo sai fare, non ti riesce
- E di te si è mai preso cura qualcuno?
- Sì
- E come ti sei sentita?
- Un po' più leggera, un po' meno stanca
- Dev'essere così
- Cosa?
- Avere accanto qualcuno che ci prova
- Già, dev'essere così.





lunedì, aprile 20, 2015

Nella mia testa

- sai quando i bambini tengono l'indice e il pollice strettissimi?
- sì
- che non stanno stringendo nulla in realtà
- sì
- ecco, adesso io ho in testa una fissa così
- una cosa strettissima?
- no, l'indice e il pollice strettissimi ma senza senso
- e che vuol dire?
- ma non lo so, è un'immagine nella mia testa
- come le altre?
- sì, ha preso il posto della spirale che mi sale alla gamba
- e stavolta che vorrà dire?
- non lo so
- sempre strettissimi?
- sì, a volte si fanno a cucchiaio
- a cucchiaio?
- sì, come quando tieni un passerotto tra le mani per non farlo volare
- tipo una gabbia?
- no, tipo una cuccia
- un nido?
- no, più un riparo
- e il pollice e l'indice che cosa c'entrano?
- che piano piano si fa così tanto piccolo che diventa strettissimo
- e cosa protegge?
- ma non lo so
- forse non protegge più nulla
- forse è minuscolo
- forse non serve
- forse è nascosto
- forse sei tu
- che sono io?
- finalmente un riparo.



venerdì, aprile 03, 2015

Le mie coordinate, per favore

- te lo ricordi?
- cosa?
- quella sera, il palco, le luci, la città in sottofondo
- me lo ricordo
- e ti ricordi anche di me?
- certo che mi ricordo
- cosa ti ricordi?
- mi ricordo che avevi i capelli raccolti, i jeans...
- no, no. voglio sapere se ti ricordi di me
- sì ho detto, eravamo solo io e te
- ma non di me, di me quando mi avevi
- sì... forse.
- ecco, provaci
- a far cosa?
- a raccontarmi
- com'è averti?
- com'era avermi
- ...era che sapevo dove dovevo mettere le mani e t'incastravi
- m'incastravo
- sì, e un po' mi faceva venire voglia di non scappare
- però...
- senza però, è così averti
- era così
- sì...
- forse ho bisogno di sentirtelo raccontare ancora.
- perché?
- perché mi sa che non lo so com'è avermi. e non so nemmeno se è davvero così, però, ecco, io me la ricordo quella notte. e quella notte le mie coordinate stranamente le avevi tu. eppure non mi sentivo persa.

martedì, marzo 24, 2015

Dopo il "trova", mi son sempre chiesta se metterci davvero un punto

Ho cercato un sacco di cose nella mia vita. Le ho cercate nei posti sbagliati, all'ora giusta, con troppo entusiasmo, poca energia, le ho cercate dove non le cercava nessuno e ne ho cercate tra quelle che cercavano tutti. A ben guardare ho cercato troppe volte oltre, ho continuato dove in fondo sapevo che non avrei trovato e smesso anche quando avrei dovuto.
Ho imparato però lo stesso che quando cerchi qualcosa o qualcuno che si vuol far trovare, allora non ci sono coincidenze e non servono mappe stellari.
Ti trova prima di te, ciò che aspetta te.



domenica, marzo 08, 2015

Delle cose che sembrano complicate. E invece poi sono sempre solo delicate e semplici.

non l'avevo previsto. come potevo del resto. eppure l'ho sentito dal primo momento. netto, lì, senza volerci credere, ovviamente.
sono rimasta, mentre qualcosa accadeva. e non accadeva. e poi più niente. non era abbastanza. non ero abbastanza.
mi sono poi chiesta così tante volte se avevo sbagliato, se mi ero sbagliata. me lo sono chiesto per anni. nessuno rispondeva. davvero.
e allora mi sono convinta d'averlo fatto. d'aver sbagliato. d'averne fatta una fissazione. di quelle che poi le ammetti.
e l'ho cacciata via. con le domande, e l'attesa delle risposte.
via dentro di me. dove forse non l'avrebbe notato mai più nessuno.
senza riuscirci. senza riuscire a dimenticare.
finché l'ho ammesso. che non lo era. dio se non lo era.
non avevo sbagliato e non era una fissazione, ma.
ma mi sono schiantata ancora contro quei non. ed i silenzi. persino i miei. e mi si è fatta dura dentro la necessità di alcune domande rimaste troppo a lungo senza risposte.
di nuovo non l'avevo previsto. come potevo del resto. ma.
ma in fondo davvero non ero abbastanza. e se ti accorgi che non sei abbastanza non devi aspettare più nessuna risposta.
in silenzio è come sapere di essere legata. senza voler fare mai più nessuna domanda. e rassegnarsi a non poter andar via. via dentro di me. e non sopportarlo e amarlo insieme.

martedì, novembre 25, 2014

Anche le parole avranno le loro persone preferite

Mi piacciono le persone che ti ascoltano.
Non quelle che ascoltano tutto quello che dici.
Mi piacciono quelle che se mentre parli per caso ti fermi, aspettano un momento, e ti chiedono di continuare.
Mi piacciono le persone con cui ti puoi fermare.


lunedì, ottobre 13, 2014

Non le disarmare mai, le parole.

