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sabato, giugno 08, 2013

I giorni così.

Ho chiuso gli occhi stretti.

Ma per finta.

Due labbra rossetto rosso corallo squillanti e otto cosce, un po' robuste, lunghe, al vento. Frivole e leggerissime. Una minigonna di cotone stretta forte a fiori e una t-shirt corta senza maniche. Capelli rossi, mascara duro e nero. Borsette piccole a tracolla.
L'uscita del venerdì pomeriggio è sacra. Ci vuole il belloccio di turno e la tua amica del cuore che gli resta avvinghiata senza pause. Servono i gridolini e parlarsi all'orecchio, a quindici anni.
"Dale a tu cuerpo alegria Macarena, que tu cuerpo es... eeee Macarena" ad alta voce, ballando in strada, toccandosi il culo, perché le regole a quindici anni non esistono e hai bisogno di far vedere che ci sei anche tu.

Ho respirato forte.

Ho poggiato le mani dietro la schiena sul muretto,
mi sono seduta e ho accavallato le gambe.

Short cachi, canottiera lisa, capelli alla moda un po' rasati.  Spalle dritte, t-shirt stretta, gesti larghi effeminati. Una treccia bionda e spettinata parla di sociologia con le sopracciglia scure un po' aggrottate.
Uomini e donne "hanno sinapsi diverse, l'ho letto qualche giorno fa, voi pensate più lentamente" la voce alta e chiara quel giusto perché io li senta. 
L'irrinunciabile aperitivo con gli amici vuole dibattiti veloci e poco accesi. Troppa confusione per ascoltarsi, troppe cose da dire per raccontarsi. A vent'anni devi essere interessante e il più spigliato. Distratto quel tanto che nessuno ti prenda troppo sul serio e mai indietro.

Ho aperto l'ombrello.

 Il cielo da azzurro s'è fatto d'oro e poi di piombo,
una goccia freddissima sul piede.

Pantaloni capri, mocassino, panama in testa, barba lunga e curatissima. Fintamente lento e attento. Corpetto rosso, una gonna a ruota a strisce bianche e blu, sandali in cuoio. Argomenti alti, detti a mezza voce, con apparente e dissimulato disinteresse. Laconici.
Se piove, a trent'anni, non corri sguaiato sotto la pioggia a ripararti. Ti guardi un attimo intorno, osservi il panorama umano e le sue più disparate reazioni, poi sorridente e un po' arrendevole ti alzi. Senza fretta ti ripari insieme al resto del mondo sotto i portici della piazza ad aspettare.

Ho iniziato a pensare.

Ai giorni in cui immobile e curiosa resto a guardare.
E a quei giorni diversi, quando percepire tutto insieme
è come essere insopportabilmente invasi.
Quando mi fa male vederla esistermi così varia,
 intorno, l'altra gente.

Una bicicletta col suo seggiolino attraversa lenta la strada, una gonna lunga e morbida le corre incontro, capelli umidi e scompigliati, sguardi luminosi e accesi. Lei la stringe e l'altra la bacia forte sulla guancia.
"Ho avuto un bambino, ho mille cose da raccontarti"
"Anch'io"


lunedì, giugno 25, 2012

Incastri

E ho attraversato la città una volta e più in silenzio. Una via dritta come una vena stesa e tesa verso una direzione esatta e sempre quella. Ho cambiato strada, ho fatto curve e scavalcato ponti, ho cercato vie strette e luminose, ho percorso veloce arterie lunghe e buie. 

Forse una città la si dovrebbe lasciare quando i ricordi iniziano ad accavallarsi, quando una strada, quella strada, ti accorgi di averla percorsa talmente tante volte che non è più lei ma sei tu, con i tuoi passi esatti e l'abitudine per i dettagli, sempre gli stessi.
O forse e ragionevolmente, la mappa di una città si sovrappone alle mappe che crei dentro di te. Mappe in cui si compongono disordinate le tue comparse nella realtà. E quanto più sei bravo a reinventarti, a trasformarti e ad adattarti, anche al caso talvolta, tanto più qualsiasi posto faccia da proscenio a ciò che sei, sarà infinito e teso verso lo spettacolo più appassionante che tu possa mettere in scena. 



martedì, febbraio 15, 2011

Raccolgo

La strada è un testo.
Quando scorre, curva, gira su se stessa, attraverso case, palazzi, piazze, alberi, fiumi, la strada è un testo lineare, su cui poter tornare indietro, fermarsi o andare avanti.
La strada è anche un sottotesto.
Mentre la percorri la strada ti parla di sé, di chi l'ha attraversata, a volte persino di chi l'attraverserà, raccontandoti la sua storia.
Per terra, a ben guardare, troverai un'infinità di piccoli indizi, dettagli disseminati, apparantemente senza senso. Puoi inventare, un senso, o provare ad osservare con costanza e dedizione.
La strada è un testo e un sottotesto, da leggere con attenzione.



