E cerco un rifugio, persa, tra le mille me che sono diventata e non sono.
E non mi rassegno, inutilmente, al pensare più svelto, allo sfuggirmi della poesia, agli oggetti che in realtà banali non raccolgo.
Sono, di me, un seguito realistico.
Mi scivola, sulle spalle, un velo di incanti che trascino dietro come un monito a non dimenticare.
Sono quell'inseguire rapido delle mie magie, minuscole creature, dietro i miei passi.
Sono un riccio, una lumaca, un topo, una coda, un guscio, un granello, un sasso, un fiore nella sabbia, bianco.
E quasi sempre, a girarmi intorno, annusando i miei umori, mi ritrovo bella e più adulta.
Di ricordarmi di me, posso solo se rallento, e mi ascolto, e mi fido di questo mio vivere in un avvertire e riconoscere le mie sensazioni più nascoste.
Chissà se vale più il riconoscerle, le proprie sensazioni, o il restarne sorpresi
RispondiElimina:) che bel commento... è vero, chissà.
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