Forse una città la si dovrebbe lasciare quando i ricordi iniziano ad accavallarsi, quando una strada, quella strada, ti accorgi di averla percorsa talmente tante volte che non è più lei ma sei tu, con i tuoi passi esatti e l'abitudine per i dettagli, sempre gli stessi.
O forse e ragionevolmente, la mappa di una città si sovrappone alle mappe che crei dentro di te. Mappe in cui si compongono disordinate le tue comparse nella realtà. E quanto più sei bravo a reinventarti, a trasformarti e ad adattarti, anche al caso talvolta, tanto più qualsiasi posto faccia da proscenio a ciò che sei, sarà infinito e teso verso lo spettacolo più appassionante che tu possa mettere in scena.
E' anche piacevole (a volte, raramente, mai) muoversi nelle strade scorgendo fili tessuti da altri, facendo collassare il presente ed i ricordi, ritrovarli nei gesti e nei particolari dietro l'angolo sbrecciato, raggomitolati in uno scorcio dimenticato, o piegati pronti a scattare nella curva di un meccanismo. Un dialogo muto, la trama di un arazzo urbano.
RispondiEliminaJfnhr :) lo credo anch'io... è intrecciato tra quelli, del resto, il proprio filo d'Arianna.
RispondiEliminala foto è strepitosa
RispondiEliminae i pensieri mi rispecchiano profondamente
un saluto da NYC