 [non ricordo dove l'ho scattata, a dire il vero...
ma era una strada di città.]

sabato, febbraio 12, 2011

Sensazioni

Stride a volte, senza troppe premesse, senza sottolineature. A volte ammorbidisce i tratti, tra i dettagli.
Sibila attraverso una porta che si chiude o attraversa urlando certi silenzi.
Si racconta, parla, scrive, nei fogli calpestati e sporchi a terra. Sussurra e ti infastidisce quando non capisci cosa dice.
E' un orologio fermo, in un tempo esatto e sbagliato per ottantaseimila e trecentonovantotto secondi al giorno.
E' polvere che si poggia pesante e quieta, pur viaggiando da una città all'altra, nelle tue valigie.
Sono le attese ad un appuntamento, che poi convergono come calamite o pezzi di puzzle, soprendenti.
E' la sensualità di una goccia che tra le tue labbra scivola sulle curve di una tazza.

la mia realtà. o un pezzo almeno. qualche secondo.

giovedì, novembre 11, 2010

l'ho incontrata, finalmente.

Io l'ho vista, le ho corso dietro per un po', ma come fai a stare dietro a una così...
è già così difficile vederla, figurarsi starle dietro. Era mal vestita, non l'avrei detto, aveva capelli biondi spettinati e stinti e una tuta un po' sgualcita. E' corpulenta, avrei giurato fosse esile e bassina, invece è alta e bella grassoccia. Non ha detto una parola eccetto un borbottio spazientita al rosso del semaforo. E' dell'est. No, non te l'aspetti d'incontrarla e di sentirla borbottare qualche improperio in ucraino o rumeno, te la sei immaginata per una vita intera, piccolina, magra e con un perfetto aplomb inglese...
invece era lì, magnifica nel suo incedere deciso e fiero, ferma anche lei ad un semaforo, tanto alta che, ovviamente, le puoi stare dietro e tu sparisci...
e ha quell'odore, quell'odore che distingueresti fra milioni di profumi... quell'odore che è l'odore della gomma per le penne.

E io l'ho vista finalmente, le ho corso dietro per un po' per essere sicura di non averla ancora solo immaginata.
Era lì, anche lei ferma ad un semaforo, che strano, e aspettava. Mi sono chiesta perché mai stesse aspettando, proprio lei, ma poi ha ripreso a camminare ancora e ancora e di nuovo a cancellare ogni suo passo e tutto ciò che le era dietro.
Girando l'angolo ha cancellato anche il suo odore e tutto intorno. fino ad un millimetro da me, che avevo ancora molto da dire.

sabato, giugno 26, 2010

A naso

La puoi sentire la gente.
La maggior parte ti scivola accanto indifferente...  miscugli di odori, shampoo, sudore, il cuoio delle scarpe, della cintura o della borsa. Certi hanno un odore troppo dolce, che con il caldo diventa quasi nauseante... puoi scommettere che hanno delle note di vaniglia, i loro profumi. Ci sono donne che profumano di lacca, di creme per il corpo e puoi giurare ad occhi chiusi che hanno capelli biondi ben curati, braccia esili e indossano qualcosa di leggero e molto chiaro. A volte qualcuna ha un profumo così buono che ti vien voglia di seguirla... così mentre eviti una spallata, superi un vecchietto, un passeggino, magari lei, indifferente, esce dalla borsa un chewingum, una sigaretta o una caramella... e tutto cambia...
Quelli che ne hanno uno pessimo, di odore... ne studi veloce il passo e poi le spalle, magari passi avanti e vai lontano.
L'odore della gente, puoi sentirlo...
...e per ognuno ci sarà qualcuno, un padre, un amore, un figlio, capace di riconoscerlo tra mille.

mercoledì, aprile 14, 2010

Il glicine.

