Atget fotografava i riflessi delle cose nelle cose, palazzi nelle vetrine, negozi dentro i negozi, aveva capito che alcune città hanno una prospettiva silenziosa che riesci a far parlare solo se ti fermi a cercare di capirne la grammatica. Perugia è una città così, una città di prospettive, sovrapposizioni, accavallamenti. È una città che se ti fermi, rallenti o ti volti all'improvviso ti segue silenziosa eppure in tumulto. È una città col chiacchiericcio dei luoghi pieni di storia, che se solo potessi sciogliere la matassa delle parole, vivresti all'improvviso un medioevo, un rinascimento e un modernissimo italiano intrecciati senza sosta.
Ci sono sovrapposizioni di cui non ti accorgi, pietre su pietre che raccontano storie misteriose e affascinanti di profumi, sapori e rumori indifferenti al passare del tempo. Un'immortalità sempre viva e nuova che senza chiedere nulla alla storia, si reinventa sempre più viva ed indomabile.
È una città di luci gialle e bianchi iridescenti, di salite ripide e discese morbidissime, palazzi squadrati, vertiginosi e rotonde fontane. È una città in cui il contrasto è guerra e ricchezza insieme.
Ho visto città squadrate dai romani restare imprigionate fieramente nelle simmetrie più composte, ho visto città radiali e maestose lasciarsi confondere dai perpendicolari accenti del moderno, e poi ho visto Perugia, arroccata e scomposta come una donna dopo una corsa veloce, distesa tra l'oggi e il domani. Ho visto città sedate dalla storia o sconquassate dal moderno e poi ho visto Perugia che non lo sa ancora di essere così incredibilmente affascinante e forse per questo riesce ad ammiccare al futuro.
venerdì, ottobre 10, 2014
Ciò che è aggrovigliato avrà certamente a che fare col futuro #Perugia2019
martedì, ottobre 20, 2009
Che non è un fatto di misura.
Tutto, dopo, immobile e distrutto, tace.
Dorme, lì sotto il marciapiedi, il vermetto. E sogna d'urlare, prima d'attraversare la strada.

lunedì, agosto 31, 2009
giovedì, giugno 25, 2009
Quando scopro di essermi già affezionata...
Credo che non scorderò mai quello che ho visto stasera.
Perché Milano è una metropoli frenetica, con intrecci radiali di strade a scorrimento veloce, non così caotica come dicono ma di certo contagiosa nel suo pensare velocemente e luccicare di vetrine e idee... è una città piena di folli in giacca e cravatta che parlano da soli nascondendo poi un auricolare nel padiglione... e strade sotterranee in cui si mescolano lingue e colori diversi, tra ventiquattrore e fisarmoniche...
ma...
stasera, alle dieci e mezza c'era ancora molta luce, al duomo, accanto al Palazzo Reale davanti al maxi schermo con la partita Spagna-Stati Uniti, il sagrato della cattedrale e parte della piazza erano un enorme comodo divano su cui sedevano qua e là stravaccate e silenziose, centinaia di persone.
Ed in realtà adesso, a ben pensarci, è ben più sorprendente la mia sorpresa nel ritenere surreale, che una grande città possa da un momento all'altro trasformarsi in un quieto bellissimo paese.