Ero lì, in piedi, ad un cenno hanno iniziato a cantare.
Ottanta voci.
Mi tremava la pelle, le gambe.
Volevo piangere dall'emozione, e non farlo.
Mi sentivo felice, e riuscivo a ricacciare i pensieri tristi.
Non volevo sentire altro, perché null'altro sembrava potesse avere un suono migliore.
E ho capito che lì c'era Dio.
C'era Dio perché accanto a me tutti erano certi ci fosse.
Bastava quello.
Non serviva niente di più.
Un incanto.
E all’improvviso ho avuto paura della morte.
Una paura carica di malinconia, di tutto il tempo che credevo di avere e potrei non avere più.
Di aver contato che prima o poi dirò, farò, saprò, proverò.
E una più cieca, profonda, raggelante, di quello che non accadrà e su cui io ho chinato tutti i miei più profondi e segreti desideri.
Ed è svanito.
Perché ho desiderato più di tutto che Dio esistesse anche in me.
Perché volevo che ci fosse per salvarmi dall'angoscia.
Perché era un bisogno primitivo, viscerale, di consolazione.
E ho capito che chi crede ha un vantaggio dolcissimo sugli altri.
Una sicurezza.
Che io non avrò mai.
Un conforto.
Al di là di qualsiasi cosa, accada qui, dopo, e per sempre.
martedì, agosto 28, 2018
Il Gospel a Brooklyn
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3 commenti:
Uh mi sa che qualcuno bellissimo sta uscendo piano piano dal guscio e ammemmipiace anche se ormai non conta più.
Dormi serena perché tu hai molti più dei dei negretti gospel di brucklinne ed in generale di quanto tu pensi. Sei sempre stata una da ask-to-Dio-when-i-m-lost. E comunque con una mamma come la tua, Dio non ti serve proprio ad una ceppa.
Malecheva, torno, ti sposo e c'è sempre quel progetto lì del maialino, che a sicurezze, conforto e al di là, batte pure l'originale :-). Tvb come sempre, S. Tol Kerl
Ho sbagliato. Volevo scrivere: Ti voglio bene come se fossi normale.
STolKer, sono quasi commossa, hai finalmente trovato una firma che ti si confà. (scusa, ho tolto i puntini e la L, <3)
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