Tra qualche giorno sbocceranno i fiori di glicine della Iole. Prima che il muro si trasformi in vite e i fiori in grappoli, la Iole ne raccoglierà uno e lo metterà dentro un bicchiere sbeccato sul davanzale alla finestra.
In quei giorni all'alba, Jerry, il gatto grigio, si strofinerà oltre il vetro con la coda aspettando che la Iole arrivi con le sue pattine, ad aprire.
La Iole leggerà il giornale e Jerry berrà il suo latte tiepido per poi tornare alla finestra, grattando sul vetro.
Lei si alzerà, aprirà appena le imposte e rimarrà a guardarlo mentre sgattaiola fuori sulla via.
Sogna di entrare nelle case della strada la Iole, per vivere sette o mille altre vite, ecco perché raccoglie un grappolo di glicine non ancora sbocciato.

venerdì, novembre 27, 2009

Il rosa impazza, e le chiocciole pure.

Ora, qualcuno, cortesemente, ammetta che in me, c'è una stilla di genialità. Qualcuno a caso, vi prego.


Perché o io anticipo i tempi, o mi copiano schifosamente.

martedì, ottobre 20, 2009

Che non è un fatto di misura.

Crolla il cemento dei cornicioni, si schianta sulla strada. I vetri delle finestre esplodono e in mille pezzi piovono in testa alla gente. L'asfalto si sconquassa , si scrosta la vernice delle strisce pedonali. Le vetrine antiproiettile s'incrinano e cadono i libri giù dagli scaffali. I fari delle auto, le luci dei lampioni, i bicchieri nei bar, scoppiano e si sbriciolano. Si alza la polvere dai marciapiedi e il ferro dei tombini si contorce. Le linee elettriche vanno in cortocircuito e le macchine si schiantano ai bordi delle strade. Un padre si getta sopra il figlio per coprirlo dal crollo. Un'anziana signora perde il bastone e piomba a terra. Gli uccelli sui fili dell'alta tensione volano via impazziti.
Tutto, dopo, immobile e distrutto, tace.
Dorme, lì sotto il marciapiedi, il vermetto. E sogna d'urlare, prima d'attraversare la strada.



mercoledì, settembre 16, 2009

31

Perché puoi passare anni a cercare qualcosa che valga la pena d'essere scritto, qualcosa che ti emozioni, che possa emozionare. Possibilmente è ancora più difficile riuscirvi con la pretesa di trovare qualcosa che sia davvero originale.

Ma puoi anche impazzire delle ore per trovare il modo di descrivere il momento in cui, mentre piove, attraversando la città, dalla macchina vedi un numero civico accanto ad un portone.
E quel numero, è storto.

Pensi, l'hanno attaccato storto.

E la poesia ti assale dentro, senza che sia in qualche modo originale o si possa descrivere.

giovedì, giugno 25, 2009

Quando scopro di essermi già affezionata...

Credo che non scorderò mai quello che ho visto stasera.

Perché Milano è una metropoli frenetica, con intrecci radiali di strade a scorrimento veloce, non così caotica come dicono ma di certo contagiosa nel suo pensare velocemente e luccicare di vetrine e idee... è una città piena di folli in giacca e cravatta che parlano da soli nascondendo poi un auricolare nel padiglione... e strade sotterranee in cui si mescolano lingue e colori diversi, tra ventiquattrore e fisarmoniche...

ma...

stasera, alle dieci e mezza c'era ancora molta luce, al duomo, accanto al Palazzo Reale davanti al maxi schermo con la partita Spagna-Stati Uniti, il sagrato della cattedrale e parte della piazza erano un enorme comodo divano su cui sedevano qua e là stravaccate e silenziose, centinaia di persone.

Ed in realtà adesso, a ben pensarci, è ben più sorprendente la mia sorpresa nel ritenere surreale, che una grande città possa da un momento all'altro trasformarsi in un quieto bellissimo paese.

martedì, aprile 21, 2009

Chi ti capisce è bravo

Ero sotto la doccia quando ho avuto la folgorazione.

...che poi mi si chiede perché passo le ore sotto la doccia con l'acqua bollente,
ma è ovvio,
uno, perché non pago l'acqua (!), gli ecologisti si facciano da parte,
due, perché rifletto! Rifletto! Ecco perché!

La riflessione, e poi la folgorazione che ha reso lo shampoo molto più rapido del solito vista la fretta di scriverne, nasceva dall'evidente dato di fatto che sempre più spesso mi si dice e si usa dire "chi ti capisce è bravo".
Ordunque, riflettevo sul fatto che date le innumerevoli forme di saluto e presentazione tra due sconosciuti, stretta di mano, due baci sulla guancia al sud, al nord talvolta tre, baciamano i più galanti, chinata di capo con leggero accenno, presentazione del biglietto da visita con annessa stretta di mano etc.. etc... , si dovrebbe innaugurarne un'ennesima.
Quando si conosce qualcuno si dovrebbe in prima battuta, o al massimo poco prima o poco dopo avergli stretto la mano, sottoporgli un elenco di 6 libri* che dicano qualcosa di te.
Rivoluzionare il primo approccio! Ecco! Una roba del tipo:


"Piacere,
I monologhi della vagina,
L'uccello che girava le viti del mondo, [ecc...]"
e così via fino a sei. Non necessariamente sempre gli stessi.


