venerdì, marzo 21, 2014

"Ale, siediti composta"

Giochiamo al gioco delle sedie, io e le altre me.
Nell'attimo in cui scende il silenzio decidiamo all'unisono che fare. È una catena di velocissimi pensieri in cui ognuna mette a sedere l'altra finché soltanto una resta in piedi.
Non è la me che preferisco, chiaramente. Resta spaesata, spesso, e delusa per non esser stata più veloce, la più sicura o la più attenta.
Giochiamo al gioco delle sedie e nessuna riesce mai ad accettare d'aver perso, d'aver sbagliato almeno una volta, di non esser stata la più svelta.

Ma se per magia riuscissi a fermarle tutte insieme nell'attimo in cui decidono chi stavolta resta in piedi, so che esiste anche una me che saprebbe spiegarle che alla fine è solo un gioco, che a vivere la vita non è quasi mai chi sta seduto, impeccabile e preciso. Saprei farle accettare che nei momenti in cui sono confusa, in cui una parte di me rimane in piedi, immobile e indecisa, non deve essere delusa.

Giochiamo al gioco delle sedie, io e le altre me.
E soltanto a volte, quando la musica si spegne, riesco a guardarmi forte, attenta e sicura, anche se non sono seduta.




3 commenti:

  1. Ci hai appena messi in crisi, cosí. E dire che era giá un equilibrio precario, il nostro (non abbiamo uno straccio di sedia).

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  2. Quasi tutti i giorni si resta in piedi ormai. E non è manco un gioco. Meglio vedersi forti lo stesso...

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  3. Per quanto immagino, comunque, t'arimbalzi, avresti una citazione "premiante" nel mio blog...

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