Se le guardi mentre si annoiano, le parole arrossiscono. Così le vedi frettolose mettersi in fila come piume a solleticare il primo che passa o lasciarsi affettare dai coltelli sopra il tavolo. Sono timorate, le parole.

Ma se le prendi nel modo giusto e piano piano le spingi verso il muro, all'improvviso vedrai come si fanno sfacciate e provocanti.
Sanno essere sensuali le parole, e non gli servono i corsivi se si accorgono, prima di te, che non stai aspettando altro.




martedì, settembre 16, 2014

Entropia viene dal greco, significa ἐν en "dentro" e τροπή tropé "trasformazione".

- Avevo un sacco di confusione in testa. Una cosa tipo le matasse, anche se le "matasse" mi hanno sempre fatto pensare alle palle di pelo che vomitano i gatti.
- In effetti...
- Poi ad un certo punto, un certo punto nel futuro, capitò che smisi di voler mettere tutto in ordine.
- Iniziasti comunque a trovare ogni cosa?
- No, non capitò, rimase ancora un gran casino. Ma sai cosa mi accadde?
- No
- Accadde che iniziai a camminare dritto seguendo una direzione scomposta e totalmente disordinata che credo stesse soltanto nella mia testa. E sai cosa trovai?
- Di nuovo no
- Trovai che crescendo non mi importava più tenere il controllo. Ero un gran casino e nonostante tutto non smettevo di piacermi. Mi capisci?
- Se dico ancora no ci resti male?
- Certo che no
- Allora no
- Ad un certo punto, nel futuro, mentre ero un gran casino iniziai ad accorgermi che pur non tenendo tutto sotto controllo, riuscivo a non perdermi tra le mie cose. Mi accorsi che fanno tutti un mucchio di casini, ma se solo ti concentri, se solo ti fermi a pensare, un gran casino ci stai un attimo a risolverlo, se lo vuoi.
 - Non è sempre vero
- No, non lo è. Ma il casino che avevo dentro, ci avrei impiegato uno schiocco a rimetterlo in ordine.
- E allora?
- E allora, forse, avevo imparato a non superare il limite oltre il quale il mio disordine riesce a spezzare il mio equilibrio. Avevo imparato a controllarlo e ad avere la pazienza di accettarlo.
- Senza cambiare le cose?
- Senza rimetterle in ordine.
- È un po' la stessa cosa
- No che non lo è. L'ho capito qualche anno dopo. Stava solo cambiando il mio ordine, solo che io ancora non lo sapevo.


martedì, settembre 09, 2014

Incidenti

Vado, torno, vado, vado, torno, ritorno, aspetto di andare, aspetto di tornare, vado ancora. Torno ancora.
Così, potrei spezzettarla in un continuo andirivieni, la mia vita. Un continuo cercar di star ferma per poi lasciarmi portar via o aver fretta d'andare, di tornare. Senza tregua.
È per questo che ad un certo punto devo aver messo degli stop sulle mie strade.
Per avere delle regole da violare e scoprire cosa accade se per una volta all'incrocio io non mi fermo.
E non ritorno.


giovedì, luglio 03, 2014

Incastrata

Io ho visto nascere un sacco di me. Ed è come se aspettassi ancora che arrivi la volta buona, quella giusta, quella da cui verrà su una sola me, sicura, bella e finalmente più forte.
Ho visto nascere un sacco di me eppure ho questo modo folle di sentirmi invincibile, delicata ed inviolabile, quando poi invece, col tempo, mi faccio più dura e complicata.

Ho visto crescere un sacco di me ed ogni volta ho allontanato i miei pezzi rotti per poter guarire prima.
Ho visto rinascere un sacco di me anche se, a ben vedere, sono ancora tutti incastrati qui, incollati al meglio, tanto che a volte non lo si nota nemmeno, quanto sono cambiata.






venerdì, giugno 20, 2014

Ho un sacco di so che uso a sproposito ed altri, più fragili, che non so usare quasi mai.

E avevo voglia di scrivere un sacco di cose che iniziavano coi devo, ma inevitabilmente si accartocciavano all'inizio di ogni frase. Così le ho sostituite con i miei più coraggiosi voglio e già suonavano un po' meglio.
Scrivendo poi però mi sono accorta che i voglio mettono sempre un piede imprudente sulla soglia tra il passato ed il futuro, e per dargli retta ti ritrovi a dover fare un passo più lungo della gamba così che quel devo torna ancora prepotente.