Magari per gentilezza attendere la risposta:


"Piacere mio,
Se una notte d'inverno un viaggiatore,
Preghiera per un amico,
Oceano Mare,
L'uomo che guardava passare i treni, [ecc...]
Perché?"

E visto che domandare è lecito, ma rispondere è cortesia:


"Sono una donna è il mio essere donna qui ed ora,
E' il primo libro che abbia avuto un senso per me,
Lo adoro, senza che sappia il perché, [...]
Perché?"


...e sarebbe davvero perfetto, perdere un attimo ad ascoltare qualcuno che subito sa dirti qualcosa di . Sarebbe perfetto se subito ne conoscessi qualcuno, di quei libri, o ne abbia sentito parlare. Sarebbe stupendo sottrarsi per un secondo alla frenesia della vita e in un momento così importante com'è incontrare qualcuno lasciando che valichi anche solo un istante le tue barriere, dare un indizio, capire e lasciarsi capire, senza fretta, senza aspettative, con eguale circospezione e formalità tuttavia, come una normale stretta di mano.


Magari scriverlo dietro un biglietto da visita,


Tal dei Tali
Avvocato
Via della concordia, 1
20100 Milano (MI)
Mob. +39 300 000000
Fax 111 111 1111


e dietro,

Delitto e Castigo,
Il processo,
Diario di un killer sentimentale,
L'arte della guerra,
Sostiene Pereira,
Il fu mattia pascal.


... non si sa mai, del resto, si sta per perdere un treno o un martello pneumatico sta smantellando la strada lì intorno e non si ha tempo per scambiare due parole.


* Sei, è un numero scelto deliberatamente, potrebbero essere di più o di meno e libri, perché nel mio caso sarebbero più esplicativi e credo lo siano a prescindere in generale, vista la consistenza delle parole e la lunghezza in genere dei contenuti, ma volendo potrebbero essere sostituiti da un film, una musica o un quadro, una scultura...


[ah, e se c'è qualcuno in ascolto, vorrei sentire i sei titoli...
i miei sono tra le righe.]

lunedì, marzo 30, 2009

c'è una luce particolare che entra dai vetri delle finestre a trieste. una luce diversa, cerulea ma calda e trasparente. la distinguerei da mille altre luci. e qui sotto casa in mezzo ai grandi palazzi c'è uno stupendo albero di magnolie. al supermercato c'era un piccolo ombrello appeso, dimenticato da un bambino.



lunedì, dicembre 01, 2008

Ecco, dicevo che il 1 dicembre è uno di quelli.

Ci sono dei giorni che sono come equinozi. Giorni che sembrano di cambiamento. Di trasformazione e superamento. Senza motivo, poi.
Ed il primo dicembre è sembrato a me, e me soltanto, di entrare in un nuovo anno, come un mio personalissimo intimo capodanno. ...e così mentre di sera camminando per strada, le strade erano stranamente vuote come se da un momento all'altro dovessero piovere dalle finestre e dai balconi i piatti vecchi... e mentre ero lì sulla porta a guardare un attimo la strada bagnata ed i marmi, il marciapiede ed il legno gonfio e lagnante di pioggia...
mi sono resa conto di quante finestre e quanti ingressi e quante volte è cambiato il mio orizzonte finora.
Quanti terzi e quarti e quinti equinozi all'anno vive ciascuno.
Quanti ingressi hanno superato i miei passi, a quanti viali alberati si è affezionato il mio sguardo, a quante finestre e tracce di strade.
Io ricordo bene davvero poche cose. Scordo le trame dei film, scordo le trame dei libri, scordo le musiche, scordo di prendere qualcosa prima di uscire, spesso dimentico cosa mi è stato raccontato anche se di certo per tempo avrò ascoltato con all'erta tutti i miei sensi e la mente... ma ho un equilibrio che mi permette di ricordare ciò che serve per tempo. Uno strano equilibrio che mi permette di ricordare solo sensazioni ed emozioni, dettagli. Apparentemente insignificanti dettagli. Tutto questo non senza efficaci vantaggi... posso rivedere un film più di una volta, rileggere un libro e lasciarmi affascinare di nuovo, ma soprattutto raramente... direi, mai... mi annoio. Io non mi annoio mai.
Dunque ricordo bene poche cose e sensazioni. Io ricordo distintamente tutti gli ingressi della mia vita. Non gli ingressi trionfali nelle vite altrui o le dirompenti entrate di scena nei momenti epocali, io ricordo bene e chiaramente dove ho mosso i miei passi in ogni rientro a casa, quali portoni, cortili, scale e ascensori hanno accolto i miei passi sempre più grandi.
E di case, ne ho avute fin troppe, tant'è che d'istinto sarebbe vivamente da sconsigliarmi di affezionarsi ad una via, una strada e una casa.

