Ho giocato tantissime volte a fare i grandi. Quando non ci pensi è un gioco facilissimo, tu stai fermo, il resto ti scorre intorno, dai un giudizio lì, fai un gesto là, finché qualcosa accade, spariglia tutto e si ricomincia. È quando ci pensi, se ti soffermi, se ti chini sulle gambe, come a guardare una coccinella su un fiore, che fa la differenza. Un pallino nero, due pallini, tre, quattro, cinque. Rosso, su una margherita bianca. Porta fortuna.
E allora aspetti, per anni, settimane, mesi, che qualcosa di fortunato accada. Stai lì fermo ad aspettare che una magia ti travolga, ti spinga toccandoti la spalla facendoti cadere indietro ridendo sul prato. Stai lì, e aspetti le magie. A volte accadono, moltissime altre invece il resto ti scorre intorno, dovresti avere un parere e non ce l'hai, i gesti sono scomposti, ti sembra che nulla accada e il tempo corre lunghissimo, lungo, disteso.
Da piccola volevo essere grande. Volevo essere grande perché da grande, ero sicura, avrei avuto le mie soluzioni, le mie risposte certe. Da piccola avevo fiducia nella me che sarei stata da grande.
Adesso, da grande, ne ho persino di più. Perché non so stare ferma, perché corro, perché ho capito che la maggior parte delle volte non servono giudizi, pareri, perché i miei gesti li faccio affinché qualcosa accada. E se qualcuno, il caso, spariglia tutto, so decidere se ricominciare o lasciarmi cadere indietro, le spalle distese, sul prato, cercando di fare il mio tempo.
Le coccinelle non mi sono davvero mai piaciute. Troppo frenetiche. Come le farfalle.
venerdì, ottobre 06, 2017
Come le farfalle
Michele Parliament
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