E allora mi son fermata, ho guardato avanti e anche un po' indietro e mi son detta che per diventare ciò che voglio, dovrò pur sempre fare i conti col futuro. E il futuro, per fortuna, resta sempre un passo avanti verso quello che desidero.


mercoledì, maggio 28, 2014

Se dovessi descrivermi il vento, cosa diresti?

Eri seduta di spalle, avevi una ciocca di capelli incastrata sotto il braccio e la pelle d'oca. Non sono mai stato uno di quegli uomini che restano a guardare le donne di nascosto, non ti guardo di nascosto nemmeno quando dormi. Ti ho vista seduta sul muretto che tiravi la cerniera della borsa mentre ti passava accanto un gruppo di ragazzine appena uscite da scuola. Ti sei voltata a cercarmi ed io ero lì, con cinque minuti di ritardo, al nostro appuntamento.


Direi così. Ma forse poi tu non capiresti che a guardarmi di spalle ero pur sempre io. E che questo mio vento lontano forse non riuscirai mai a controllarlo.

venerdì, maggio 23, 2014

il silenzio è profumato

Poi mi ero messa in testa che volevo scrivere il silenzio. Non in silenzio o del silenzio, io volevo quello preciso e immacolato che se proprio lo vuoi scrivere non puoi che appuntarlo ad una i ed una l un po' più alta per creargli una difesa.

il silenzio ha quella forma strana delle cose che, se non ti va nemmeno di sfiorarle, quasi non esistono.
il silenzio ha quella misura breve tra le labbra ed il respiro un attimo prima di guardarsi.
il silenzio ha quel suo modo strano di scivolarti accanto mentre smetti di ridere d'un fiato.
il silenzio è sotto tre tazze capovolte e una moneta da trovare.
il silenzio ha le vibrisse d'un gatto e il suo pelo arruffato.
il silenzio ha quell'incredibile tensione che anticipa uno schiocco inatteso o una sirena.

Il silenzio ha paure e sicurezze tutte sue che, se le stringi, ti rimane sempre addosso un gran parlare.





venerdì, marzo 21, 2014

E dietro l'angolo c'erano le vetrine piene di strass

E sarei rimasta lì in silenzio ad aspettare che s'illuminasse.
Perché io, una croce al neon, non l'avevo mica mai vista.
Che se ti porti dentro l'immagine di una chiesa in marmo, neon e cemento, mi chiedo com'è che la fabbrichi poi una preghiera leggera.

lunedì, marzo 17, 2014

Che poi io nelle sere così, che torno tardi dal lavoro e a Milano ci sono le stelle, e la gente sta cenando o guardando la televisione aspettando il film delle nove, vorrei correre fuori dalla città, ma non troppo, restare in periferia, in un posto buio dove si vedono solo le luci delle tv alle finestre. Vorrei correre lì e restare in silenzio, un attimo solo, a guardare il cielo più limpido, che di sicuro arriverebbe all'improvviso un profumo di fiori.





martedì, marzo 04, 2014

Curl to me

«E mi sono svegliato dentro giorni umidi, freddi, che non volevo più smettere di fare domande e non sapevo più aspettare le risposte. Ed ero stanco anche delle sfumature, e avrei voluto correre agli estremi, forte, per avere una risposta, una, precisa, a tutte le domande, ad ogni dubbio, secca, netta.
Ma per raccontarti la mia vita è pur vero che devo ammettere d'essermi svegliato anche in giorni duri, asciutti, e se chiudevo gli occhi avevo una risposta sola alle domande e nessuna voglia di cambiarla. E se riaprivo gli occhi ero sicuro, che avrei scelto di accettare la realtà, per smetterla di correre, una volta per tutte, vederla in bianco e nero, senza dubbi.
E poi ti ho aspettata, ti ho aspettata per un tempo infinito e alla fine sei arrivata. E non avevi risposte alle mie domande, non avevi dubbi a cui avrei potuto rispondere. E dopo averti trovata avevo una gran voglia di dirti che finalmente avevo trovato anche la risposta, quella vera, la sola, l'unica che davvero avrei smesso di cercare. Ti ho messa qui, seduta, ad ascoltare la mia vita e ogni dubbio, sfumatura e ogni terribile certezza si sono sciolti nei dettagli che ricordo, nel silenzio che non posso più farti ascoltare. E adesso posso dirlo, che ne sono sicuro, di aver smesso di aspettare.»