Sentirsi in trambusto... in balia dei cambiamenti che non finiscono mai... afferrare qualcosa per doverne subito mollare la presa... trovare un posto e allacciarvisi senza stringere troppo quei nodi...desiderare fermarsi e l'indomani poi correre... aprire la porta ed...entrare...

E il 1 dicembre è uno di quelli..
di quei giorni così... gli equinozi di ale...

Poi, nel cuore della notte del mio capodanno d'autunno è tornata fedele e rincuorante l'immagine della lumaca ed io, sempre piccola e grande, mi ci sono arrotolata per bene.
Finché finalmente, avvolta nel guscio, al riparo da tutto, mi sono addormentata.

venerdì, ottobre 24, 2008

Per strada
gli uomini con il papillon
con i baffi ed il viso paffuto
camminando tutti e sempre
col passo dinoccolato
sembrano
a ben vedere
dei pacchi regalo
dedicati a te che passi
e osservandoli, sul tuo viso
puoi scartare
un sorriso.

sabato, ottobre 04, 2008

 

Ci sono otto gradi fuori e fa freddo.

Sono allergica alla camomilla. "Meglio che non beva nulla, non usi creme nè detergenti con estratti alla camomilla." Ci sono un sacco di cose alla camomilla. Incredibile.

Perchè lavano le strade? Per quale motivo...
Oggi ha piovuto tutto il giorno, lavano via la pioggia? Fanno un rumore inquietante. O sono io, inquieta.

Sulla scia di un estraneo, alle sue spalle, dal suo profumo, riesci, se hai fantasia, ad immaginare chi sia.
Ci sono uomini che profumano di rigore. Senza guardarli in viso, sentendo il profumo netto e ben dosato del dopobarba capisci che non è oggi il giorno in cui si sono rasati, ma che oggi è un altro dei tutti i giorni in cui si sono rasati. Il loro profumo non è casuale, è l'odore di anni di quel dopobarba.
Ci sono uomini che fanno odore di solitudine, altri che profumano di primo colloquio. L'odore del primo colloquio sa un po' di naftalina ed è spesso pungente. E' fastidioso.
Ci sono uomini che svengono in metropolitana e l'odore di cuoio delle scarpe e della borsa da lavoro riesce a coprire quello della paura, dell'imbarazzo.
A volte hanno ancora l'odore del vapore del ferro da stiro, odore di casa, territori marcati.
Se gli tieni dietro, quelli col passo spedito, hanno addosso il profumo di un'avventura, avranno gli occhi distratti ed un accenno di sorriso sul viso. Il loro profumo è quello che spesso si allontana più in fretta e la sera, tolta la giacca, la cravatta e le scarpe, ritornano a fare odore di vecchio.
Se sono stranieri l'odore è più tenue. Se sono depressi l'odore è felpato, sa di piombo di carta e di stropicciato.

Lavano via gli odori. di notte. le strade.

...ed io detesto quello della vaniglia.



mercoledì, settembre 24, 2008

Incredibile come alcuni giorni in cui le tue sorti cambiano corso, passino così silenziosi, come occasioni qualunque, giorni qualunque.

Il tempo si allunga e si distende, il cuore rallenta il ritmo fino quasi ad addormentarsi per la noia di attendere, si attende sempre qualcosa, oppure comincia a battere all'impazzata e senti che quasi ti scoppia dentro. Un muscolo che risponde agli stati dell'animo, che storia pazzesca.

Un giorno scivoloso e silente eccetto per un dettaglio in cui l'attenzione infinita dei sensi scoppia all'improvviso sull'autobus

le maniche lunghe arrotolate di un bimbo orientale in contrasto con l'orlo esatto dei pantaloni macchiati.

Giorni in grado di cambiare il corso delle cose, di metterti appeso a testa in giù per farti cadere le monetine dalle tasche dei jeans o farti salire senza guardare dove metti i piedi su una scala fatta di nuvole sfogliando un libretto così


RAINBOW IN YOUR HAND
di Masashi Kawamura