domenica, agosto 30, 2015

Ad occhi chiusi


The Cinematic Orchestra, Arrival of The Birds & Transformation


E l'aria come una scia dalla guancia alla linea del collo, lungo le piume sottili e piccole nell'incavo dove s'attacca l'ala più forte. Scivola, tra le penne lunghe delle ali tese, vibrano appena, una due tre, sino alla coda e va via.
Un oltre mare e onde e terra e monti e montagne e neve, case e bruma e le cime dei pini.
E sollevarsi su nuvole grigie in alto, in basso, con la pancia, che si fa umida appena, alta, nel vapore bianco fino ad uscirne veloce, a testa in su, per respirare forte.
Una spinta in alto, più su, giù, su, su, nuvole appena.
E una goccia di brina che scorre dal naso al becco, all'occhio tondo e socchiuso, oltre la testa, nel cielo.
E sentire l'aria tremare poco sui fianchi, le traiettorie, intorno, accanto, e correre senza aver fretta di planare lieve. Planare piano e lasciarsi trasportare dalle correnti del vento deciso del nord.
In alto, su, più su, su e ancora su. Fino a tremare dall'emozione.
Sospeso, in cielo, tra gli aquiloni.
E voltare al sole, e guardarlo appena, e aprire un'ala per fingere di volargli attorno. Misurarsi con l'orizzonte e aspettare che la pioggia si posi leggera.
Arcobaleni.
Entrarci dentro per colorarsi alla luce più trasparente del sole. Di rosa, arancione, e poi blu, indaco e viola. E tornare per mescolarsi al verde, di blu e rosa ancora. Lievi.
Nuvole blu e cobalti pieni. E tramonti caldi e spuma bianca e il brillio dei pesci a pelo d'acqua, toccarla appena.
Non fermarsi mai.
E ripartire ad ali stese tra nembi spumosi.

Saper atterrare, è un volo perfetto.


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