«Ho un buio dentro che non sai. Ho domande per le quali pretendo una risposta. Ho pazienza, se la pazienza ha senso. Non so smettere di aspettare, che qualcosa accada, che qualcosa cambi, che qualcosa mi stravolga. Ho colonne dentro su cui è impossibile appoggiarsi. Ho luci abbaglianti e silenzi stanchi, pretenziosi, egoisti. Ho sbavature e imperfezioni che non posso più correggere. Ho cornici su enormi ritratti di me in bianco e nero.
E mi sveglio ancora in giorni umidi e freddi. E mi sforzo di cambiarli, di spezzare quelli duri, di trovare le risposte. E se guardo la realtà io devo per forza attraversarla, a modo mio, senza correre o farla aspettare.
E poi ti ho visto, ti ho visto da lontano, e non avevi gli stessi dubbi che ho io. E avevi una certezza salda, all'improvviso, io l'ho vista. E dopo averti visto avevo una gran voglia di capire cosa accade. E mi sono seduta, qui, ad osservare, a guardare che effetto fa trovare finalmente una risposta, una sola, quella vera. E ti ho ascoltato, salda, ferma come i tuoi giorni più inquieti. E non ti sei accorto che in me non vi erano risposte. E non hai visto i dubbi che ti creavo dentro. E adesso lo so, anche se non lo accetterai, che in fondo non vorrò mai esser sicura che tu abbia smesso di aspettare.»

Ryuichi Sakamoto & Taylor Deupree - Curl To Me



mercoledì, febbraio 26, 2014

e poi ho capito che dovevo conservare un posto immacolato dove non avrei mai più potuto mettere disordine. 

dentro di me.

giovedì, febbraio 13, 2014

C'era una volta

Mi piace guardare le strisce di mascara sui batuffoli alla sera.
Mi piace il disegno di un battito di ciglia alla fine della giornata.
Mi piace il silenzio, quello stanco della notte.
Mi piace il silenzio sulla lingua, dolce come la saliva sui confetti.
Mi piacciono le cose calde vicine alle mani.
Mi piace il calore forte delle tazze bollenti e delle coperte pesanti.
Mi piace quando un libro si fa pesante sopra il petto.
Mi piace trovarlo tra le lenzuola quando mi sveglio ed è mattino.
Mi piacciono le contraddizioni, le combinazioni.
Mi piacciono le coincidenze e persino le fiabe.

Mi piace che C'era una volta, finisce sempre con Felici e contenti.






martedì, gennaio 28, 2014

Happy End

«Ho sprecato un sacco di occasioni. Le ho sprecate aspettandone di migliori, aspettando il momento giusto, che arrivasse la voglia di coglierle, aspettando la successiva o impegnandomi inutilmente a rimpiangerne una persa. Ho sprecato un sacco di occasioni senza rendermene conto. Ho lasciato correre gli anni e la mia tenacia si è arrugginita. Ho sprecato un sacco di occasioni e adesso guardami qui, fermo, mentre mi accorgo del tempo che è passato e di quello che ho perduto.»
«Piantala.»
«Dico davvero, tu non lo capisci.»
«Ti ho detto di finirla.»
«Perché devo finirla?»
«Perché non serve a nulla.»
«No, serve, è che tu non fai mai i conti col passato e poi vedrai che un giorno ti piomberà addosso all'improvviso.»
«Il passato è passato.»
«Il passato te lo porti dentro, ti sta sempre addosso anche se non te ne accorgi.»
«Il passato è passato, anche se tu continui ad aggrappartici.»
«Io non mi sto aggrappando, io mi sto rendendo conto di quello che ho perso e che non avrò mai più indietro. Vorrei tornare indietro.»
«Sono rimpianti inutili. Torni indietro e poi?»
«Ricomincio.»
«Ricominci da cosa?»
«Ricomincio dall'inizio. Tutto quanto.»
«E se poi sbagli di nuovo?»
«Non farò gli stessi sbagli.»
«E se ne farai altri?»
«Troverò una soluzione.»
«E se la troverai troppo tardi?»
«Stavolta me ne accorgerò un po' prima.»
Silenzio

«Sì, stavolta me ne accorgerò un po' prima, vedrai. E non soffrirò e non ti farò soffrire, e vedrai che saremo felici, saprò prendermi cura delle tue paure e sarò realista, avrò meno paure anch'io e accetterò le mie responsabilità e i miei errori e saprò guardare avanti. Sarebbe più semplice, sarebbe più semplice anche per te. Ne sono sicuro, se potessi tornare indietro sarebbe diverso.»
«Io...»
«No, credimi, se potessi tornare indietro sarei un uomo diverso. Saresti diversa anche tu.»
Silenzio.
Silenzio.
«È vero, anch'io vorrei essere diversa.»
«Saremmo felici.»
«Sì, potremmo essere felici.»




Ryuichi Sakamoto - Happy End