Avevo le mani appese alle tende e allargavo la sagoma umida del mio naso sul vetro.
Contavo più volte gli stessi secondi dal lampo al tuono, "uno due tre quattro cinque, uno due tre quattro cinque, uno due" come se ricominciando il conto arrivassero prima.
Avevo paura della paura.
Un po' come adesso, ma senza le tende e fino a dieci.
Un, due, tre, quattro, cinque, sei...
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