martedì, maggio 24, 2011

Inchiostri

Sono svaniti i primi mesi del duemilaedieci dal mio taccuino, scrivevo a matita e inchiostro ad acqua a quanto pare, in quel periodo. Sulle pagine non sono rimaste che scie di grafite e pigmenti blu. Quando ho tentato di separare i fogli,  me ne sono accorta dopo, i primi che ho cercato di salvare sono stati quelli degli ultimi mesi. Da aprile a dicembre del duemilaedieci non ho scritto una parola, ho usato una penna dall'inchiostro nero e molto denso quando ho ricominciato, per cui la distinzione tra ciò che è salvo e non lo è, è netta.
C'è una tendenza al conforto fatalista in me per cui, quando stasera ho visto come le prime si erano ridotte, ho pensato fosse un segno. Un pretesto per cambiare e allontanarmi dal passato che da solo si è cancellato con la pioggia. I segni io ormai credo, così come le coincidenze, sono splendide sciocchezze.
Ciò che è stato non posso lavarlo via né riscriverlo così che non mi faccia male. Se scrivevo a matita però è perché il tratto scuro della penna mi avrebbe contrariamente dato quel senso di certezza che mancava a tutto il resto. La grafite la cancelli, l'inchiostro più denso invece rimane e resiste anche alla pioggia, a quanto pare.
Così oggi mentre passeggiavo riflettendo sugli ultimi anni, su come cambiare subito i miei ritmi e le mie giornate (da domani/oggi, perché ormai è chiaro che ho un'idiosincrasia per gli Inizi il lunedì), in realtà sotto la pioggia perdevo un pezzo di ricordi e pretesti per rimuginare sul passato.
Mi sento sollevata.
Io non ho bisogno di cancellare ciò che è stato. Io ho bisogno di scrivere pagine nuove e di salvare e preservare quello che negli ultimi tempi con fatica ho difeso e costruito... anche se bagnato fradicio, con pazienza io l'asciugo.




Nessun commento: