martedì, dicembre 20, 2011

Le storie di me che tesso per me | Ad alto volume

E continuavo ad alzarla, la musica, certo.
Ma se tu non sopporti la musica alta.
Appunto, era assordante.
Ti dispiace spiegarmi? Non mi piace farti domande continue.
Niente, continuavo ad alzare la musica, e non ho smesso.
Ma perché? Si può sapere?
Perché in quel momento non mi è venuto in mente nessun altro modo per smettere di pensare.
Che pessima scelta...
Tu non lo capisci. Tu non lo sai com'è quando inizio a pensare e un pensiero s'incolla. S'incolla alla mia corteccia come i lecca lecca sciolti in borsa. S'appiccica e fa schifo. Non riesci a tirarlo via. Se gli giri intorno finisce che t'appiccichi pure tu, non c'è verso. Sai quando la gente dice d'avere un pensiero fisso? Quella gente lì non ha idea cosa significhi un pensiero fisso, immobile, inchiodato. Lo dicono per dire, perché si usa, perché rende l'idea di una cosa che non ti togli dalla testa, ma non è mai vero. Loro poi riescono a scollarlo. Non è mai fisso davvero.
E tu no?
No io no, nemmeno dopo averlo rivoltato come il budello d'una capra.
Che schifo. E la musica che c'entra?
Perché poi, io quel pensiero lì, lo faccio suonare. E non sai che bel suono è, quello d'un pensiero incollato senza più senso. Solo allora abbasso il volume... piano, piano, piano. E finalmente riesco ad ascoltare gli altri, di pensieri.






2 commenti:

Olivia ha detto...

non so perchè ma ho un vago sentore di familiarità in queste tue parole.
Io non alzo la musica, non cerco di distrarmi...sono ancora nella fase del "eh se ti devi incollare così addosso...va bene, stai lì!".
Cosa che diventa però molto più difficile da gestire quando sei in mezzo agli altri :)

ale ha detto...

:) magari alla fine quello resta lì e non dà fastidio a nessuno, alle volte capita.