Ho cercato di farla allenare alla corda, e sfiancarla. L'ho lasciata chiudersi in una stanza, per non incontrare nessuno. L'ho tenuta sveglia a notte fonda, con le luci forti, spente, o la musica accesa. L'ho spinta in avanti mentre puntava i piedi, nervosissima. Le ho chiesto di pazientare, di non scappare. Ho chiuso a chiave i suoi conforti peggiori, per obbligarla ad essere migliore. L'ho lasciata sprofondare, in luoghi profondissimi, insopportabili. Ho atteso le venisse voglia di tornare, di dimenticare. L'ho costretta a dormire accanto alle sue paure peggiori. Le ho permesso d'essere scontrosa, irritante, sfacciata. Non l'ho fermata se pretendeva, se scioccamente s'impuntava, se non taceva. L'ho umiliata, s'è fatta umiliare. Le ho disegnato confini e non li abbiamo rispettati. Non l'ho perdonata, l'ho confortata per non essere riuscita a perdonarla. Mi ha scavalcata, mal sopportata. L'ho scavalcata, mal sopportata. L'ho tradita, dio quanto vorrei non averla tradita. L'ho trascinata, agitata, insicura, snervata, dove dell'altro l'avrebbe sfinita.
Non sa più credere, nemmeno in me, la mia fiducia.
Nemmeno adesso.
mercoledì, ottobre 10, 2018
Le cose che so di me.
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